GROSSETO. Fin da bambino, aveva sognato di indossare la divisa. Vedeva quella di suo padre, vigilante, e sapeva che quando sarebbe diventato grande, anche lui avrebbe seguito quella strada. Ma anziché lavorare nella vigilanza privata, aveva scelto di entrare in polizia. Di mettersi al servizio della gente.
Grosseto piange Daniele Lanforti, poliziotto delle volanti di Grosseto, morto domenica 28 dicembre a Bologna. Aveva 50 anni ed era malato da tempo. Lascia un figlio di 12 anni.
Una notizia che ha colpito profondamente non solo i colleghi della questura, ma anche la comunità di Montepescali, il paese in cui era cresciuto e dove aveva costruito i legami più importanti della sua vita.
Da Montepescali alla divisa
Daniele Lanforti era cresciuto a Montepescali, in un contesto fatto di amicizie solide e di una comunità che lo aveva visto diventare uomo e poi babbo.

Un gruppo di amici con cui aveva condiviso l’infanzia, l’adolescenza e i momenti più importanti della vita, gli stessi che oggi piangono la sua scomparsa.
Dopo il diploma al Fossombroni, aveva realizzato il sogno che coltivava fin da ragazzo: entrare in polizia. La divisa, come raccontava a chi lo conosceva, se la sentiva «cucita addosso».
Il servizio a Grosseto e i trasferimenti
Per tanti anni Daniele Lanforti ha prestato servizio a Grosseto, alle volanti. Un lavoro svolto sempre con dedizione e senso del dovere.
Ma la sua carriera era cominciata con il servizio scorte in Sicilia. Poi, dopo il rientro a Grosseto, Lanforti era entrato in forze alla questura di Torino e infine a Bologna, città dove è morto domenica 28 dicembre.
Il ricordo degli amici e dei colleghi
La notizia della sua morte ha lasciato un vuoto profondo in chi lo aveva conosciuto e stimato. A Montepescali, come in questura a Grosseto, sono in tanti a ricordarlo come una persona buona, sempre pronta ad aiutare.
Il pensiero dei colleghi e degli amici va al suo bambino, a cui Daniele era profondamente legato.



