Pioggia di proteste contro l’ordinanza anti-alcol del sindaco | MaremmaOggi Skip to content

Pioggia di proteste contro l’ordinanza anti-alcol del sindaco

A Piombino monta la protesta per la decisione del Comune dopo i tanti atti di violenza. Confcommercio e opposizione: «Decisione unilaterale che penalizza le attività e non aumenta la sicurezza»
Via Pisacane, una delle zone dove non si può bere

PIOMBINO. Il sindaco di Piombino Francesco Ferrari ha deciso: per contrastare i tanti, troppi, atti di violenza che stanno ripetendosi negli ultimi mesi, ha deciso di firmare l’ordinanza che restringe di fatto, tra le altre, la vendita di alcol. Un divieto che non piace alle associazioni di categoria e all’opposizione di Sinistra italiana e Alleanza Verdi Sinistra.

Una decisione unilaterale

«Pur riconoscendo la legittima esigenza di tutela della sicurezza e del decoro urbano, Confcommercio Provincia di Livorno contesta con forza il metodo con cui l’ordinanza a firma del sindaco Francesco Ferrari, relativa alla gestione degli orari e delle attività di vendita, è stata introdotta. L’ordinanza è stata adottata in modo unilaterale, senza alcuna preventiva convocazione o concertazione con le associazioni di categoria rappresentative del commercio e della ristorazione» – le parole di Gabriele Bilanceri, responsabile sindacale di Confcommercio Livorno.

«Un fulmine a ciel sereno, che per le sue ricadute sulle imprese, richiede un percorso di condivisione e valutazione congiunta. Il provvedimento inoltre, non risponde a una necessità di urgenza straordinaria e, nella sua applicazione, appare come un intervento disomogeneo, a “macchia di leopardo”. Provvedimenti che riguardano soltanto le attività commerciali non possono essere sufficienti, ma se fossimo stati coinvolti avremmo ribadito la necessità di incrementare ulteriormente i controlli».

«Comprendiamo la necessità di intervenire a seguito degli episodi di violenza verificatisi in città – aggiunge il presidente di Confcommercio Piombino Marco Torchioni – ma riteniamo che provvedimenti così restrittivi debbano essere frutto di un confronto e non di una decisione solitaria. Il commercio di vicinato e i pubblici esercizi rappresentano una parte vitale del tessuto economico e sociale di Piombino, senza una condivisione si rischia di penalizzare ingiustamente operatori già in difficoltà, senza risolvere alla radice il problema dell’ordine pubblico».

L’ordinanza è uno strumento in più a disposizione di comune e forze dell’ordine, ma la collaborazione deve essere affiancata da una effettiva collaborazione con le imprese. Sono necessari buon senso e dialogo per trovare insieme l’equilibrio tra decoro, sicurezza e sostegno alle nostre attività».

Serve una concertazione immediata

«Chiediamo l’immediata apertura di un tavolo di confronto – conclude Confcommercio – per una valutazione urgente dell’ordinanza, che tenga conto delle esigenze del comparto commerciale e che miri a soluzioni il più possibile condivise – concludono i rappresentanti di Confcommercio».

La protesa dell’opposizione: «Decisioni già provate altrove che non funzionano»

«L’ordinanza firmata dal sindaco di destra di Piombino – scrive Si-AVS – è l’ennesima conferma di un approccio miope, propagandistico e totalmente scollegato dalle reali cause del disagio che la città sta vivendo, e con questa ordinanza abbiamo la certezza che non abbia neppure compreso la soluzione.

Prima negano un tavolo partecipato votato dal Consiglio Comunale, fatto grave di per sé, perché significa disconoscere un mandato democratico e un impegno assegnato alla giunta, e poi pretendono di sostituire mesi di ritardi e inerzia con un divieto spot di trenta giorni, come se bastasse chiudere qualche alimentare e proibire una birra per restituire sicurezza alla città. È una scorciatoia che non funziona, e l’esperienza di molti altri comuni lo dimostra».

Le restrizioni spostano solo il problema in altre realtà

«Misure come queste sono state già adottate in varie città italiane negli ultimi dieci anni: da Firenze a Torino, da Verona a Trieste e hanno prodotto sempre gli stessi risultati, cioè lo spostamento (non riduzione) – sottolinea Si-AVS – dei fenomeni con i consumatori che semplicemente si spostano in zone non coperte dal divieto penalizzando al contempo le piccole attività, che vedono ridursi gli incassi senza alcun beneficio reale sulla sicurezza, e aumentando il lavoro repressivo per le forze dell’ordine senza migliorare la qualità della vita nelle aree interessate, come hanno più volte evidenziato anche diverse associazioni di categoria in vari report sul tema. Dopo mesi di episodi gravi, ci aspettavamo una risposta seria, strutturale, pensata con la città. Invece l’amministrazione si limita a un divieto temporaneo, che durerà un mese e non cambierà nulla, se non peggiorare il lavoro di chi nel centro cittadino vive e lavora da anni».

 

 

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