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Picchiò il padre per la droga, condannato

Maltrattamenti ed estorsione: il giudice gli revoca anche la sospensione condizionale
Vaga per 6 km, una pattuglia dei carabinieri
Una pattuglia dei carabinieri

GROSSETO. Minacce, botte, parolacce, aggressioni continue per farsi dare i soldi per comprare la droga: l’inferno vissuto da un padre è finito con la condanna del figlio di 32 anni. Il giudice Marco Mezzaluna ha condannato l’uomo a una pena di un anno e otto mesi di reclusione e 400 euro di multa, oltre al pagamento delle spese processuali e ha revocato anche all’uomo la sospensione condizionale della pena. 

Due mesi d’inferno nella casa dell’uomo

Il trentaduenne è stato anche accusato di un tentativo di estorsione: due anni fa aveva picchiato il padre per farsi dare i soldi per la droga. L’uomo, impaurito per quell’escalation di violenza, aveva chiamato i carabinieri che erano intervenuti subito e avevano trovato, oltre al telefono spaccato proprio durante la conversazione, anche una panchina in casa rovesciata. 

La sostituta procuratrice Anna Pensabene aveva chiesto una condanna a tre anni e tremila euro mentre l’avvocata Sara Fè, che assiste l’uomo, aveva chiesto l’assoluzione o comunque il minimo della pena. Il trentaduenne era accusato di maltrattamenti in famiglia ed estorsione ed è stato sottoposto anche a una perizia psichiatrica che è stata fatta dalla dottoressa Maria Grazia Nicosia che ha accertato che l’imputato al momento dei fatti era «in uno stato di mente tale da scemare
grandemente, ma non da annullare, la capacità di intendere e volere». L’uomo insomma, aveva un vizio parziale di mente.

Ma i maltrattamenti continui ai quali sottoponeva suo padre, nei periodi in cui viveva con lui, erano stati sempre molto gravi: una volta gli aveva scagliato addosso una bottiglia di birra ma senza colpirlo, un’altra volta lo aveva picchiato per farsi dare i soldi per la droga, aveva spaccato mobili e oggetti che erano nella casa dell’uomo, mobili e oggetti che gli aveva scagliato contro. Lo aveva anche minacciato di morte.

L’epilogo di questa brutta vicenda era successo il 7 aprile del 2020, quando l’uomo era stato costretto ad andare a prendere i soldi: l’anziano aveva telefonato ai carabinieri, ma la telefonata era stata interrotta dalle grida del figlio. Quando erano intervenuti, avevano scoperto che il trentaduenne aveva colpito a calci e pugni l’uomo. 

 

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