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«Pedaliamo anche nelle tempeste per il Sahara Occidentale»

I due ragazzi svedesi sono in viaggio da quasi due anni e pochi giorni fa erano a Grosseto: «Vogliamo far conoscere al mondo cosa sta succedendo al popolo saharawi, visto che nessuno ne parla abbastanza»
Da sinistra: Sanna Ghotbi e Benjamin Ladraa davanti al palazzo della Provincia di Grosseto

GROSSEETO. Tortura, violazioni dei diritti umani e della libertà della stampa, paura, arresti, calci e pugni sulla popolazione saharawi della Repubblica araba democratica del Sahara Occidentale: sono solo alcuni degli orrori inflitti dall’occupazione del Marocco, orrori che Sanna Ghotbi e Benjamin Ladraa stanno cercando di portare alla luce in sella sulle loro biciclette. I due stanno compiendo un viaggio in diversi Stati, fra cui il Tibet, il Kurdistan, la Germania e il Giappone. 

Sanna e Benjamin sono arrivati a Grosseto sabato 24 febbraio, portando con loro la bandiera dello stato occupata, attaccata alla sella della loro bici. I due ragazzi, durante il loro viaggio non fanno altro che parlare con le persone, che incuriosite chiedono cosa stiano facendo, e pedalare  attraverso ogni clima, in ogni salita e in ogni condizione per parlare di un popolo sottomesso e martoriato.

«Vogliamo solo portare attenzione su quello che sta succedendo, perché è orribile e brutale – dice Sanna – e nessuno ne parla abbastanza. I giornalisti hanno il divieto di entrare in quella zona e chi della popolazione registra con il telefono cosa sta succedendo è picchiato per strada e arrestato».

La situazione nel Sahara Occidentale

I due ragazzi sono venuti a conoscenza dell’occupazione marocchina da un loro amico. «Durante una manifestazione della popolazione un nostro amico stava filmando l’accaduto: i militari si sono accorti di un altro uomo che stava riprendendo la scena e hanno iniziato ad andargli incontro – dice Sanna – lui ha cercato di scappare. Poi è caduto e si è rotto una gamba, le forze dell’ordine l’hanno raggiunto, lo hanno picchiato e gli hanno strappato il telefono dalle mani mentre era a terra inerme. Tutto questo solo per un video».

«Da oltre 30 anni lo Stato è occupato e nessuno ne parla abbastanza, neanche i media. Le persone sono torturate, picchiate, imprigionate e abusate senza un motivo valido – continua – ed è per questo che vogliamo parlare delle barbarie che stanno succedendo».

La Repubblica araba democratica del Sahara chiede solo l’indipendenza e di essere liberata da un’occupazione illegittima, che ferisce, demolisce e opprime il popolo saharawi dal 1975.

Sanna e Benjamin in viaggio per la libertà

Per provare a parlare della situazione nel Sahara occidentale i due hanno lasciato le loro vite in Svezia. «Abbiamo lasciato il nostro lavoro, le nostre famiglie e i nostri amici. Siamo in viaggio dal 2022 e abbiamo stimato che arriveremo in Algeria, la nostra tappa finale – dice Sanna –  nel 2025. Proviamo a tenerci in contatto con i nostri cari, ma è difficile e ci mancano ogni giorno».

«Sappiamo che stiamo facendo qualcosa di importante per una popolazione massacrata e di una situazione che va avanti da 30 anni: questo ci spinge a continuare e ad affrontare le tempeste, le montagne e il caldo soffocante – continua la ragazza – e riusciamo a farlo grazie a tutti coloro che ci supportano economicamente nel nostro viaggio, visto che siamo senza lavoro. Non dormiamo in hotel di lusso, ma ci affidiamo a chi ci ospita gratuitamente attraverso un’applicazione. Noi in cambio aiutiamo i loro figli a parlare inglese».

I due nel loro viaggio conoscono le culture del posto. «Nei Paesi che visitiamo ci stiamo tanto tempo, per esempio siamo in Italia da 2 mesi, quindi conosciamo le usanze del posto e le storie di chi ci ospita – dice Sanna – e questo è meraviglioso. A Grosseto siamo arrivati da poco e questa città la troviamo molto carina».

Per chiunque voglia sostenere Sanna e Benjamin è possibile donare a questo link oppure è possibile seguirli su Instagram sul loro profilo @solidarityrrising.

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Autore

  • Marina Caserta

    Collaboratrice di MaremmaOggi. Amo le bollicine, rigorosamente in metodo classico; il gin e credo che ogni verità meriti di essere raccontata. Non bevo prosecco e non mi piacciono né i prepotenti né le ingiustizie. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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