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Una protesi al ginocchio fatta con il robot

La squadra di ortopedia del professor Perani ha integrato la normale chirurgia con la robotica. A Grosseto si fanno 300 protesi all’anno
La squadra di Ortopedia del professor Pierfrancesco Perani
La squadra di Ortopedia del professor Pierfrancesco Perani

GROSSETO. Maggiori precisione e sicurezza nell’impianto di protesi al ginocchio all’ospedale Misericordia, grazie al supporto del robot Navio che consolida e potenzia la sinergia tra robotica e chirurgia ortopedica.

È stato eseguito pochi giorni fa dal team dell’Ortopedia grossetana, diretta dal dottor Pierfrancesco Perani, un particolare intervento di protesi al ginocchio che per la prima volta ha integrato i vantaggi della robotica alle competenze dei chirurghi ortopedici.

La paziente è la signora Sonia, cinquantenne di Orbetello, che ieri è stata dimessa e ha commentato: «Oggi torno a casa e posso dire di sentirmi bene. I primi due giorni ho avuto qualche dolore, si tratta sempre di un’operazione in fondo, ma subito dopo mi hanno fatto camminare, con le stampelle e dandomi indicazioni su come muovermi, devo dire che sono rimasta positivamente sorpresa di esserci riuscita in così poco tempo. Ho già iniziato anche la fisioterapia per recuperare ancora più velocemente le piena funzionalità del ginocchio, terapia che continuerò all’ospedale di Orbetello. Soffro di artrosi e dopo tante cure senza nessun risultato, l’impianto di protesi, nonostante la mia età più bassa rispetto alla media in cui viene solitamente eseguito, era l’unica via per tornare a camminare senza dolore. Sono contenta di aver potuto usufruire di questa tecnica innovativa che mi fa sentire sicura di tornare a muovere il ginocchio in tempo breve e senza dover più soffrire. Un grazie sincero al dottor Perani e ai suoi collaboratori».

La robotica, una grande novità

«Nell’ambito protesico, a Grosseto ci avvaliamo già da anni di innovazioni tecnologiche, come la stampa 3D di mascherine personalizzate che consentono tagli più precisi per l’impianto di protesi, o l’impianto della protesi computer assisted. La robotica rappresenta una novità, un’ulteriore evoluzione della chirurgia protesica in termini di precisione e accuratezza dell’intervento – spiega Perani – In pratica, con l’applicazione di alcuni sensori sul ginocchio del paziente è possibile acquisire una serie di informazioni dettagliate su morfologia, asse di carico, capacità di movimento e stabilità dei legamenti da sottoporre all’intervento. Con questi dati, trasmessi al robot, siamo in grado di ricostruire tridimensionalmente un modello che riproduce fedelmente l’anatomia dell’articolazione del paziente e analizzare con maggior scientificità l’ampiezza dei movimenti del ginocchio in tempo reale. Sul modello riprodotto, lo specialista può quindi prevedere e pianificare l’intervento nei minimi particolari, prima dell’impianto. Si ottiene così il posizionamento ottimale delle componenti protesiche con uso di strumenti che, manovrati sempre dal chirurgo, eseguono un rimodellamento delle superfici articolari per creare ad hoc la sede dove sarà inserita la protesi».

Il nuovo sistema robotico non si sostituisce al chirurgo, ma ne potenzia la precisione nella pianificazione dell’operazione, permettendo di effettuare impianti di protesi estremamente precisi e personalizzati sulle singole esigenze del paziente.

Come per l’impiego delle tecniche robotiche in generale, anche in questo caso i vantaggi per il paziente sono numerosi. Oltre alla massima accuratezza del posizionamento della protesi, il paziente viene dimesso dopo pochi giorni, con minor dolore e quindi con un tempo di recupero più veloce. Aspetti questi che favoriscono una maggiore confidenza con l’articolazione protesizzata e un conseguente più rapido ritorno alla normalità della vita quotidiana.

Aumentano i casi in cui la protesi è risolutiva

«Le patologie e i traumi del ginocchio per cui si rivela necessaria una protesi sono in crescita, anche in relazione all’aumento dell’aspettativa di vita – conclude Perani – Tra le principali cause c’è la degenerazione della cartilagine dovuta a usura nel tempo che dà origine ad artrosi, o a traumi, più di frequente nei giovani che fanno sport dove le articolazioni del ginocchio sono sottoposte a forti sollecitazioni. La signora Sonia è un caso particolare perché data l’età non rientra nelle due categorie citate. Per lei l’intervento con la tecnica robotica è stato risolutivo dal momento che l’artrosi al ginocchio aveva raggiunto un livello di gravità che molto probabilmente, tra non molti anni, le avrebbe impedito di camminare con quella gamba. L’obiettivo su cui puntiamo oggi, per cui i professionisti dell’Ortopedia grossetana lavorano in team mettendo a disposizione le loro competenze con il massimo impegno, è garantire sempre un’attività protesica che dia ai pazienti non solo la capacità nuovamente di camminare senza dolore, recuperando il naturale movimento del ginocchio, ma di tornare persino a fare attività ludico-sportive, e comunque garantire loro la qualità di vita che avevano prima dell’insorgenza della patologia. A Grosseto, impiantiamo poco meno di 300 protesi al ginocchio all’anno e il supporto determinante della robotica è senza dubbio una delle vie da continuare a perseguire e a sviluppare per mantenere le aspettative e aumentare il trend. Tutto questo è stato realizzato grazie a una èquipe di medici e infermieri preparati che con forte motivazione hanno acquisito una formazione specifica sull’uso del robot».

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