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L’omicidio Coli torna in Corte d’assise

Il 9 luglio i giudici togati e popolari di Grosseto si sono riuniti per decidere se riaprire le indagini sull’omicidio Coli, per il quale è in carcere Francesco Innocenti. Si sono riservati la decisione
Francesco Innocenti durante il processo di primo grado

ARCIDOSSO. Erano lì in aula i familiari di Ausonio Coli, assassinato l’8 marzo 2004 da Francesco Innocenti, per la richiesta fatta alla Corte d’Assise di fare un nuovo incidente probatorio. Erano li a rivivere lo stesso dolore che da ormai vent’anni li perseguita. Una ferita che anche nella mattinata del 9 luglio è stata riaperta con la richiesta di incidente probatorio da parte dell’avvocato Stefano Giorgio, che assiste Innocenti.

La difesa di Innocenti negli anni si è fatta molto sentire per provare ad aprire di nuovo il caso e dimostrare la presunta innocenza del loro assistito. Primo grado, secondo grado, appello e cassazione: sono le aule dove i fascicoli del processo sono entrati. E ora la decisione spetta alla Corte d’assise di Grosseto, che si trova a decidere se aprire o meno un incidente probatorio.

Innocenti si è sempre dichiarato innocente, ma c’è anche un movente: Coli era un curatore fallimentare e stava seguendo il fallimento della ditta del padre di Innocenti. Dopo la morte del babbo il commercialista aveva chiesto che il fallimento fosse esteso anche al figlio. E proprio l’8 marzo 2004 sulla scrivania di Coli c’era proprio quell’istanza accolta dal tribunale di Grosseto.

L’incidente probatorio

L’avvocato che assiste Innocenti è Stefano Giorgio del foro di Roma e oggi, di fronte al presidente della Corte d’assise Sergio Compagnucci, la giudice Agnieska Karpinska e i giudici popolari, ha affermato con sicurezza l’innocenza del suo assistito. 

Secondo la difesa ciò che scagionerebbe Innocenti sarebbe l’orario dell’omicidio, contestato dal tribunale di Grosseto fra le 13.30 e le 13.40 dell’8 marzo 2004. Un orario, sempre secondo Giorgio, un po’ forzato per incastrare il suo assistito. Secondo la ricostruzione della difesa, l’omicidio sarebbe avvenuto qualche minuto dopo, verso le 13.45, un’orario in cui Innocenti era già in via Piave, come dimostrano i tabulati telefonici. 

L’altra prova da riesaminare sarebbe quella della pistola, una Smith&Wesson calibro 38: la difesa in aula ha sostenuto che l’assassino avrebbe usato un silenziatore, visto che una testimone ha sentito tre colpi di pistola, due più forti e uno più leggero, mentre sulla scena del crimine le forze dell’ordine hanno trovato sei proiettili esplosi, tre nel corpo di Coli e tre  finiti in varie zone dell’ufficio. 

Ma il riesame di queste prove non sarebbe accurato. Infatti, secondo i sostituti procuratori Valeria Lazzarini e Giovanni De Marco, è impossibile ricreare le stesse medesime condizioni per un riesame che si avvicini a quello che è successo 21 anni fa. Basti pensare che chi ha sentito quei colpi di pistola fatali oggi ha 21 anni in più.

Lottini e Fanti: «Non ci sono i presupposti»

I familiari di Coli si sono costituiti parte civile: la mamma e la sorella del commercialista sono assistiti dall’avvocato Riccardo Lottini e la moglie e la figlia dall’avvocato Marco Fanti

«Mancano i presupposti della novità e della decisività della prova per poter accedere all’incidente probatorio»: è quello che ha sostenuto in aula l’avvocato Riccardo Lottini. Infatti, le parole di Giorgio sono già state ascoltate dal giudice della Corte d’appello di Genova, che ha riesaminato il caso e che ha confermato la colpevolezza di Innocenti

Ma c’è un’altra sfumatura di questo caso che deve essere raccontata, quella della famiglia Coli. Il commercialista era un padre, un marito, un fratello, un amico e uno zio a cui Innocenti ha sparato tre pallottole, incise con una croce sulla punta. Persone che si trovano a continuare a vivere sempre il dolore di una perdita e a sentire una vecchia ferita che si apre di nuovo ogni volta che entrano in un’aula del tribunale.

La Corte d’Assise di Grosseto si è riservata sulla decisione

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