ARCIDOSSO. Non potrà tornare a casa, ad Arcidosso, non potrà al momento riassaporare quel po’ di libertà che credeva di poter conquistare. Perché la Cassazione, dopo aver negato per due volte la revisione del processo, ha rimandato al tribunale di Sorveglianza di Firenze l’ordinanza impugnata da Francesco Innocenti, l’imprenditore arcidossino, 60 anni, detenuto nel carcere di Volterra dove sta scontando l’ergastolo per l’omicidio del commercialista Ausonio Coli, avvenuto in via Gramsci a Grosseto l’8 marzo 2004. Coli era stato nominato curatore del fallimento dell’azienda di famiglia. Fallimento che era stato contestato al padre dell’imprenditore ma che il commercialista aveva chiesto fosse esteso anche al figlio: l’istanza era stata accolta dal tribunale e, secondo la sentenza di primo grado del tribunale di Grosseto, era stato proprio questo il motivo che aveva armato la mano del sessantenne.
Nessun pentimento
Quel giorno, Innocenti si presentò nello studio del professionista scaricandogli addosso tutti i colpi contenuti nella pistola. Fu arrestato il giorno stesso e da allora non è più uscito dal carcere se non dal 2016, quando ha cominciato a usufruire dei permessi premio. Dal 2019, Innocenti lavora in una cooperativa di Volterra e può quindi uscire dal carcere. Non aveva precedenti, quando è stato arrestato ma il tribunale di Sorveglianza ha detto lo stesso no perché il sessantenne non si è mai pentito di quello che ha fatto.
L’imprenditore arcidossino aveva chiesto la revisione del processo e nell’ottobre 2019 la Corte di appello di Genova aveva respinto la richiesta, poi a gennaio dell’anno dopo anche la Cassazione si era pronunciata, dichiarando inammissibile il ricorso.

Innocenti, in tutti questi anni, non si è mai pentito. Ma in carcere si è dato da fare. «Viene evidenziata l’assenza di qualsiasi forma di autocritica e rivisitazione consapevole rispetto alle proprie condotte illegali, visto che il detenuto – hanno scritto i giudici del tribunale di sorveglianza, che hanno respinto la sua richiesta – sostiene che la sua condanna è stata determinata dall’alterazione delle prove a suo carico da parte della polizia e degli investigatori».
Una tesi, questa, condivisa anche dagli oltre 700 membri del gruppo di Facebook “Francesco Innocenti, un innocente dietro le sbarre”.
Innocenti, da quando è stato trasferito nel carcere di Volterra ha anche aperto un blog su Internet nel quale raccontato la sua vicenda processuale. Blog che non viene però ormai aggiornato da anni.
C’è poi un altro motivo per il quale il tribunale di Sorveglianza ha detto no anche alla concessione della semilibertà: il lavoro svolto è stagionale e parzialmente non retribuito.
Innocenti, ha presentato ricorso alla Cassazione sostenendo che alla base della concessione del beneficio debba esserci la buona condotta che ha sempre mantenuto in carcere, oltre al fatto che da tempo usufruisce dei permessi premio e può beneficiare della liberazione anticipata per tutti i semestri di detenzione maturati. E la suprema corte, ha ritenuto fondato il ricorso presentato da Innocenti. «Occorre valutare – scrivono i giudici della suprema corte – se il condannato abbia accettato la sentenza e la sanzione inflittagli, in quanto ciò che assume rilievo ai fini che qui interessano sono i progressi compiuti nel corso del trattamento per il graduale reinserimento sociale del condannato mediante la semilibertà». E aggiungono: «Ai fini della concessione di una misura alternativa non è necessaria la confessione del condannato, avendo egli diritto a non ammettere le proprie responsabilità pur dovendosi attivare per prendere parte in modo attivo all’opera di rieducazione».

45 anni, redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l’ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi
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