GROSSETO. Arte contemporanea e antica a confronto. Al Museo collezione Gianfranco Luzzetti, la mostra “Retaggi” apre una 9 giorni dedicata alla cultura. Mettendo davanti alle opere della collezione, le creazioni di Flavio Tiberio Petricca e Alfredo Rapetti Mogol (figlio del paroliere).
Una mostra all’insegna della sinestesia dove Petricca, cresciuto con una nonna non vedente, pone le sue opere fisiche in comunione con quelle di Mogol, che con le sue “scomposizioni” richiama il suono prodotto dalla voce, seguendole.
La mostra, a cura di Mattia Lapperier, sarà godibile fino al 20 novembre.
Le opere di Mogol
Mogol utilizza la parola come elemento di raccordo con il passato. Da sempre il verbo è stato al centro della sua ricerca artistica, anche lui ha seguito le orme del padre, e lo celebra con quadri anche monumentali, dove le lettere si perdono, sole o in gruppo, su un campo nero. Impreziosendo il ruolo della parola tramite la scomposizione, mettendo anche in discussione il suo immediato riconoscimento, reinventandone la leggibilità.
Le opere di Petricca
Petricca, dalla sua, utilizza materiali come il pongo e l’oro per le sue esplosioni di colore, dal carattere fortemente fisico, alcune sembrano quasi muoversi. Propone alla mostra una selezione di opere realizzate a tecnica mista in oro, collocate su pannelli mobili o a terra. Anche la scultura si inserisce nel suo percorso di ricerca materico, un processo che ha portato le sue opere a dialogare con i vari ambienti della collezione. Talvolta si tratta di vere folgorazioni di luce e colori, come l’opera che ha dedicato alla Maremma.
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Nato a Grosseto, pare abbia scelto quasi da subito di fare l’astronauta, poi qualcosa deve essere cambiato. Pallino fisso, invece, è sempre rimasto quello della scrittura. In redazione mi hanno offerto una sedia che a volte assomiglia all’Apollo 11. Qui scrivo, e scopro. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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