MARINA DI GROSSETO. Erano partiti in 35, una cooperativa e due società. Si sono ritrovati in una ventina ad andare avanti e rivolgersi, questa volta, alla Corte d’appello di Firenze dopo la sentenza del 2020 con la quale avevano avuto in parte ragione. Sedici anni, tanti ne sono passati da quando, nel 2009, il gruppo di diportisti che avevano stipulato un contratto di long rent con la società Marina di San Rocco, fecero causa per chiedere che alcune clausole venissero annullate.
In primo grado chiesero che la società fosse condannata al pagamento di 500.000 euro oltre interessi e rivalutazione a titolo di risarcimento danni. Richiesta che però il tribunale aveva respinto, compensando anche le spese di lite tra i due condenti. Ora, di fronte ai giudici della Corte d’appello, terza sezione civile, Carlo Breggia presidente, Marco Cecchi e Antonio Picardi consiglieri, ai diportisti sono stati riconosciuti circa 20.000 euro per l’erroneo addebito di alcune voci di speso a loro carico.
Una causa lunga 16 anni
È una causa che viene da lontano quella promossa dai diportisti che nel 2009 si sono rivolti all’avvocato Alfredo Bragagni, lamentando il fatto che a loro fossero state addebitate, da parte della società Marina di San Rocco spese che non avrebbero dovuto sostenere.
Spese per la manutenzione straordinaria della struttura, per le migliorie strutturali o per il completamento del porto, per il pagamento dell’Ici o per gli interessi di mora, ma anche – avevano sostenuto – spese che erano state in certi casi duplicate, per il pagamento dell’acqua e dell’energia elettrica.
Oltre alla restituzione di quanto non dovuto, la Marina di San Rocco spa avrebbe anche dovuto quindi non addebitare più queste spese alle persone che avevano stipulato un contratto di locazione del posto per barca per sessant’anni. Oltre alle cifre da rimborsare, i diportisti avevano chiesto al Tribunale di condannare la società al pagamento di 500mila euro oltre interessi e rivalutazione a titolo di risarcimento danni. Richiesta che però il tribunale aveva respinto, compensando anche le spese di lite tra i due condendenti.
Ripartizione delle spese
I giudici fiorentini, con la sentenza d’appello, hanno disposto la restituzione di cifre che vanno dai 321 ai 1.410 euro a ciascun diportista, per un totale di circa 20mila euro che riguardano il periodo fino al 2009.
Con la causa d’appello, i diportisti avevano chiesto il riconoscimento della vessatorietà dello schema contrattuale che avevano sottoscritto per il long rent con la Marina di San Rocco.
Un contratto al quale erano state aggiunte clausole di modifica e che era stato stipulato quando ancora il porto turistico non era stato terminato.
La Corte d’appello ha cominciato la propria disanima dalla clausola contrattuale che disciplinava la somministrazione dei servizi portuali, dichiarata già in primo grado parzialmente nulla in quanto vessatoria. Ebbene, il giudice fiorentino ha dichiarato che la domanda svolta in appello risulta priva di interesse ad agire poiché il giudice di primo grado ha effettivamente già accolto le doglianze dei diportisti in merito a tale clausola. Caduta quindi la natura vessatoria, saranno le parti a pattuire le spese e le ripartizioni.
Ventimila euro di rimborso
È di circa 20.000 euro, la cifra che la Marina di San Rocco dovrà pagare ai diportisti assistiti dall’avvocato Alfredo Bragagni. La Corte d’Appello ha infatti accolto uno dei tre motivi di appello, quello che riguardava le spese addebitate ai diportisti che invece dovevano essere pagate dalla stessa società.
Si tratta della tassa sui rifiuti ed il contributo per il Consorzio di bonifica, le spese assicurative, le spese per le attrezzature e per la consulenza contabile.
