Maremma: vecchia, scollegata e povera. 5 assi mare-monti per ripartire Skip to content

Maremma: vecchia, scollegata e povera. 5 assi mare-monti per ripartire

Uno studio di tre università fotografa la Maremma. Un modello nuovo di sviluppo con 5 dorsali che uniscono mare e monti
Una foto spettacolare: dal monte Labbro, sull'Amiata, fino al Giglio. L'asse dai monti al mare (foto @ThatsAmiata)
Una foto spettacolare: dal monte Labbro, sull’Amiata, fino al Giglio. L’asse dai monti al mare (foto @ThatsAmiata)

GROSSETO. Vecchia, poco collegata dalle infrastrutture, povera: la fotografia della Maremma la inserisce in un’Italia in bilico per la quale lo sviluppo e il benessere non sono più scontati. In Maremma quasi 65 persone anziane sono a carico ogni 100 che lavorano, la densità di infrastrutture è la più bassa in Toscana, dei 20 Comuni con il reddito più basso nella regione, 12 sono in Maremma.

Si dirà che questa è la Maremma: sconfinata, selvaggia, poco popolata, votata al turismo e all’agricoltura. Bellissima e ambita anche perché così difficile da raggiungere, come una persona amata che se la tira un po’. 

Ma questo non basta più. Il modello di sviluppo basato su sei zone fra loro scollegate mostra i suoi limiti. Ecco che un nuovo percorso potrebbe essere quello che collega le montagne al mare, attraverso cinque dorsali.

È quanto emerge da uno studio che è stato commissionato dalla Provincia di Grosseto, lo scorso maggio, ad un gruppo di lavoro composto da ricercatori di tre diversi atenei: Valerio Cutini, Simone Rusci e Alessandro Santucci, del dipartimento di ingegneria dell’università di Pisa si sono occupati degli aspetti territoriali e infrastrutturali; Tomaso Pompili, dell’università di Milano Bicocca, ha curato le analisi economiche; Ettore Donadoni e Marco Voltini, del Politecnico di Milano, hanno curato le analisi geografiche.

Ne è uscito un primo report dell’intero rapporto di oltre 160 pagine che è il risultato di questa ricerca e che sarà pubblicato prossimamente.

La presentazione dello studio in Provincia: da sinistra il segretario Roberto Onorati, Simone Rusci, Francesco Limatola, Valerio Cutini e Tomaso Pompili
La presentazione dello studio in Provincia: da sinistra il segretario Roberto Onorati, Simone Rusci, Francesco Limatola, Valerio Cutini e Tomaso Pompili

Limatola: «Uno studio per costruire lo sviluppo della Provincia»

«Sotto il profilo strategico l’obiettivo principale di questo lavoro – commenta il presidente della Provincia, Francesco Limatola – è stato quello di individuare in modo pragmatico e disincantato la giusta scala delle possibili ambizioni territoriali e gli spazi economici nei quali poter giocare la partita dello sviluppo in modo efficace e competitivo nei prossimi anni».

«Il rapporto sarà oggetto di confronto tra Provincia e associazioni di categoria, quindi è intenzione della Provincia inserirlo nello strumento di pianificazione urbanistica per dargli corpo e sostanza. Il rapporto è inoltre destinato ad integrarsi con un più ampio progetto di ricerca, il progetto Grins, del politecnico di Milano che sta studiando contesti italiani con condizioni analoghe a quelle della Provincia di Grosseto».

Una provincia con il più alto indice di vecchiaia in Toscana

Lo studio intende dare una lettura aggiornata del territorio da cui partire per “rinfrescare” i temi del dibattito ridefinendone il peso e la gerarchia.

Il quadro che emerge è sostanzialmente quello conosciuto: una provincia con il più alto indice di vecchiaia della Toscana, un territorio molto esteso con una bassissima densità abitativa, parcellizzato al suo interno a causa delle distanze da un centro abitato all’altro, e della carenza infrastrutturale.

Una situazione ben definita dal titolo stesso dello studio che parla di “Arcipelago dentro l’isola” sottolineando che non solo la provincia vive un certo isolamento rispetto ai collegamenti con l’esterno ma anche al suo interno è un arcipelago di isole, ovvero centri abitati distanti l’uno dall’altro. A questo si aggiunge una forte disparità territoriale tra la costa e l’entroterra, dovuta alla concentrazione della popolazione e delle attività economiche sulla costa. 

5 dorsali per collegare la costa all’entroterra

Per superare queste criticità, lo studio propone un nuovo modello interpretativo del territorio per dorsali finalizzato a sviluppare strategie che colleghino l’entroterra alla costa superando il precedente modello interpretativo basato sulle città, su cui si sono conformate in questi anni tutte le politiche territoriali.

Sono state individuate 5 dorsali:

  • dorsale dai tufi al Monte Argentario (Sorano Pitigliano Manciano, Capalbio Orbetello Monte Argentario);
  • dal Monte Amiata ai Monti dell’Uccellina; (Seggiano, Castel del Piano, Arcidosso, Santa Fiora, Castell’Azzara, Semproniano, Roccalbegna, Scansano, Magliano);
  • la Valle dell’Ombrone fino a Marina di Grosseto (Civitella Paganico, Cinigiano, Campagnatico, Grosseto);
  • la Valle del Bruna, (Castiglione della Pescaia, Gavorrano e Roccastrada);
  • la Valle del Pecora (Monterotondo, Montieri, Massa Marittima, Follonica, Scarlino).
Le 5 dorsali individuate dallo studio
Le 5 dorsali individuate dallo studio

Ogni 100 under 14 ci sono 265 over 65

Alcuni numeri: la provincia di Grosseto ha l’indice di vecchiaia più alto in Toscana, che a sua volta una delle regioni italiane più vecchie: per ogni 100 ragazzi di età inferiore a 14 anni 265 persone in provincia hanno oltre 65 anni, a fronte dei 220 nella regione e dei 188 in Italia.

Ha una popolazione ridotta: è all’85° posto in Italia per popolazione, con ampia superficie e di conseguenza una densità abitativa tra le più basse. La bassa densità si traduce in difficoltà di relazione tra persone e tra imprese. Ed è dalle opportunità di relazione che nasce lo sviluppo economico.

Il carico sociale ed economico della popolazione non attiva su quella attiva, espresso dall’indice di dipendenza strutturale, è in provincia il più elevato della regione: per ogni 100 occupati risultano attualmente a carico quasi 65 persone.

Ogni 100 persone che lavorano ce ne sono quasi 65 a carico
Ogni 100 persone che lavorano ce ne sono quasi 65 a carico

La percentuale di famiglie in condizioni di vulnerabilità totale e finanziaria nella provincia di Grosseto è la più alta della Toscana (rispettivamente 12,95% e 25,90% nel 2021).

Emerge da questi dati e si consolida la percezione di un quadro complessivo di contrazione, spopolamento, impoverimento, distanza, ma soprattutto diversità, ciò che rende la provincia di Grosseto un’altra Toscana, lontana non solo fisicamente dal resto della regione.

L’altro elemento sono le forti differenze tra entroterra e costa.

Nell’entroterra ci sono comuni molto piccoli e meno popolati che faticano ad offrire servizi. Grosseto per dimensioni è l’unica vera città a cui si aggiungono i due poli urbani della costa Follonica e Orbetello.

12 dei 20 Comuni più poveri in Toscana sono in Maremma
12 dei 20 Comuni più poveri in Toscana sono in Maremma

Le infrastrutture ferroviarie interprovinciali appaiono modeste a confronto con il resto della regione e decisamente modesti i collegamenti interni. Sulle infrastrutture viarie i comuni della provincia di Grosseto risultano in larghissima parte quelli più lontani dal capoluogo regionale.

Siamo ultimi in Maremma per le infrastrutture ferroviarie
Siamo ultimi in Maremma per le infrastrutture ferroviarie

Rispetto alla Toscana la provincia è sottodotata di titoli di studio terziari (post diploma), mentre il precedente ritardo sui titoli di studio secondari (diploma) è stato colmato. L’attività economica è ripartita in modo ineguale sul territorio, in misura anche più marcata della popolazione, dando luogo a una struttura territoriale polarizzata. La maggior prosperità si concentra nei comuni costieri così come i flussi turistici.

Agricoltura e turismo traini dell’economia

Dal punto di vista settoriale la provincia di Grosseto ha il triplo di agricoltura della Toscana. L’altro grande settore di specializzazione della provincia di Grosseto è il turismo ma con forti divergenze tra costa ed entroterra.

Sulla manifattura, l’attuale modello industriale e manifatturiero grossetano si presenta frammentato in molti settori, quindi non ci sono veri e propri distretti e sono scarse le relazioni tra imprese di territori diversi. Però sappiamo che queste imprese sono competitive e quindi presentano elementi di interesse e potenzialità di sviluppo.

Su scala provinciale sono individuabili 3 cluster produttivi: il primo è il polo industriale del Casone di Scarlino, unico polo industriale della provincia di Grosseto, specializzato nel settore della chimica.

Sempre nella zona nord della provincia è possibile riconoscere un interessante cluster di imprese che si occupano di automazione elettronica. Con caratteristiche analoghe a quello di Follonica si sta formando a Grosseto un terzo cluster di imprese ad elevato livello tecnologico operanti nel settore della meccanica.

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