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Maremma, dove anche la Pasqua “si guasta”

Guastare la Pasqua è un modo di dire che in Maremma è legato alla tradizione: tutto gira intorno alla consumazione dell’uovo benedetto
Le uova, al centro della tradizione pasquale e di chi la festività la "guasta"
Le uova, al centro della tradizione pasquale e di chi la “guasta”

GROSSETO. Ancora si usa dirlo in alcune zone della Maremma. “Guastare la Pasqua” è un modo di dire (e di fare) che tutt’oggi rimbalza in numerosi angoli. Si porta dietro un carico di tradizioni e usanze che qualcuno ha dimenticato ma che altri ancora conservano preziosamente, pronti a rispolverarlo ogni anno.

Guastare la Pasqua in fin dei conti, è solo un modo più originale per onorare la domenica di Pasqua secondo la tradizione cattolica. Tutto gira intorno alla consumazione dell’uovo benedetto.

L’uovo, in Maremma come in altre zone d’Italia, è al centro della tradizione. Già presente nella Pasqua ebraica (che richiama l’esodo guidato da Mosè verso la terra promessa), nel mondo cattolico è il simbolo principe della vita e della resurrezione. Benché dai tempi di Luigi XIV (1600) si sia iniziato a farle di cioccolato e poi con Fabergé (1800) di gioielli, le uova di gallina quaglia o faraona per Pasqua sono oramai storicamente portate in chiesa per essere benedette.

uova
uova

A Pasqua non si aspetta

Le uova sode, dentro piccoli cestini, anno dopo anno, hanno atteso la fine della Messa (di sabato notte o di domenica mattina) per ricevere la consacrazione e far parte del pranzo pasquale. Un appuntamento che arrivava dopo il periodo della Quaresima, segnato dalla penitenza e dal digiuno. L’appuntamento con l’uovo sodo benedetto è da tradizione riservato al pranzo, in Maremma così in altre zone d’Italia.

Ma spesso le ceste con le uova benedette sono già nelle case la mattina, a un’ora giusta da trovare tutti ben svegli. Così molti hanno iniziato a “guastare” la tradizione.

Alzi la mano chi, in Maremma, soprattutto nelle campagne, non si è mai ritrovato a fare la colazione del giorno di Pasqua con l’uovo benedetto, circondato magari da qualche parente e davanti a una tavola imbandita.

La colazione che “guasta la Pasqua”

“Natale coi tuoi e Pasqua con chi vuoi” è un modo di dire che chi guasta la Pasqua conosce ben poco. Infatti, la colazione della domenica pasquale è solitamente fatta in famiglia e quasi come un pranzo di Natale ritrova attorno allo stesso tavolo parenti vicini ma anche lontani arrivati per l’occasione. L’orario è quello della colazione classica. Per chi ha un allevamento, la Pasqua si guasta solitamente dopo la munta mattutina delle pecore o delle mucche: a un orario che permette a tutti di essere presenti.

Schiaccia di Pasqua
Schiaccia di Pasqua

La colazione in questo caso, soprattutto a livello calorico, assomiglia a un pranzo, quando non arriva a superarlo. Come qualsiasi colazione prevede latte, caffelatte, cappuccino o altre bevande. Per inzuppare o accompagnare la bevuta sulla tavola non può mancare la schiaccia di Pasqua, come da tradizione impastata con i semi d’anice (la si trova anche in numerosi supermercati). I semi d’anice ritornano anche in un altro impasto, quello del pane benedetto (meno comune) servito sempre per colazione.

C’è chi aggiunge anche della ricotta nell’impasto di questo pane, sopra viene data una spennellata d’uovo e aggiunta una foglia dell’olivo che è stato benedetto in chiesa la Domenica delle Palme. Il sapore di questo pane lo rende particolarmente adatto ad accompagnare i salumi, presenti anche loro in abbondanza sul tavolo della colazione di Pasqua.

Guastata anche la dieta

Tra gli insaccati sulla tavola rimane primo tra tutti il capocollo. Da tradizione questo salume è gelosamente conservato proprio per questa data, soprattutto da chi allevava il maiale nel proprio podere e lo presenta così sulla tavola per la prima volta.

Chi in Maremma abita da più tempo, ricorda che la colazione di Pasqua comprendeva anche l’agnello fritto. Un piatto che ora però è praticamente riservato solo al pranzo, accompagnato magari dai carciofi.

Uova sode
Uova sode

L’uovo benedetto rimane comunque al centro della tradizione anche di chi la Pasqua sceglie di guastarla. Viene solitamente servito alla fine del pasto o in un momento che sia comunque comune a tutti. C’è chi si fa il segno della croce prima di consumarlo, chi osserva qualche secondo di silenzio, o chi fa una piccola preghiera. Quando si fa una colazione di questo tipo, è comunque difficile rivedere l’uovo anche a pranzo. Spesso è impegnativo proprio affrontarlo il pranzo stesso.

In Maremma la Pasqua continua a essere guastata ancora in diverse zone del territorio, a ulteriore dimostrazione che la tradizione sa unire e ripetersi senza distorcere i propri valori. A maggior ragione quando a tenere insieme tutto c’è una benedizione e una tavola imbandita.

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