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Maltrattamenti all’asilo, condanne confermate

I giudici della Corte d’appello inaspriscono la pena: per due anni le quattro maestre non potranno insegnare
Un fotogramma del video diffuso dalla polizia
Un fotogramma del video diffuso dalla polizia

GROSSETO. Maltrattamenti all’asilo: la Corte d’appello conferma le condanne e interdice le quattro donne dalla professione di educatrici per due anni. È finita così l’udienza che si è svolta questa mattina, martedì 21 settembre, alla Corte d’appello di Firenze.

Azzurra Marzocchi, difesa dagli avvocati Riccardo Lottini e Diego Innocenti e Manuela Seggiani, difesa dall’avvocato Roberto Cerboni erano state condannate dal giudice per l’udienza preliminare Marco Mezzaluna a due anni per il reato di maltrattamenti, mentre le loro collaboratrici Alessia Berti e Costanza Mori, difese dagli avvocati Carlo Valle e Angela Porcelli a un anno e mezzo. A tutte era stata poi applicata la sospensione condizionale ed erano state assolte dall’accusa di abbandono di minore.

In primo grado non era stata applicata nessuna pena accessoria: ora le quattro donne sono state interdette dal giudice della seconda sezione della Corte d’appello di Firenze per due anni dalla professione di educatrici e sono state condannate al pagamento delle spese legali delle parti civili. Berti e Mori, le uniche due imputate presenti in aula, sono scoppiate a piangere alla lettura della sentenza.

In aula c’erano anche gli avvocati delle famiglie e dei bambini che frequentavano l’asilo: Alessandro Antichi, Federica Ambrogi, Giada Isidori, Serena Iazzetta, in rappresentanza anche degli avvocati  Sergio Frediani, Elisabetta Teodosio, Tommaso Galletti Riccardo Boccini.

«Metodo azzurriano», lo aveva definito il giudice Marco Mezzaluna nella motivazione della sentenza, indicando un sistema che era stato messo a punto proprio dalla titolare dell’asilo, Azzurra Marzocchi.  Erano state due maestre che avevano collaborato con la struttura a raccontare agli uomini della polizia quello che succedeva dentro all’asilo. Gli agenti della questura avevano installato alcune videocamere dentro alla struttura e avevano ripreso i maltrattamenti. «Urla, piccoli buffetti per rafforzare il comando, ma anche cibo infilato a forza in bocca per bambini poco collaborativi»: così li aveva descritti il giudice di primo grado nelle motivazioni della sentenza.

Eccessi, quindi che erano stati ammessi anche dalla stessa Marzocchi durante l’interrogatorio di garanzia.  Il campo era stato poi sgomberato dalle immagini riprese dalle videocamere che «hanno rafforzato l’attendibilità di quanto riferito dalle due ex dipendenti – aveva scritto il giudice Mezzaluna – Si può quindi parlare di un clima generale che vigeva all’interno dell’asilo, che favoriva l’approccio aggressivo nei momenti più problematici quando i bambini facevano le bizze, in genere durante i pasti. Si è trattato in altri termini di una modalità di approccio ai bambini anche in tenera età che, sollecitato e messo in atto dalle due titolari, veniva recepito ed applicato dalle altre coimputate, come dimostrato dalle riprese».

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