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L’Orvietana cancella il Grifone

La rete bellissima di Giustarini non serve a cancellare le ombre che si sono abbattute sullo spogliatoio biancorosso
Un’immagine della gara

Orvietana Calcio – Grosseto 4-1 (2-1)
ORVIETANA CALCIO: Marricchi, Frabotta, Caravaggi, Borgo, Ricci, Siciliano, Rosini, Proietto, Tomassini, Alagia, Mignani. A disposizione: Formiconi, Bassini, Carletti, Papale, Patrizi, Omhnria, Rinaldi, Siragusa, Di Natale. Allenatore: Silvano Fiorucci.

GROSSETO: Nannetti, Crivellaro, Bruno, Cretella, Ciolli, Bruni, Diambo, Carannante, Gomes, Giustarini, Moscatelli. A disposizione: Cirillo, Veronesi, Ferrante, Cesaroni, Battistoni, Messini, Rotondo, Aleksic, Scaffidi. Allenatore: Roberto Cretaz.
ARBITRO: Giuseppe Costa di Catanzaro (1° assistente Davide Eliso di Castellammare di Stabia, 2° assistente Vincenzo Ferrara di Castellammare di Stabia).
RETI: 6′ Giustarini, 32′ Tomassini, 46′ Mignani, 4′ st Tomassini, 26′ st Tomassini.
NOTE: Espulsi Ciolli al 47′ (rosso diretto), Cretella al 28′ st per doppia ammonizione, Ferrante al 35′ st. (rosso diretto). Ammoniti: Carannante, Crivellaro, Cretella, Frabotta, Borgo. Calci d’angolo 5-3. Recupero: 2′ + 0′.

Una disfatta senza alcun alibi

ORVIETO. Un incubo a occhi aperti, una realtà diventata cruda come pietra, una disfatta totale, sia sul piano sportivo, che di carattere. Il Grifone è diventato invisibile, borotalco, svuotandosi di tutto, anche dell’ingrediente basilare chiamato volontà. Il “Luigi Muzi” consegna alla storia biancorossa la più vergognosa prestazione mai registrata negli ultimi anni.

Non ci sono alibi, neppure giustificazioni valide per addolcire il fiasco di fiele servito da Ciolli e compagni alla città. La vera differenza tra l’Orvietana e il Grifone è rinchiusa tra chi ha a cuore le sorti della propria società (i padroni di casa) e chi invece ha creduto che la rete (bellissima) di Giustarini fosse sufficiente per arrivare al successo. Invece da quel momento è salito in cattedra il numero dieci Alagia, i suoi compagni hanno iniziato a correre e il buio è calato su Ciolli e soci. Un buio su cui la squadra è andata a sbattere violentemente smarrendosi come un bambino tremante nel bosco.
Inevitabilmente il dopo Livorno riemerge prepotentemente proiettando luci scure sullo spogliatoio, che, forse, ha reagito spogliandosi completamente del senso di appartenenza necessario, anzi obbligato, per non perdere di vista la corsa alla salvezza.

Obiettivo adesso molto più complicato e difficile da centrare alla luce delle troppe assenze contro l’Ostia Mare.

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