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Dal lavoro al pacco alimentare: storie di nuova povertà a Grosseto

Sempre più pacchi alimentari distribuiti a Grosseto, anche a persone che un lavoro ce l’hanno ma non arrivano a fine mese. Tra working poor, contratti precari e famiglie in difficoltà, cresce il numero di chi si rivolge per la prima volta alle associazioni di volontariato come la Deceris
Distribuzione di pacchi alimentari, immagine di repertorio

GROSSETO. L’ora più buia della pandemia è ormai alle spalle, ma gli effetti a lungo termine del Covid continuano a farsi sentire. E colpiscono anche chi, prima della crisi sanitaria, occupava posizioni economiche di relativo privilegio. Un’eredità silenziosa che sta alimentando una nuova forma di disuguaglianza, avvicinando sempre più persone alla rete di sostegno del volontariato.

Chi sono i “nuovi poveri”

Lavoratori con contratti a termine, donne sole con figli, immigrati, disoccupati. Ma anche persone che un lavoro ce l’hanno. Sono sempre di più coloro che, per la prima volta nella loro vita, si rivolgono alle associazioni per chiedere un aiuto economico o materiale.

Cresce di conseguenza il numero dei pacchi alimentari distribuiti ogni mese, segno di un fenomeno ormai strutturale, non più legato all’emergenza.

I “working poor”, lavorare non basta più

Una fetta sempre più ampia è rappresentata dai cosiddetti working poor, lavoratori poveri: persone con un’entrata mensile che non consente di far fronte a tutte le spese essenziali.

Bollette, affitti, trasporti, spese scolastiche: anche con un’occupazione, spesso precaria o irregolare, il reddito non è sufficiente. Da qui il ricorso ai servizi socioassistenziali, che spaziano dalla distribuzione di beni di prima necessità, all’ascolto e sostegno psicologico, fino alle soluzioni abitative in emergenza.

La storia di Carlotta: «Ho un lavoro, ma non arrivo a fine mese»

È il caso di Carlotta (nome di fantasia), 53 anni, che da oltre un anno si rivolge a Deceris, pur riuscendo a fare qualche lavoretto qua e là. 

«Da diverso tempo mi sono trovata in gravi difficoltà economiche – racconta – Un’amica mi ha parlato dell’aiuto dell’associazione e ho fatto richiesta. Ora tutti i mesi ritiro il pacco alimentare. So che siamo in diversi a farne richiesta ma io non conosco nessuno».

Carlotta ha quattro figli, due dei quali vivono con lei: una ragazza di 17 anni che sta concludendo gli studi e una di 25 che ha interrotto la scuola e sta cercando lavoro. «Qualche lavoretto lo faccio – spiega – ma non basta per arrivare a fine mese. Devo pagare le bollette e mantenere due figli». «Ho tanti pensieri – conclude – e sto cercando il modo di uscire da questa situazione».

Le reti di aiuto sul territorio

Sono ormai dieci anni che CasaPound, il movimento politico di estrema destra che sta dietro alla Deceris, si dedica alla consegna di pacchi alimentari nel territorio di Grosseto. Un’iniziativa filantropica che, è ormai noto, è però elargita ad esclusivo beneficio delle famiglie italiane.

Centrale è poi il ruolo della Caritas, che attraverso mense, pacchi alimentari ed empori della solidarietà opera quotidianamente a sostegno delle persone in difficoltà.

Un aiuto che evita l’indigenza

Per molte famiglie, l’accesso a questi servizi significa risparmiare tra i 70 e i 120 euro al mese, risorse che possono essere destinate a spese essenziali come trasporti, bollette o scuola.

Un sostegno che, pur non risolvendo il problema alla radice, impedisce a molte persone di scivolare nell’indigenza, in un contesto economico che continua a produrre fragilità anche tra chi, fino a pochi anni fa, non avrebbe mai immaginato di dover chiedere aiuto.

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