La solitudine dell'arbitro. 1 "contro" 22 a 17 anni | MaremmaOggi Skip to content

La solitudine dell’arbitro. 1 “contro” 22 a 17 anni

Alessandro Luca Maretti a 17 anni dirige una partita di terza. Usa il lei e tiene tutti sotto controllo. Senza tecnologia e assistenti
Alessandro Luca Maretti al centro del campo
Alessandro Luca Maretti al centro del campo

GROSSETO. Arriva più di un’ora prima dell’inizio. Chiede permesso, saluta chiunque lo incroci, viso pulito, bella presenza, borsa al seguito. Parlando usa il lei. Con tutti. Si chiama Alessandro Luca Maretti, sezione Aia di Grosseto, è il direttore di gara. L’età? Diciassette anni.

Apre la porta del suo spogliatoio, chiude la porta. Esce poco dopo. Sorridendo accetta il tu, ma molte volte se lo scorda ritornando, in automatico, al lei. «Sono abituato così» spiega. Ha un comportamento serio, non altezzoso, cordiale, aperto.

«Se qualcuno ha bisogno di qualcosa può bussare» e sparisce dietro la porta. Quando esce è vestito da arbitro, fischietto in mano, cronometro al polso, nei taschini un cartellino giallo, uno rosso, un piccolo foglio per segnare ammoniti e espulsi, una piccola matita.

Non ha altri marchingegni perché non è collegato con nessuno. Niente assistenti, niente quarto uomo, nessun Var e nemmeno l’orologio che, vibrando, segnala il gol nascosto.

Da solo in mezzo a 22 giocatori

In pratica è solo, una maglietta gialla contornata da altre 22 maglie, due panchine dove siedono altre maglie, due allenatori. Fuori, sui gradoni, i tifosi.

Fischio, si parte. Corre come un giocatore, si sistema nei punti nevralgici del campo, ferma il gioco, lo fa ripartire. Assegna corner, calci di punizione, si isola dalle proteste.

È solo. Blocca l’azione, alza la mano, è fuorigioco. Ma come fa? Lamentele. Non fischia un presunto fuorigioco? Ma come fa? Altre proteste.

Parla con i capitani, chiede calma agli allenatori, controlla il cronometro, decide il recupero. Fischia tre volte, la gara è finita. Ad aspettarlo l’osservatore degli arbitri, che ha scritto il suo rendimento. Doccia, saluti e via si torna a casa.

Queste righe sono dedicate a tutti i ragazzi che la domenica pomeriggio dirigono la Terza categoria. Un omaggio alla loro solitudine.     



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