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Covid, la scuola è al collasso

Cristoforo Russo (Filc-Cgil), denuncia una situazione insostenibile, con dirigenti e insegnanti delegati a svolgere le mansioni della Asl, mentre le cattedre sono vuote per malattia e sospensioni
Una classe e, nel riquadro, Cristoforo Russo
Nel riquadro, Cristoforo Russo

GROSSETO. «Non è la scuola che discrimina gli studenti, ma è il Governo che discrimina la scuola e che ha trasformato dirigenti, personale docente e non docente in operatori sanitari, là dove la Asl non riesce più a gestire l’emergenza Covid in classe». Cristoforo Russo, segretario provinciale della Federazione lavoratori della conoscenza della Cgil (Filc-Cgil), è un fiume in piena.

Da settimane, prima ancora che esplodesse la protesta dei ragazzi del liceo scientifico contro l’allontanamento di un loro compagno da scuola, perché privo di green pass, Russo sta ricevendo le proteste dei propri iscritti, costretti a  svolgere mansioni di competenza della Asl, a scapito del lavoro di insegnate, della didattica, della progettazione, e a fare da “cuscinetto” tra la scuola e le famiglie, rispondendo in prima persona a un sistema al collasso.

Mansioni non previste dal contratto

La rete del tracciamento dell’azienda sanitaria, infatti, è stata travolta dalla quarta ondata che ha dimezzato il numero dei ragazzi e degli inseganti, mandato in Dad classi intere e messo fortemente a rischio la tenuta della scuola. I dirigenti, chiamati in pima persona a occuparsi degli aspetti sanitari, non ce la fanno più e sono costretti a delegare gli adempimenti per il Covid ai responsabili di plesso e ai coordinatori di classe.

Queste mansioni spalmate e sugli insegnanti, ma anche sul personale Ata, precisa Russo, «non sono previste dal contratto, né è accettabile che si debba sostituire la Asl perché il sistema che non funziona. A farne le spese è la didattica, poiché i docenti hanno meno tempo da dedicare alla preparazione delle lezioni, a detrimento dei ragazzi, con un danno che si potrà realmente quantificare solo in futuro».

Reti telematiche inadeguate

«Ma di questo non si parla – dice Russo – anzi si continua a dire che è stato mantenuto l’impegno di non sospendere la didattica in presenza, senza considerare che non basta tenere aperte le scuole per dire che la Dad è stata scongiurata, quando ci sono intere classi per plesso a casa e quelle in presenza dimezzate dal Covid.  Con gli inseganti costretti a fare lezione ad alcuni alunni collegati al computer e altri sui banchi, oltre a sostituire i colleghi a casa con il Covid, accumulando surplus di ore».

E sulla rete telematica di apre un’altra falla: nella maggior parte delle scuole periferiche, la linea internet si sovraccarica a causa dei troppi computer collegati per la Dad a chi è a casa con il Covid o in quarantena. Così gli insegnanti sono costretti a usare l’hot spot dei telefoni personali, anche solo per aggiornare il registro».

Mancano i numeri delle classi in Dad e le regole cambiano di continuo

Non solo, ma in questo momento, in provincia di Grosseto, non è nemmeno chiaro quanti siano gli alunni a casa, perché ci sono solo dati parziali sui ragazzi in Dad. «Abbiamo chiesto i numeri, ma ci è stato risposto che non ci sono poiché gli uffici preposti non riescono più a fare un monitoraggio affidabile. Dunque difficile stabilire anche la reale portata dell’impatto della pandemia sulla scuola», aggiunge Russo.

«In tutto questo, il ministro Bianchi va in televisione a parlare di cifre quando non ha la percezione della vera situazione delle scuole in tutto il Paese.

A complicare le cose, le regole che cambiano ogni giorno, con un nuovo decreto in dirittura d’arrivo e ulteriori modifiche al tracciamento e alla quarantena. «Tutto questo riesce a garantire la sicurezza del personale e dei ragazzi? Noi continueremo a batterci per una scuola più equa, anche e soprattutto nell’emergenza, per chi ci lavora e per chi va in classe per imparare. Fermo restando che ancora non abbiamo risposte ai temi della piattaforma rivendicativa del 10 gennaio: classi pollaio, stabilizzazione dei precari, aumento del personale Ata», conclude Russo.

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