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La ‘ndrangheta tocca anche la Maremma

La rivelazione del pentito alla Dia: «Commisso operava già nelle province di Siena e Grosseto». Maxi sequestro a Chiusdino
Sequestro Dia
Gli uomini della Dia all’azienda agricola

GROSSETOEdo Commisso, 58enne originario di Marcedusa, in provincia di Catanzaro, l’uomo accusato di associazione per delinquere insieme a Francesco Saporito, 80 anni, di Petilia Policastro, in provincia di Crotone, che sarebbero indagati «per avere impiegato nella propria attività economico-imprenditoriale – agricola denaro, per un importo di almeno un milione e mezzo di euro», soldi provenienti dalla ‘ndrangheta «e segnatamente alla cosca Grande Aracri di Cutro (Crotone) e alla “locale”di Petilia Policastro ad essa affiliata», avrebbe avuto, negli anni passati, anche alcuni interessi nella provincia di Grosseto.

Il maxi sequestro della Dia

È questo il risultato della lunga e complessa indagine portata avanti dalla squadra mobile di Firenze insieme agli uomini della Direzione investigativa antimafia che giovedì 27 gennaio ha portato al sequestro, disposto dal giudice Angelo Antonio Pezzuti  di una serie di porzioni immobiliari di tipo rurale nel comune di Chiusdino (Siena), acquistate ad agosto 2007, e consistenti in un fondo agricolo, con alcuni vecchi fabbricati e annessi rurali, per una consistenza catastale di oltre trecentocinquanta ettari ed un valore commerciale complessivo di circa 5 milioni di euro.

Saporito, stando alle indagini degli uomini della Dia, si sarebbe servito di Commisso, anche lui incaricato dalla cosca di sovrintendere gli interessi della stessa in Toscana e di trovare occasioni per investire, per acquistare, utilizzando i soldi della ‘ndrangheta, la proprietà della società cooperativa agricola San Galgano.

Le parole del pentito

È un pentito, interrogato dagli agenti della Dia, a spiegare il meccanismo di investimenti della ‘ndrangheta in Toscana. Una conferma alle parole del procuratore generale Marcello Viola che proprio alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, aveva parlato di «Infiltrazioni mafiose in aumento in Maremma».

È lui a fare il nome di Commisso, e a spiegare come avesse fatto Saporito ad acquistare l’azienda agricola che si trova a San Galgano e i terreni. Ed è lui, come riportato dal giudice nel decreto di sequestro, a citare la provincia di Grosseto come una delle zone nella quale si sarebbe mosso il cinquantasettenne. «Chi aveva procurato l’affare – dice – era Edo Commisso, residente ad Arezzo, che operava già con aziende agricole a Siena e a Grosseto».  Aziende che – hanno verificato gli uomini della Dia nel corso di questa indagine, non sarebbero coinvolte in questa inchiesta. Aziende per lo più vinicole.

Parole, quelle del pentito, che confermerebbero comunque se non la presenza, almeno l’attenzione delle cosche per la nostra provincia.

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