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La beffa del fotovoltaico: il presidente di Helios patteggia

Due anni e 8 mesi per bancarotta fraudolenta: i clienti che avevano pagato gli acconti per gli impianti avevano dato il via alle indagini. Calderone era accusato di aver distratto un milione e 700.000 euro insieme all’ad della società
Una delle pubblicità della Helios Impianti che aveva scatenato le polemiche

GROSSETO. Decine di clienti beffati, persone che, in tutta Italia, avevano acquistato un impianto fotovoltaico. Lo avevano installato sul tetto della loro abitazione, ma poi, l’azienda non si era più fatta trovare. E l’allaccio era rimasto senza seguito.

L’impianto, pagato non poco, era rimasto quindi inutilizzabile. 

Era il 2013 quando cominciarono da arrivare da tutta Italia le segnalazioni nei confronti di Helios impianti Spa, ditta che l’anno prima aveva aperto nella zona industriale nord di Grosseto. 

Decine di denunce dei clienti

La politica dell’azienda, allora, a Grosseto, non era rimasta inosservata, soprattutto dal punto di vista della promozione. La città era stata tappezzata, come molte altre in Italia, con decine di cartelloni pubblicitari a sfondo religioso, che avevano suscitato allora non poche polemiche. 

Era cominciata la ricerca di personale e poco dopo, si erano sentiti i primi scricchiolii: le difficoltà di pagamento dei venditori, licenziamenti anomali, sindacati agitati. 

Una trentina di clienti, si erano fatti avanti per denunciare: «Abbiamo installato i pannelli per il fotovoltaico sul tetto di casa, l’azienda si è tenuta la caparra e ha fermato i lavori», scrivevano allora nel gruppo di Facebook aperto da un avvocato veneto che li rappresentava.

Il gruppo si chiamava “Helios Impianti: clienti delusi, fornitori impagati, lavoratori ko”.

A giugno dello stesso anno, era cominciata l’indagine della guardia di finanza. Due anni dopo, il 15 luglio 2015, il tribunale di Grosseto aveva decretato il fallimento della Spa

I soldi della società per pagare i mobili del presidente

La situazione che i militari delle fiamme gialle avevano trovato, raccontava una storia diversa da quella che aveva provato, allora, a far uscire la società, che prometteva di sistemare le cose. 

Da una parte, erano partite dall’azienda le telefonate nei confronti dei clienti rimasti con i lavori fermi, dall’altra, stando alle indagini della finanza, fin dal 2012/2013 non venivano però tenuti aggiornati i libri contabili per non permettere ai creditori di ricostruire il patrimonio e i movimenti della società. Un comportamento, questo, che Edoardo Calderone, presidente del Cda, avrebbe tenuto insieme all’amministratore delegato e al vice presidente del consiglio di amministrazione. 

Calderone, difeso dall’avvocato Fedele Paternostro del Foro di Siena, ha patteggiato una pena di 2 anni e 8 mesi di fronte al giudice Sergio Compagnucci

Dai conti della società sarebbero infatti spariti, dopo che l’azienda era già in stato d’insolvenza, un milione e 700mila euro. Una parte dei soldi era stata spostata in un’altra società amministrata dallo stesso Calderone, un’altra parte era stata utilizzata per pagare i compensi agli amministratori. Un’altra ancora per acquistare i mobili per la casa dello stesso presidente. 

Condotte, queste, che hanno portato il 42enne originario di Milazzo in tribunale. L’uomo non sconterà la pena in carcere ma lavorando 840 giorni per la collettività in un’associazione di volontariato di Sassuolo

Autore

  • Francesca Gori

    Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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