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Il presepe di Andrea Pazienza in città – LE FOTO

Nell’atrio del Seminario la copia ingrandita della striscia del fumettista ribelle che ha attraversato una parte del 900: 40 personaggi interpretati con il suo stile inconfondibile. Ce lo racconta il vescovo emerito Rodolfo Cetoloni
Il presepe di Andrea Pazienza nell’atrio del seminario

GROSSETO. Basta varcare la soglia del Seminario, in via Ferrucci 11 e alzare gli occhi, per restare incantati di fronte alla meraviglia. Ad accogliere i ragazzi che si fermano lì prima di entrare a scuola, quelli che frequentano la Madonna delle Grazie o il liceo Chelli, o quelli che nelle altre ore della giornata vanno ai corsi di musica o di fumetto, c’è la copia ingrandita della Nascita di Gesù realizzata da Andrea Pazienza

La nascita di Gesù secondo Andrea Pazienza

Andrea Pazienza è stato uno dei più grandi fumettisti italiani della seconda metà del ‘900. Una vita intensa, brevissima, ricca di opere grafiche di vario tipo e di personaggi inventati da lui: un creatore, nel suo genere.

A Montepulciano, dove trascorse i suoi ultimi anni, è ancora ricordato, anche se il suo stile di vita creò nella popolazione non pochi contrasti. Il Grifo, editore poliziano, pubblicò le sue opere di quegli anni.

Non era un artista di sacrestia, né uno che si occupava di storie di Santi e Madonne. Ma in una  bella striscia, intensamente meditata, si è espresso magistralmente sul Natale di Gesù Cristo.

Un Presepe di Pazienza in Seminario 

Se uno conosce un po’ la storia di Andrea Pazienza con le sue contestazioni e ribellioni (ha vissuto appieno il ’68), si meraviglia che sia autore di questo Presepe. Ma è ben chiara la sua firma e inconfondibile il suo stile.

Con tratti essenziali, tipicamente suoi, ha disegnato quaranta personaggi, venti animali e undici oggetti.  In alto la Cometa che, attraversando un cielo puntinato di miriadi di stelle, guida i tre Magi a Betlemme.

Tutto si muove in orizzontale, da destra verso sinistra, su un terreno scuro, al limite del deserto sabbioso che fa da base a un cielo infinito. Solo persone. Attesa e movimento. Nessuna struttura costruita.

L’umiltà di Dio

Nell’universo disegnato da Pazienza, la realtà più minuscola è quella del Bambino nella mangiatoia, nonostante si tratti del Salvatore. A raccontarci questo bellissimo dipinto è il vescovo emerito Rodolfo Cetoloni

Padre Rodolfo Cetoloni

«Di solito, il luogo e l’evento della nascita di Cristo guadagnano il centro della scena – spiega padre Rodolfo – qui invece sono completamente da un lato, come se il Natale fosse qualcosa da tenere ai margini. O forse l’autore lo propone come il punto di arrivo a cui tende la storia di tutti e di ogni cosa. San Paolo parla della pienezza del tempo (Gl 4,4) e Giovanni, l’evangelista, afferma che Tutto fu fatto per mezzo di lui e in vista di lui… (1,10)».  

È la fede cattolica. A suo modo, nel suo tipico linguaggio artistico, esprime la stessa cosa il fumettista Pazienza.

Una scorsa sui personaggi

In fondo a destra, un gruppo di persone paludate, che sembrano molto consce del proprio sapere e fiere di sé. «La conoscenza è sempre inizio di un cammino di sapienza e di umanità, ma talvolta ci si ferma lì, pieni di sé – dice padre Rodolfo – Tutti gli altri sono in movimento: pastori, ragazzi, donne, famigliole, poveri, giovani e anziani. C’è anche un vecchio guru indiano col suo turbante bianco.

In questo andare, qualcuno è in ginocchio. Bisogno di perdono? Non sentirsi degni? Avere paura? Chissà. Certo che ognuno, anche se piegato dal dolore o dal pentimento, è rivolto verso di Lui». 

 

 
 
 
 
 
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Ci sono pure personaggi potenti come i due militari a cavallo. Fanno da pendant orgoglioso al falconiere e a un altro uomo dotto che cammina impettito col suo libro.  

Davanti a tutti, ormai con gli occhi colmi di commozione, i tre Re Magi coi loro doni. «C’è sapienza, grandezza, umiltà e cammino realizzato – aggiunge Cetoloni – Sono partiti da molto lontano, ma sono arrivati all’incontro, grazie alla luce della Stella».

Nel dipinto ci sono anche gli animali, tutti rivolti verso la piccola scena finale: l’andare quieto delle pecore, il muoversi nervoso dei cani, quello delle galline bianche e del gallo a capo dritto. Partecipa al corteo anche un suino per nulla intimidito dalla maestosità dei due cavalli o dal batter d’ali del falcone.

Dov’è la gioia del Natale?

 La direzionalità è ben chiara: tutto è attratto dal Bambino che è nato. «A guardar bene però, ogni cosa sembra velata da un sentimento di tristezza. Le figure paiono muoversi sotto il peso di qualche fatica o oscurità: Un popolo che camminava nelle tenebre (Is 9,1) Ognuno pare mosso ancora più dal bisogno che dall’aver avuto la gioia di ricevere un annuncio: Oggi è nato per voi un salvatore che è Cristo Signore! (Lc 2,11) – spiega ancora il vescovo Rodolfo – Emerge qui l’anima di Pazienza con i suoi tormenti umani e spirituali, giovanili e della maturità. Passato attraverso gli anni vivaci e acerbi della contestazione sessantottina a Bologna, ha respirato i pensieri faticanti del tempo, passando anche attraverso i terreni acidi della dipendenza da droghe.

Ma forse è stato proprio questo soffrire profondo e aver bisogno di felicità, che lo ha spinto a mettere in cammino verso Cristo tutti questi tipi di persone che cercano luce, calore, salute, salvezza».

In tutta la striscia la salvezza per ora risplende solo un po’ sul viso del piccolo Gesù e nello slancio dorato della Cometa, che indica a tutti dove trovarla: a Betlemme, nell’umiltà di Dio.

Un presepe per i tempi attuali

Quello di Pazienza è senza dubbio un presepe da guardare con calma e attenzione, pensando.

«Bisogna superare l’illusione che, dato il genere-fumetto, la scena sia di facile lettura – spiega il vescovo emerito – Si può guardare velocemente e restare alla superficie. Così non ci si accorgerà né del bene né della gioia annunciata: in quel Bambino c’è la risposta di Dio alle fatiche e ai desideri espressi da coloro che si stanno dirigendo verso di lui. Essi non hanno ancora la fede gioiosa di chi ha visto, ma li anima la fede anelante di chi è nel bisogno».

La fame, la sete, le necessità mettono in moto l’umanità provata. Ma dentro c’è un intuito: tra poco, fosse anche all’estremo del cammino di ognuno di noi, ci sarà l’incontro: in lui, nell’Emmanuele che è Dio con noi.

Il Presepe della striscia di Pazienza nacque nell’animo artistico di un uomo testimone di tormenti e di ricerca: un Presepe di tempi difficili.

«Ci sarà utile stare dinanzi ad esso, guardare e meditare questa immagine del mondo e del Figlio di Dio fatto uomo che, ancora una volta – dice padre Rodolfo – coglie il peso dei nostri giorni e ci riapre al loro senso ultimo». 

 

 

 

 

 

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