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Il Pd: «Sindaco sotto al ricatto di Nuovo Orizzonte Civico»

I consiglieri del Pd: «Il sindaco è sotto al ricatto di consiglieri che sono stati eletti con i voti della Lega dai cittadini»
Il Comune di Grosseto e il capogruppo del Pd in consiglio, Davide Bartolini
Il Comune di Grosseto e il capogruppo del Pd in consiglio, Davide Bartolini

GROSSETO. La cacciata di Sara Minozzi continua a far discutere. Intervengono i consiglieri del Partito Democratico, che sottolineano come il sindaco stia subendo il ricatto di Nuovo Orizzonte Civico. Che professa fedeltà ma che, con 3 consiglieri (+1) ha adesso il potere di incidere su ogni decisione.

Il Pd: «Quelli di Noc in consiglio con i voti della Lega»

«Il sindaco di Grosseto – scrive il gruppo dei consiglieri comunali di Grosseto del Partito Democratico – ha preso la decisione di ritirare le deleghe all’assessore Minozzi tra cui quella al sociale, lo ha fatto giustificandosi che in democrazia la legge dei numeri e delle rappresentanze volenti o nolenti è determinante».

«Peccato che proprio per il principio democratico i componenti del movimento Nuovo Orizzonte Civico siano in consiglio con i voti che alcuni grossetani gli hanno dato perché candidati con la Lega e non per essere passati successivamente al Noc. Una scelta ed una giustificazione che denota tutta la debolezza del primo cittadino e che solleva numerosi interrogativi sulla gestione politica della città».

«D’altronde quando Cosimo Pacella, capo dell’associazione culturale nata appunto dalla fuoriuscita dalla Lega, dichiara che adesso si potrà andare tranquilli fino a fine legislatura con un gruppo unito, si evince il ricatto bello e buono sul quale si sono fondate le controverse trattative. Come se per i consiglieri eletti in maggioranza non fosse doverosa prima di tutto una responsabilità nel mantenere una stabilità che porti a compimento gli impegni e soprattutto gli investimenti irripetibili del Pnrr».

«Già tre anni fa, in consiglio comunale, erano state sollevate critiche riguardo al metodo di ripartizione delle deleghe, basato più sui voti presi che sulle competenze tecniche e politiche. Con la scelta della Minozzi così come di altri assessori, la città ha pagato pegno, dare nomine senza  competenze tecniche e politiche portava lo scotto dell’inesperienza, limite che l’Assessora ad esempio evidenziò con il progetto “sostegno alla locazione 2024”».

Solo logiche di potere

«Oggi, dopo aver investito risorse umane ed economiche per formare un assessore, proprio quando il suo lavoro iniziava a dare qualche risultato, si torna al punto di partenza per mere logiche di potere».

«È oramai evidente come, in questa amministrazione, vi sia una mancanza di proposte, una conduzione autoritaria e improvvisata, un clima di scontro e di sfiducia dei cittadini, per non parlare poi di una gestione precaria del bilancio comunale.  Oggi in questo quadro la revoca delle deleghe alla Minozzi rappresenta la naturale conseguenza di una situazione politica in continuo deterioramento».

«Per la sete di potere del Noc, perché di questo si parla,  ne pagano le spese una donna e il sociale, icone per le quali invece c’è ancora un enorme lavoro da fare e tutto questo perché nessuno si assume la responsabilità ed il dovere di rinunciare alle proprie ambizioni in favore della comunità che rappresenta». 

«Un’operazione che invece di rafforzare la posizione del sindaco in consiglio comunale ne mina la sua credibilità agli occhi dei grossetani. In questo senso le rassicurazioni di Pacella di arrivare a fine legislatura hanno paradossalmente un effetto boomerang, la caduta è inesorabilmente iniziata e l’epilogo è dietro l’angolo con tutte le negatività che si porterà dietro a danno dei grossetani».

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