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I diplomati del ’63 si trovano per fare festa

Appuntamento al ristorante dopo 60 anni dal diploma per gli ex ragazzi del Fossombroni. Un modo per ricordare i professori, gli amici persi e per autocelebrarsi
I maturandi del 1963 sessant’anni dopo al ristorante

GROSSETO. Il ricordo della maturità lascia sempre un senso di nostalgia, ricorda sempre il tempo che scorre e la distanza dalla gioventù. Però anche crescere e ricordare, guardarsi alle spalle e vedere la strada percorsa con fatica è emozionante e incantevole. Proprio questo è lo spirito che ha portato l’8 dicembre i maturandi del 1963 dell’Istituto Fossombroni di via Latina a pranzare tutti insieme, a Poggio Cavallo, dopo ben 60 anni dal diploma.

Due foto d’epoca dei maturandi del Fossombroni del 1963

«Vogliamo festeggiare questo momento perché è ciò che ci ha dato la possibilità di costruire, all’epoca, il nostro futuro e le nostre carriere – dice Mario Cheleschi, ex alunno – fra cui contiamo un direttore generale del personale al Monte dei Paschi a Siena e una dirigente della Banca d’Italia, insomma tutti ci siamo dati molto da fare e vogliamo autocelebrarci». 

Per i signori e le signore è una grande emozione. «Siamo tutti molto felici – continua Mario – purtroppo siamo rimasti solo in 15, molti li abbiamo persi, qualcuno da giovane e altri in vecchiaia, e vogliamo ricordare anche loro. Tanti anni fa sono venuti a mancare anche i professori, che oggi ricordo con affetto, perché nonostante non fossimo una classe modello, ci hanno dato gli strumenti per affrontare il mondo».

Il pranzo

I signori, ormai 80enni, avevano festeggiato anche il 25esimo anno dal diploma. «Per l’ultima commemorazione del nostro diploma qualcuno aveva scritto due rime molto tristi – dice Mario – quest’anno ho scelto di autocelebrarci e ricordarci che non abbiamo mai perso la fiducia e che nonostante tutto abbiamo affrontato il mondo a testa alta».

Ma il traguardo dei 60 anni, ha meritato davvero una festa speciale. 

«Ci siamo ritrovati dopo 60 anni dal diploma, ci siamo divertiti molto, anche se erano tutti un po’ vecchi e io ero il più giovane – conclude – fortunatamente sono riuscito leggere le parole che ho scritto senza la voce rotta dall’emozione».

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