I carabinieri e la Maremma: contatti con 100mila persone in un anno Skip to content

I carabinieri e la Maremma: contatti con 100mila persone in un anno

La festa per il 210° anniversario dell’Arma. In 12 mesi 170 arresti. Il discorso del comandante Arena. L’importanza dei carabinieri ambientali e forestali
Il comandante Sebastiano Arena legge il suo discorso in occasione del 210° anniversario dell'Arma dei carabinieri
Il comandante Sebastiano Arena legge il suo discorso in occasione del 210° anniversario dell’Arma dei carabinieri

GROSSETO. Oltre 100mila maremmani, negli ultimi 12 mesi, hanno avuto bisogno dei carabinieri: circa 30mila, definite dal comandante “bisognose di ascolto” e almeno 80mila sono entrate in contatto con militari dell’Arma. Lo ha ricordato il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Sebastiano Arena, nel giorno della celebrazione del 210° annuale della fondazione dell’Arma. Un modo per sottolineare la capillarità e la presenza costante dei militari sul territorio.

Nella sede del comando provinciale c’erano i ragazzi della scuola secondaria di 1° grado dell’istituto comprensivo “Giambattista Vico”,  accompagnati da dirigenti e insegnanti.

Il comandante provinciale, colonnello Sebastiano Arena, ha salutato le autorità presenti, a partire dalla prefetta di Grosseto, dottoressa Paola Berardino, la senatrice Simona Petrucci e l’onorevole Marco Simiani.

Presenti anche il sindaco di Grosseto Antonfrancesco Vivarelli Colonna, il presidente della Provincia Francesco Limatola, l’assessore regionale Leonardo Marras e  i sindaci della provincia.

«Il mio benvenuto al procuratore della Repubblica, consigliere Maria Navarro, e a tutti i magistrati degli uffici della procura. grazie. A voi i carabinieri si affiancano da sempre con radicata comunione di fini e convinto spirito di collaborazione».

Presente anche don Marius, in rappresentanza del vescovo, monsignor Giovanni Roncari. 

Le autorità presenti alla festa per il 210° anniversario dell'Arma
Le autorità presenti alla festa per il 210° anniversario dell’Arma

Carabinieri, una presenza capillare in tutti i Comuni

«Il servizio ai cittadini e alle comunità che abbiamo in cura – ha detto ancora il comandante Arena – è lo scopo ultimo del nostro agire, il movente della nostra dedizione quotidiana: servizio ai cittadini. Qui, nel capoluogo, come nei rimanenti 27 comuni della provincia in cui le stazioni dell’arma costituiscono l’unico presidio di polizia dello Stato».

La cerimonia è stata inaugurata con l’omaggio ai caduti. Ricorre proprio quest’anno l’80° anniversario dell’eccidio dei carabinieri Alberto La Rocca, Vittorio Marandola e Fulvio Sbarretti, martiri che a Fiesole, il 12 agosto 1944, durante la guerra di liberazione, nel fiore dei loro 20 anni, si consegnarono spontaneamente alla violenza nazista, consapevoli che sarebbero stati fucilati, pur di salvare 10 ostaggi civili, vittime di rappresaglia.

«Il nostro commosso pensiero non può non andare anche ai nostri colleghi di ieri, gli appuntati scelti Antonio Santarelli e Alessandro Giorgioni e ai loro parenti e familiari, su cui più di ogni altro è caduto il peso di questo rischioso servizio alla patria, ci stringiamo in un abbraccio ideale che sa tuttavia di non poter mitigare l’incolmabile vuoto lasciato dai loro cari».

Il comandante Arena e la prefetta Paola Berardino
Il comandante Arena e la prefetta Paola Berardino

L’attività dell’ultimo anno: oltre 24mila pattuglie e 170 arresti

L’arma ha utilizzato sul territorio 24.299 pattuglie, con una media di 67 servizi al giorno tra tutti i comuni.

In tema di contrasto alla criminalità, l’arma ha conseguito nella provincia importanti risultati, arrestando 170 persone, sia in flagranza di reato che su ordine dell’autorità giudiziaria, e denunciandone in stato di libertà 1.803.

«Sempre in tema di repressione dei reati, non si può sottacere il determinante contributo che, in molti casi, è derivato dalla collaborazione dei cittadini, con segnalazioni veicolate al nostro “112”, oggi numero unico di emergenza europeo, o direttamente alle stazioni carabinieri, nostre centrali d’ascolto».

I carabinieri ambientali e forestali

Poi il comandante Arena ha posto l’attenzione sul tema dell’ambiente: «La sicurezza si inscrive anche nel perimetro, non più eludibile, della transizione ecologica: concetto che va ribadito con ancora più forza oggi, ricorrenza della giornata mondiale dell’ambiente. Molto importante, sul piano della educazione ambientale, è stata l’attività svolta dal reparto carabinieri biodiversità di Follonica, retto dal colonnello Giovanni Quilghini, che gestisce sei riserve naturali statali presenti nella provincia (oltre alla riserva di Montecristo, in provincia di Livorno) e garantisce la conservazione di alcune specie di flora e fauna rigorosamente protette dalle direttive comunitarie e dagli accordi internazionali, come il cavallo di razza maremmana».

«Sempre in tema ambientale desidero ricordare l’attività svolta dal gruppo carabinieri forestali di Grosseto, al comando del tenente colonnello Marta Ciampelli, che presidia le inestimabili bellezze naturali di questa meravigliosa provincia, ricca di ben 178.000 ettari di boschi e più di 35.000 ettari di aree protette».

Il gruppo carabinieri forestali, attraverso i suoi 10 nuclei dislocati in altrettanti comuni della provincia, assicura una “prossimità ambientale” che costituisce un presidio avanzato del territorio a tutto tondo, con interventi a tutela del paesaggio dalle illecite iniziative urbanistico-edilizie e dalle abusive captazioni idriche, nonché della pulizia fluviale, dei vincoli idrogeologici, delle utilizzazioni forestali; e, ancora, a tutela del benessere animale, al contrasto al bracconaggio.

Nell’anno appena trascorso sono stati complessivamente 9.400 i controlli svolti dal comparto forestale dell’arma in tutti gli ambiti della specialità, con la denuncia all’autorità giudiziaria di 165 persone e l’accertamento di oltre 700 illeciti amministrativi, con sanzioni pecuniarie per un ammontare di oltre 765.000 euro».

Un altro momento della festa per il 210° anniversario
Un altro momento della festa per il 210° anniversario

Il grazie del comandante a tutti i carabinieri                              

«Concludo rivolgendomi a voi, carabinieri della provincia di Grosseto, qui idealmente schierati in alcune declinazioni del nostro servizio: comandanti e addetti alle stazioni, carabinieri forestali, militari dei nuclei radiomobili e degli assetti investigativi, personale degli uffici, equipaggi delle unità navali, addetti a centrali operative, sciatori».

«Ringrazio tutti voi, e per il vostro tramite ogni carabiniere in servizio nella provincia di Grosseto, per quanto avete sinora fatto ma, ancor di più, per quanto continuerete a fare per alleviare i disagi e rispondere ai bisogni dei nostri concittadini, per l’umanità con cui saprete accoglierli nei momenti del loro bisogno, per la competenza e la determinazione che saprete profondere in ogni aspetto del nostro servizio e per la serenità che, al rientro nelle vostre famiglie, pur gravati da così tanto carico, saprete restituire a coloro che con voi condividono la scelta, che fu solo vostra, di arruolarvi nella nostra gloriosa istituzione».

«E nei momenti di stanchezza, quando il peso di quella scelta dovesse farsi più intenso, rammentatevi delle parole del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa: “certe cose si fanno solo per guardare più serenamente negli occhi i propri figli, e i figli dei nostri figli”».

Carabinieri e Anpi uniti nel ricordo del tenente Gino

Nella mattinata in cui viene celebrata la fondazione dell’Arma dei carabinieri è stata inoltre rinnovata, grazie all’invito del colonnello Sebastiano Arena, la consueta cerimonia congiunta con il comitato provinciale “Norma Parenti” dell’Anpi nel nome e nel ricordo del sacrificio di Luigi Canzanelli, medaglia d’argento alla memoria caduto in una imboscata nazifascista a Murci ottant’anni fa, al quale è dedicata la sede del comando provinciale dei carabinieri grossetani.

Un’occasione per ricordare, insieme al tenente Gino, anche il sacrificio del vicebrigadiere Salvo D’Acquisto, fucilato per rappresaglia dai nazisti, e gli oltre duemila carabinieri in servizio a Roma che furono catturati e deportati in campi di lavoro o di internamento del Terzo Reich, dei quali oltre 600 non fecero più ritorno.

La cerimonia congiunta con il comitato provinciale "Norma Parenti" dell'Anpi nel nome e nel ricordo del sacrificio di Luigi Canzanelli
La cerimonia congiunta con il comitato provinciale “Norma Parenti” dell’Anpi nel nome e nel ricordo del sacrificio di Luigi Canzanelli

80° anniversario dell’Anpi

La giornata dedicata al 210° anno di fondazione dell’Arma dei Carabinieri ha segnato anche la vigilia per l’Anpi dell’80° anniversario della propria costituzione, avvenuta a Roma il 6 giugno 1944 mentre l’Italia era ancora sotto l’occupazione nazifascista.

L’Ente morale dei partigiani, definito anche per questa ragione “Istituzione tra le Istituzioni”, ebbe una sua rappresentanza alla Consulta nazionale i cui lavori si svolsero tra il settembre del 1945 e il referendum istituzionale dell’anno successivo. All’Anpi, nella prima assemblea legislativa dell’Italia liberata, furono infatti assegnati 16 consultori nazionali, a conferma del prestigio di cui godeva, così suddivisi: 3 socialisti, 3 democristiani, 3 liberali, 3 comunisti, 2 del partito d’azione, 1 del partito democratico del lavoro ed un consultore senza appartenenze di partito.

L’organizzazione dell’Anpi rispecchiava fedelmente la politica del Cln, unitaria riguardo allo scopo, e sostanzialmente federativa in relazione alla natura delle sue componenti, fondamentale punto di forza e di coesione durante la guerra di liberazione.

Nel 1971, per il venticinquennale della Repubblica, venne diffuso un importante documento contenente un significativo riferimento alle forze armate. In un passaggio si dichiarava: “Le forze Armate italiane oggi possono guardare l’avvenire con la certezza di rappresentare tutta la Nazione, tutte le forze democratiche nell’ambito della lealtà costituzionale, poiché esse sono e debbono essere al servizio non di una fazione, come accadde durante il fascismo, ma di tutto un popolo”.

Durante gli anni ’70 due partigiani saranno nominati alla carica di Capo di Stato Maggiore della Difesa, il generale Enzo Marchesi ed il generale Andrea Viglione, per poi arrivare alla storica elezione a Presidente della Repubblica, nel 1978, di Sandro Pertini, valoroso partigiano e vicepresidente nazionale dell’Anpi.

Diversi anni fa il tribunale militare di Verona, ammettendo la costituzione dell’Anpi come parte civile in un processo relativo a stragi compiute in Italia nel 1944 da parte nazifascista, sentenziò che l’Anpi è “storicamente l’erede, in forma statutariamente riconosciuta, di tutti quei gruppi e formazioni che hanno costituito centro di riferimento collettivo di grandissima parte della popolazione italiana, animata dal medesimo sentimento di restituire al Paese libertà e democrazia”.

Luciano Calì: «Per noi una grande responsabilità»

«Questo riconoscimento della continuità dell’Associazione con chi ha combattuto per la libertà – spiega  Luciano G. Calì, presidente del Comitato Provinciale “Norma Parenti” dell’ANPI – è di grandissima importanza e di grande significato politico. Ma è anche fonte di una grande responsabilità che sentiamo nel profondo ed alla quale non vogliamo sottrarci. Nel momento in cui compiamo ottant’anni, il dovere principale che sentiamo è quello di portare avanti le finalità e gli scopi di quanti hanno combattuto o si sono immolati per la nostra libertà. Abbiamo ormai una maturità sufficiente per assolvere questo compito e per rappresentare le aspirazioni di quelle donne e di quegli uomini».

«Sappiamo che essi sognavano un Paese antifascista e democratico, dobbiamo pertanto contribuire a realizzare quel sogno che la barbarie ha provato a spezzare. Lo facciamo oggi, con le diverse generazioni presenti nelle nostre file, e lo faremo anche domani quando la generazione dei combattenti della libertà, purtroppo, sarà scomparsa. L’Anpi si farà garante affinché alle nuove generazioni siano tramandate quelle attese di pace, libertà, uguaglianza e giustizia sociale che sono e devono essere, con l’antifascismo, il fondamento della nostra democrazia».

 

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