ORBETELLO. L’ingresso di Grazia Kendi nella casa del Grande Fratello avrebbe dovuto essere un momento di gioia. Per la giovane donna di Albinia, con una vita semplice trascorsa tra lavoro e sogni televisivi, varcare quella porta rossa significava realizzare un traguardo importante.
Invece sui social, sotto all’articolo di MaremmaOggi dove veniva data notizia del suo arrivo nel programma televisivo, si è riversata una valanga di commenti offensivi. Non critiche, non opinioni: insulti gratuiti, attacchi personali e commenti pieni di disprezzo, che hanno colpito Grazia e chi le vuole bene.
Il padre in prima linea
A difendere la figlia è intervenuto il padre Marius Kendi, uomo semplice con una vita alle spalle fatta di sacrifici, sofferenze e tanto lavoro. Marius ha risposto per le rime a tutti gli “hater” che giudicavano Grazia e il suo corpo.
«Non telegenica, coscia e gluteo pieno. In televisione risulta bruttina», è uno dei tanti commenti odiosi che si legge sotto il nostro post di Facebook.
Marius con coraggio e determinazione ha preso posizione strenuamente, ribadendo che dietro il volto televisivo c’è una persona reale, con sentimenti, fragilità e dignità. «Mia figlia non è un personaggio da giudicare – ha scritto – è una giovane donna che merita rispetto, non linciaggi digitali».
Il caso di Grazia non è isolato. Ogni anno i concorrenti dei reality diventano bersagli dell’odio, ogni giorno i social sono invasi da commenti che vanno sopra le righe. L’anonimato dei social incoraggia la cattiveria, e alcuni sembrano quasi gioire della gogna mediatica che si scatena contro chi osa mostrarsi in tv.
Espressioni di grandi frustrazioni personali. E le conseguenze non sono virtuali. Ansia, dolore, perdita di autostima sono all’ordine del giorno. La cattiveria online lascia cicatrici invisibili, e spesso chi la subisce è un giovane, solo davanti alla crudeltà di chi giudica senza pietà.
L’odio sui social
Questa vicenda non riguarda solo Grazia. È uno specchio di noi stessi, della società in cui viviamo e della direzione in cui stiamo andando. Viviamo in un’epoca in cui la cattiveria digitale diventa spettacolo, in cui la compassione sembra un optional e l’odio sembra normalizzato.
Vogliamo continuare a crescere in un mondo dove l’umanità è misurata dalla crudeltà? Oppure vogliamo fermarci, proteggere chi è vulnerabile e difendere il rispetto come valore imprescindibile? Dietro ogni volto, anche dietro quello di una concorrente di reality, c’è una persona vera. E ricordarselo non è un atto di gentilezza: è un dovere morale.
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Redattore di MaremmaOggi. Per me scrivere è uno strumento di verità, di bellezza, è di liberta, un mezzo per esprimere ciò che altrimenti rimarrebbe inespresso.
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