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Gli auguri della prefetta ai carabinieri via radio

Paola Berardino ha visitato la caserma e ha parlato con i militari di pattuglia dalla centrale operativa
La prefetta Paola Berardino alla centrale operativa

GROSSETO. Martedì 21 dicembre la prefetta di Grosseto Paola Berardino ha fatto visita al comando provinciale di Grosseto, dove ha incontrato il personale della sede per uno scambio di auguri in occasione delle imminenti festività natalizie e di fine anno. Accolta dal comandante provinciale carabinieri di Grosseto, il colonnello Giuseppe Adinolfi, la prefetta ha salutato i militari presenti in alcuni uffici, visitando anche la centrale operativa, dove i carabinieri le hanno mostrato l’infrastruttura informatica e gli apparati radio, di cui si servono quotidianamente per gestire il flusso comunicativo con le pattuglie sul territorio e con i cittadini da cui arrivano le richieste di intervento, tramite la Centrale unica di risposta di Firenze, dove è attestato il centralino regionale del 112 Nue, il Numero unico di emergenza.

La prefetta Paola Berardino con il colonnello Giuseppe Adinolfi
La prefetta Paola Berardino con il colonnello Giuseppe Adinolfi

È stato proprio tramite apparato radio, che la prefetta Berardino, seduta alla console degli operatori per un minuto, ha rivolto la parola – tramite chiamata generale a tutte le pattuglie – ai militari in quel momento impegnati in servizi esterni di controllo del territorio, e che si erano messi in ascolto radio, ricevendo in diretta il messaggio augurale che Paola Berardino ha voluto rivolgere loro, ringraziandoli per l’impegno e lo spirito di sacrificio che mettono nel loro lavoro.

In particolare durante i momenti di festa, dove molti sacrificando famiglie ed affetti, garantiscono la sicurezza di tutti. Proprio per questo, la scelta della Centrale operativa non è stata casuale: un ufficio aperto 365 giorni all’anno, 24 ore al giorno, dove personale specializzato riceve chiamate e richieste di ogni tipo, e per cui occorre, a volte, interpretare, saper leggere tra le righe, per comprendere a pieno quale difficoltà, ansia o disagio si nasconde dietro chiamate per emergenze a volte non riscontrabili effettivamente, ma che invece nascondono le difficoltà profonde di quella persona che ha composto il 112, e che spesso più che un intervento di una pattuglia cerca una voce amica, uno sfogo o una compagnia.

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