Geotermia nel Morellino. Come distruggere un paradiso Skip to content

Geotermia nel Morellino. Come distruggere un paradiso

Arrivano gli espropri per i sondaggi di ricerca a Pancole, Pomonte e Pereta. L’assessora regionale: «Non daremo le autorizzazioni». Ma l’iter va avanti
Nel fotomontaggio, una centrale geotermica fra i vigneti del Morellino
Nel fotomontaggio, una centrale geotermica fra i vigneti del Morellino

SCANSANO. C’è una follia che aleggia sul territorio più bello del mondo, su alcuni angoli fra i più suggestivi della Maremma. C’è un rischio enorme per la culla del Morellino, le sue viti, i suoi olivi. Il rischio si chiama geotermia, perché siamo a due passi dal monte Amiata, che era un vulcano, e oltre all’acqua termale, se scavi, trovi anche quella che chiamano “risorsa geotermica”. Risorsa un accidente, se per estrarla devi distruggere un territorio.

Eppure ci sono tre autorizzazioni in essere, per altrettanti “sondaggi di ricerca“.

Da poco stanno arrivando le lettere che annunciano, ai proprietari dei terreni, gli espropri. Espropri di campi seminati, oliveti e vigneti, espropri di angoli meravigliosi plasmati nei decenni dalla fatica dell’uomo, dove si producono vino Doc e olio Igp, dove se sali in vetta alle colline lo sguardo arriva fino al mare.

Ve li immaginate impianti industriali e nuvole di fumo bianco e caldo in mezzo a questo paradiso? Per far fare soldi alle grandi imprese dell’energia si rischia di mettere in ginocchio un’intera economia.

Qui, a Pancole e Pomonte, comune di Scansano, e a Pereta, comune di Magliano, potrebbero sorgere infatti impianti geotermici.

Il condizionale è d’obbligo, per ora, ma l’iter è in corso.

Certo, l’assessora regionale all’ambiente Monia Monni, non più di qualche giorno fa, in un’intervista a Repubblica Firenze, ha dichiarato «Non daremo mai le autorizzazioni». Ma lo ha detto, le sue sono parole, di cui sarà sicuramente convinta. Non lo mettiamo in dubbio.

Ma gli atti regionali ufficiali, al momento, dicono ben altro. 

Al momento gli atti ufficiali sono: 

  1. Una delibera di qualche anno fa del consiglio comunale di Scansano, peraltro condivisa con la Regione stessa, nella quale il territorio del comune viene definito “inidoneo alla geotermia”;
  2. Tre autorizzazioni della Regione (2 a Scansano, 1 a Magliano) per fare indagini alla ricerca della risorsa geotermica, concesse nonostante l’atto del consiglio comunale;
  3. Le lettere di avviso spedite mesi fa a Magliano e da qualche settimana a Scansano, sempre della Regione, che sta partendo l’iter per l’occupazione temporanea e/o l’esproprio di terreni per installare i cantieri per i pozzi di ricerca;
  4. Peraltro la Regione, quando c’è stato un primo ricorso al Tar, a firma Iacopo Biondi Santi, uno dei principi del vino toscano, proprietario del castello di Montepò, contro le autorizzazioni alla ricerca, si è costituita in giudizio. Non avesse avuto interesse ad andare avanti poteva evitare di farlo. Altri ricorsi si sono poi aggiunti nel tempo.

Qui le tre delibere della Regione che autorizzano le esplorazioni:

Per cui, al di là delle parole, gli atti dicono tutt’altra cosa.

Come dice ben altra cosa il buon senso: fare un sondaggio per la ricerca geotermica costa milioni di euro. Ha senso che le società che hanno fatto richiesta, peraltro piccole, si assumano un rischio così importante senza avere la certezza di poter poi sfruttare la risorsa geotermica? Magari cedendo gli impianti alle grosse imprese del settore…

Arrivano le lettere di avviso di esproprio

A Magliano, nella zona di Pereta, meraviglioso borgo medievale sulla strada che collega il capoluogo a Scansano, le lettere di avviso di espropio sono arrivate alcuni mesi fa. A Scansano stanno arrivando in queste settimane, nelle due aree individuate per le ricerche: una vicino a Pancole, l’altra vicino a Pomonte

Il borgo medievale di Pereta
Il borgo medievale di Pereta

Le lettere di avviso, peraltro, riportano una dicitura ambigua, che così recita “occupazione temporanea e/o esproprio“. Ambigua, ma sostanziale. Perché in caso di “occupazione temporanea” i valori di esproprio, che vanno da 9000 a 70mila euro a ettaro, a seconda che si tratti di seminativo, fino al prezioso vigneto Doc, vengono ridotti a un decimo. Quindi a cifre irrisorie. E i sondaggi sarebbero effettuati per un anno, quindi si configurerebbe un’occupazione temporanea e non un esproprio, sempre che poi non si prosegua con la realizzazione degli impianti.

Ma se realizzi un cantiere per la perforazione, con tanto di colata di cemento per sostenere la perforazione stessa, dove c’è un vigneto, un anno dopo cosa resta di quel territorio? L’effetto non sfugge a nessuno: dal verde delle vite al grigio del cemento, dalla meravigliosa campagna maremmana a una qualsiasi triste periferia urbana. 

Questo è quello che rischiano Scansano e Magliano, stando agli atti ufficiali.

La rabbia dei territori

A Scansano, nei giorni scorsi, si è tenuta un’assemblea pubblica, ospitata dalla cooperativa di Pomonte.

Ad organizzarla l’ex sindaco Francesco Marchi, ora consigliere di opposizione, insieme a Gianluca Mazzuoli, altro consigliere di opposizione. Ha partecipato anche la sindaca Bice Ginesi. C’erano un centinaio di persone, sia da Scansano che da Magliano. Singoli cittadini, proprietari dei terreni, imprenditori dell’olio e del vino. Tutti molto preoccupati e per niente rassicurati dalle “parole” della Regione.

Un momento dell'assemblea a Pomonte: Gianluca Mazzuoli e Francesco Marchi
Un momento dell’assemblea a Pomonte: Gianluca Mazzuoli e Francesco Marchi

A Magliano, da qualche mese, è nato il comitato Maremma Amata, che è molto attivo nella zona. Fra i fondatori c’è Clara Gentili, figlia di Elisabetta Geppetti, della fattoria Le Pupille. Perché dove vorrebbero fare i sondaggi per la geotermia ci sono i vigneti da cui nasce il Poggio Valente, uno dei migliori morellini della Maremma. Un vino eccezionale, esportato in tutto il mondo. Gli stranieri che vengono in Maremma salgono apposta fino a Pereta per degustare questi capolavori.

Eppure qui ci potrebbe nascere un impianto geotermico.

Sempre che le parole dell’assessora Monia Monni non si trasformino in atti concreti. Staremo a vedere.

 

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