PORTO SANTO STEFANO. Era diventato l’incubo di Porto Santo Stefano. Perché in sei mesi, avrebbe messo a segno sette furti e un tentativo finito male. Un incubo, certo. Non per il valore di quanto portato via, poche decine di euro, ma per la scia di danni che si sarebbe lasciato alle spalle. E l’unico modo per fermarlo, secondo il giudice Marco Mezzaluna, è il carcere.
Colpi da poche decine di euro
Poche decine di euro, il bottino racimolato durante i sette colpi. Ma soprattutto, l’incapacità di non farsi notare dalle vittime e dai carabinieri, che ogni volta che hanno ricevuto una segnalazione, sono risaliti all’autore, incastrato dalle testimonianze e dalle telecamere di videosorveglianza.
Giordano Patarca, 52 anni, difeso dall’avvocato Marco Fanti, è stato portato al carcere di via Saffi: il giudice ha accolto la richiesta del sostituto procuratore Giovanni De Marco che ha coordinato le indagini dei carabinieri di Porto Santo Stefano.
Sette i furti contestati e uno quello tentato, avvenuti tutti all’Argentario. Patarca, che non ha un lavoro, sarebbe entrato nel Municipio di Monte Argentario e da lì avrebbe portato via due cellulari, delle casse audio e una stufetta elettrica. Poi avrebbe tentato di entrare in un appartamento senza riuscirci: è stato sorpreso e messo in fuga.
In chiesa invece, avrebbe portato via la borsetta a un’anziana, poi un cappellino in un’auto e una bici, un’altra volta un casco e una Vespa, infine una mountain bike. Refurtiva che è stata recuperata.
In silenzio davanti al giudice
Martedì 7 febbraio, l’uomo è stato interrogato dal giudice: ha deciso di non rispondere alle domande del magistrato. Per il momento, il cinquantaduenne resterà in carcere. Secondo il giudice Mezzaluna, è questo l’unico deterrente efficace per evitare che commetta altri furti. Sapeva di essere nel mirino de carabinieri, ma avrebbe continuato a rubare.

45 anni, redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l’ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi
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