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Evasione fiscale, commercialista nei guai

Nel mirino della Procura anche un conto da tremila euro in un ristorante: il professionista di nuovo a processo
Il tribunale di Grosseto @maremmaoggi
Il tribunale di Grosseto

FOLLONICA. Nell’aula della corte d’assise, al primo piano del tribunale di Grosseto, mercoledì 13 aprile si è svolta l’udienza del processo per truffa a carico del commercialista elbano Evans Capuano. Che solo due giorni prima, è stato rinviato a giudizio dal giudice Sergio Compagnucci per false fatturazioni. Difeso dall’avvocato Guiscardo Nicola Italo Allescia, il commercialista 61enne è finito di nuovo nei guai per reati di natura tributaria. Così come era successo già lo scorso novembre

A processo anche l’ex suocera

Con il commercialista è finita nei guai anche l’ex suocera, Giuliana Lasi, difesa anche lei dall’avvocato Allescia e Lucia Sessa, titolare di un ristorante, assistita dall’avvocato Massimiliano Quercetani

I fatti contestati dalla sostituta procuratrice Anna Pensabene vanno dal 2016 al 2018. Secondo l’accusa della procura, il commercialista, proprietario della società Betty srl e l’ex suocera, che di quella società era l’amministratrice, per evadere le imposte sui redditi e l’Iva, non avrebbero indicato nella dichiarazione, gli affitti del capannone di Riotorto, stipulando i contratti con due società di commercio all’ingrosso di frutta e verdura con due diverse società, la Maremma Food srlsu e la Maremma Food srl, entrambe riconducibili a Capuano. 

Contratti per oltre 160.000 euro da cui discendono 30.000 euro d’Iva da pagare. Nel 2017, per il periodo d’imposta 2016, era stata presentato un modello di reddito società di capitali 2017 per il periodo d’imposta 2016 indicante: risultato del conto economico, utile di 1 euro, reddito complessivo un euro e un euro anche di ricavi dichiarati. 

Per quanto riguarda invece l’Iva relativa allo stesso anno, era stata presentata una dichiarazione dalla quale emergeva un’imposta a credito di 8.546 euro di cui 71.164 a debito e 79.710 come Iva detraibile. Era stata poi presentata una dichiarazione integrativa e alla fine, secondo la procura, dove era stata evasa un’imposta Ires di 37.537,50 euro e Iva di 30.030 euro. Stesso sistema sarebbe stato utilizzato anche per l’anno d’imposta 2017, con un’evasione dell’Ires di 30.057 euro

La titolare del ristorante è finita nei guai invece per una fattura da 3.000 euro, sulla quale sarebbe stata evasa l’Iva per 272,73 euro. Capuano avrebbe però pranzato e cenato spesso nel ristorante, senza saldare il conto volta per volta per pagare quanto dovuto alla ristoratrice, che era anche su cliente, una volta raggiunta la cifra di 3.000 euro. Cifra per la quale la donna ha emesso la fattura ritenuta falsa dalla procura. 

 

 

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