Esame, Dad, covid: La doppia protesta degli studenti | MaremmaOggi Skip to content

Esame, Dad, covid: La doppia protesta degli studenti

In via Giotto la protesta era soprattutto per le nuove prove previste per l’esame di maturità e per l’alternanza scuola-lavoro, in piazza Nassirya per le misure anti-Covid
Una foto dei ragazzi in protesta nel parco di Via Giotto

GROSSETO. Una giornata di proteste studentesche questo 4 febbraio, a Grosseto come in tutta italia.

A Grosseto la principale manifestazione, tenuta al parco di Via Giotto, ha seguito lo spirito di quelle lanciate a livello nazionale. Una manifestazione contro le modifiche apportate all’esame di maturità. L’altra in piazza caduti di Nassirya è stata la prosecuzione di quella che si era tenuta in piazza Dante il 28 gennaio, contro le restrizioni Covid-19.

Al parco di via Giotto

Filippo, studente del liceo scientifico, riporta le ragioni della manifestazione: «Abbiamo deciso di far sentire la nostra voce, di scendere in piazza e manifestare. Le modalità di svolgimento dell’esame di maturità 2022 sono penalizzati, non siamo sufficientemente prepararti per svolgere delle prove scritte dopo due anni di dad, di scuola a singhiozzi. Non solo il Ministero ha comunicato le modalità di svolgimento dell’esame troppo tardi, ostacolando ulteriormente la preparazione di noi studenti, ma ignora anche ogni richiesta delle associazioni studentesche. Non ricevendo prima acune comunicazioni, credevamo l’esame si svolgesse come gli scorsi anni. Siamo stanchi di essere messi da parte, di non essere ascoltati, di non avere diritto di parola sul nostro futuro. Hanno manifestato tutti gli istituti di Grosseto, oggi eravamo circa 300, e il disagio che proviamo è comune a tutti gli studenti italiani».

Tra gli studenti a manifestare, anche la figlia del sindaco della città, Beatrice Vivarelli Colonna, studentessa al quinto anno di liceo classico. A quanto pare ha messo insieme i vari rappresentanti di istituto per organizzare la manifestazione con un posto e giorno unico: «In questi anni di pandemia gli studenti hanno fatto esercitazioni per altri tipi di prova, adesso scoprire all’ultimo che sarebbe prevista anche la seconda prova, è stata una sorpresa. Al classico le materie per la seconda prova potranno essere greco o latino, è stata davvero una doccia fredda».

Cristoforo Russo, segretario generale Flc-cgil di Grosseto, unico sindacato che ha partecipato alla manifestazione, era stamani alla manifestazione dei ragazzi, portando in seno un’altra motivazione per solidarizzare con gli studenti: «La morte dello studente di Udine – dichiara Russo –  ha avuto un’eco straordinaria in tutto il Paese riproponendo il tema dell’(ex) alternanza scuola lavoro, ora PCTO, e dell’obbligatorietà introdotta dalla pessima legge 107».

«Qualcuno – ricorda Russo – tentando di minimizzare l’accaduto, ci ha ricordato che lo studente frequentava il quarto di un percorso di Istruzione e Formazione Professionale, quasi che tutte le studentesse e gli studenti non abbiano gli stessi diritti indipendentemente dall’itinerario di studio seguito. Siamo contrari alla obbligatorietà e alla precisa quantificazione delle ore in alternanza-PCTO,
tali percorsi non devono rappresentare un paravento utile a mascherare rapporti di lavoro subordinato o parasubordinato gratuito.
I PCTO devono rimanere un’opportunità formativa pienamente inserita e valorizzata nei percorsi di studio frequentati da studentesse e  studenti, devono essere scelti soggetti ospitanti che ordinariamente predispongono una formazione permanente per i propri dipendenti e gli studenti non devono sostituire posizioni professionali all’interno del soggetto ospitante. La scuola deve essere un luogo di crescita e relazione, non una palestra di sfruttamento, precarietà e morte.
Il Ministero ascolti i sindacati e gli studenti. Nessun ascolto, per ora, solo botte e cariche della polizia. I giovani di questo Paese – sono sempre evocati, ma poco ascoltati. Non può funzionare così»

 

L’altra protesta, in piazza Nassiryia

Una porzione degli studenti raccolti in piazza caduti di Nassirya a Grosseto

«Dalla manifestazione del 28 gennaio in piazza Dante, nulla è cambiato, anzi forse peggiorato» racconta un genitore. Motivo per cui i ragazzi che protestavano assieme ai propri genitori contro le norme anti-covid, si sono ritrovati anche oggi, la mattina 4 febbraio, questa volta in piazza caduti di Nassiryia. I ragazzi sembra siano di più della scorsa volta, «qualcuno si è aggiunto, qualcuno che le scorse volte non aveva partecipato. Ci sono più ragazzi che adulti direi, mi dispiace per chi della scorsa volta non è qui con noi anche stamani».

I ragazzi presenti alla manifestazione dichiarano unitamente: «Se ci fossero delle regole che permettono di ritenere valida una misura di sicurezza potremmo accettarle. Ma ma visto che ci è stato spiegato come funziona il virus e le regole connesse, ci siamo resi conto che sono delle precauzioni che a livello scientifico e sanitario non sono utili. Saliamo sul bus col terrore di essere puniti dalle  sanzioni. Le misure non ci sembrano giuste. Sono strumenti politici più che altro. Abbiamo notato che nelle scuole i professori e le professoresse invece di ascoltarci, hanno iniziato a scontrarsi con noi. Chiediamo di non essere presi in giro, senza mezzi falsi o strumenti inappropriati. Siamo qua anche stamani perché non abbiamo cambiato idea, semplicemente, non siamo disposti ad abbassare la testa e a dire che la lotta è finita. Siamo consapevoli di non poter cambiare la situazione, però cerchiamo di ricreare un comunità che si dà una mano. Siamo aggregati come una famiglia e non ci abbattiamo».

«Ci distacchiamo da un tipo di manifestazione come quelle delle persone che vanno contro ai vaccini, noi siamo contro alle norme adi-Covid.  Ci sono delle persone vaccinate – affermano – che sono venute qua, e si sono rese conto che non è una cosa normale. Non ci va di ricevere insulti per una scelta diversa che abbiamo intrapreso, penso che anche noi siamo persone. Se non siamo d’accordo, abbiamo diritto di essere ascoltati e dire come la pensiamo. Ci siamo svegliati tardi sì, ma non siamo prime persone che stanno manifestando. Noi ci siamo svegliati adesso perché hanno colpito il nostro interesse diretto, e speriamo di crescere, e anche se non si crescerà poi andrà bene così. Ci teniamo per mano e non ci dividiamo, per acettare a tutelare tutti».

I ragazzi presenti ci tengono a puntualizzare anche che: «C’è chi ci dice che la nostra discriminazione è meno importante rispetto ad altre, ma è comunque una discriminazione di pensiero, non è da sottovalutare. Noi manifestiamo pacificamente e siamo aperti al dialogo. A chi non accetta la nostra mano tesa, chiediamo almeno di farci ricreare un ambiente dove si può respirare. Perché se noi non vi odiamo, è odio è quello che dimostrate verso di noi?».

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