CAPALBIO. Un’assoluzione, una sentenza di non doversi procedere, qualche conferma e diverse riduzioni. Finisce così il processo in Corte d’appello a Firenze per il “drive in” della droga a Capalbio, smantellato dai carabinieri nel 2017 a seguito di un’indagine durata mesi.
Le decisioni dei giudici fiorentini
Non luogo a procedere per Said Jarmouni, un uomo di origini marocchine di 38 anni, assoluzione per Mortar Mansour, 43 anni, tunisino, che in primo grado era stato condannato a un anno, otto mesi e 5mila euro di multa. Ridotta, anche se di poco, la pena per Hicham El Rifay, 30 anni, che in primo grado era stato condannato a 12 anni e sei mesi e 53.500 euro di multa. I giudici fiorentini lo hanno condannato a 11 anni e sei mesi e 55.500 euro di multa, mentre la pena inflitta a Said Satia e Monhammed Guennane, è stata ridotta rispettivamente a 4 anni e tre mesi e 12.000 euro di multa e a 4 anni e 18.000 euro di multa.
Ridotta a 4 anni e 17.333 euro di multa la pena inflitta a Dino Bertoli (difeso dall’avvocata Francesca Carnicelli), che aveva patteggiato una pena a sei anni e 26mila euro, mentre Ivan Dominici dovrà scontare 4 anni, sette mesi e 20 giorni, oltre a 19.200 euro di multa. I nove anni, quattro mesi e 40mila euro per Jawad El Azzouzi, 35 anni, marocchino, sono diventati 4 anni e 20.000 euro di multa, mentre per Ahmed Jarmouni è stata disposta una pena di 6 anni e 30.000 euro di multa, mentre ad Abderrhaim Jarmouni, la pena inflitta è stata di 6 anni e 4 mesi e 31.500 euro di multa.
Confermata invece la sentenza di primo grado per Monica Contri e Francesco Domenichini, per i quali la sostituta procuratrice Anna Pensabene aveva chiesto una condanna al pagamento di 18.000 euro ciascuno. Entrambi dovranno pagare anche le spese processuali della Corte d’Appello.
La Corte d’Appello ha anche ridotto le pene di Said Jarmouni, 11 anni e 8 mesi e 65.000 euro di multa, Abdelhalim Jarmouni, 9 anni di carcere e 45.000 euro di multa, Salah Jarmouni, 8 anni e 8 mesi e 52.000 euro, Moustapha Jarmouni, 11 anni e 8 mesi di carcere e 65.000 euro di multa.
Satia, Bertoli, Dominici, El Azzouzi e Guennane erano stati interdetti dai pubblici uffici in perpetuo: ora invece la Corte d’appello ha riformato la sentenza, abbassandola a cinque anni.
Cibo nei boschi in cambio di droga
L’indagine, coordinata dalla sostituta procuratrice Anna Pensabene, era stata portata avanti dai carabinieri, che avevano tenuto d’occhio i boschi della zona di Capalbio. Sei le piazze di spaccio gestite da nordafricani. Una di queste veniva pubblicizzata non solo con il passaparola ma anche con messaggini agli acquirenti più assidui attraverso utenze dedicate che venivano sostituite ogni 15-20 giorni.
I clienti, soprattutto giovani, studenti e anche tossicodipendenti, arrivavano a Capalbio da tutta la Maremma ma anche dal Viterbese. Si fermavano al limite del bosco e aspettavano il loro turno come in un drive in: alcuni tra i clienti più fedeli accompagnavano gli spacciatori durante i loro spostamenti e quando avevano bisogno, si facevano portare cibo e altri generi di prima necessità che permettesse loro di poter continuare a vivere nel bosco, senza aver bisogno di uscire.
Ma soprattutto erano i clienti finiti poi nei guai ad accompagnare chi aveva bisogno di acquistare cocaina, eroina e hashish al drive in o a dare indicazioni precise per trovare la piazza dello spaccio lontana dalla strada e da occhi indiscreti, sotto gli alberi del boschetto di Capalbio.
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Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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