MONTE AMIATA. Il 30 dicembre del 2021, alle 18.43, i carabinieri avevano assistito in diretta all’ennesima lite scoppiata tra due ragazzi. Nell’abitazione della coppia erano in corso le intercettazioni, dopo che la ragazza, una ventenne originaria del Lazio, aveva denunciato il suo compagno, ventunenne. Poi però aveva ritirato la querela.
Quel giorno, il giovane era tornato a casa ma la ragazza era impegnata in una videochiamata con il nonno, che aveva interrotto subito. Lui però si era scagliato contro di lei, prendendola a pugni e schiaffi, afferrandola per il collo, e poi aveva ripreso a schiaffeggiarla e a prenderla a pugni, colpendola ripetutamente, per dieci minuti di seguito.
I carabinieri arrivarono subito nell’abitazione dei due giovani, che si erano trasferiti sull’Amiata da poche settimane, con la scusa di aver ricevuto una segnalazione. Erano entrati e avevano trovato la ragazza in lacrime e il ventunenne di origini albanesi, che professava la sua innocenza. Il giovane era stai arrestato, la giovane invece era stata portata al pronto soccorso del Misericordia. Ora il giudice per le indagini preliminari Sergio Compagnucci ha rinviato a giudizio il giovane che sarà processato.
Non voleva che spacciasse
Le liti tra i due ragazzi erano continue. La ragazza, viveva in una casa famiglia da quando aveva perso i genitori. Poi aveva conosciuto il giovane e se n’era andata. Avevano abitato insieme nel Lazio, dopodiché si erano trasferiti a Santa Fiora.
Più volte il ragazzo, già a partire dal mese di giugno quando ancora vivevano nel Lazio, aveva picchiato la giovane. L’aveva offesa e l’aveva minacciata di morte più volte, perché lei aveva detto che se non avesse smesso di spacciare se ne sarebbe andata.
Difeso dall’avvocato Francesco Scotto D’Apollonia, il 21enne è accusato di maltrattamenti: tra luglio e agosto, la ragazza aveva trovato alcune dosi di sostanze stupefacenti e un bilancino, e durante una di queste discussioni lui le aveva tagliato il labbro con un coltellino. Poi, una volta arrivato a casa, l’aveva colpita sulla ferita con uno schiaffo e aveva tentato di strangolarla.
Arrivati sull’Amiata, la situazione non era migliorata, tanto che un giorno erano dovuti intervenire i vigili del fuoco a liberare la ragazza perché lui, in preda alla gelosia, l’aveva chiusa in casa dalla mattina, quando era uscito per andare al lavoro, fino alla sera, quando era rincasato, portando via il cellulare della ragazza.
Calci, pugni, schiaffi e offese: alla fine di dicembre, la ragazza era andata di nascosto all’ospedale per farsi medicare. Non aveva risposto al telefono per tutto il giorno e lui, un volta a casa, l’aveva picchiata per dieci minuti di seguito.
Il sostituto procuratore Carmine Nuzzo ha chiesto il rinvio a giudizio del ragazzo, accusato di lesioni, maltrattamenti e sequestro di persona. La ragazza, all’udienza preliminare di fronte al giudice Compagnucci, si è costituita parte civile: è assistita dall’avvocato Giovanni Gabriele.
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