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Dieci minuti di botte alla compagna: arrestato

Ventenne in carcere a Siena: a ottobre aveva sequestrato la ragazza, chiudendola nel suo appartamento
Una pattuglia dei carabinieri

MONTE AMIATA.  Sola, senza genitori e cresciuta in una casa famiglia. Con il naturale bisogno di affetto di una ragazza di vent’anni, cercato nell’uomo sbagliato. In un compagno che per sei mesi, da quando è cominciata la loro convivenza, le ha reso la vita un inferno fatto di gelosia, botte e minacce. Così lo ha raccontato lei tra le lacrime ai carabinieri, quando è andata lo scorso autunno a sporgere querela. Querela che però, poi, ha ritirato. Fino all’arresto del ventenne, avvenuto mercoledì 30 dicembre grazie all’intervento dei carabinieri della compagnia di Pitigliano, che si sono presentati nell’appartamento sull’Amiata dove la coppia si era trasferita lo scorso settembre.

Ora il ragazzo, di origini albanesi, è rinchiuso nel carcere di Siena e il giudice per le indagini preliminari Marco Mezzaluna ha convalidato l’arresto. 

Non voleva che spacciasse

La ragazza si era innamorata di quel giovane e aveva deciso di lasciare la casa famiglia nella quale viveva da quando era rimasta senza genitori. Lui le aveva promesso che si sarebbe preso cura di lei e lei ci aveva creduto. «L’uomo è così diventato per la donna l’unica persona che si è preso e che si prende cura di  lei – scrive il giudice nell’ordinanza – soprattutto dal punto di vista economico».

La campagna dei carabinieri
La campagna dei carabinieri contro la violenza

Ma il ventunenne – del quale non pubblichiamo il nome per non rendere riconoscibile la vittima – qualche volta era stato sorpreso dalla ragazza a spacciare. La giovane aveva trovato in casa alcuni involucri di stupefacente e un bilancino di precisione. E si era arrabbiata, dicendogli che se lo avesse sorpreso di nuovo, lo avrebbe lasciato. La reazione del ventenne, nei mesi, è stata sempre la stessa: sia che le liti scoppiassero perché lui era in preda all’ira per qualunque motivo, sia che – come ha puntualizzato più volte il giudice – fosse accecato dalla gelosia, la picchiava, con calci, schiaffi e pugni. Arrivando anche a ferirla a un labbro con un coltellino e prenderla subito dopo a pugni colpendole la ferita.

Una violenza cieca, quella del giovane, che non si fermava davanti a nulla: «Ti ammazzo», le urlava, prendendola a calci e pugni in faccia e alle gambe. Afferrandola anche per il collo e stringendola con forza, togliendole il respiro per qualche attimo.

Sequestrata nel suo appartamento

Non sono soltanto i reati di maltrattamenti e lesioni personali aggravate quelli contestati dal sostituto procuratore di turno nel capo d’imputazione provvisorio. C’è anche quello di sequestro di persona per un episodio che riale allo scorso ottobre. Quando il ventunenne, dopo una scenata di gelosia, ha costretto la sua compagna a consegnarli il cellulare, la carta prepagata e il documento d’identità prima di andare al lavoro, lasciando la giovane rinchiusa dentro all’appartamento fino al pomeriggio.

Il giudice Marco Mezzaluna

L’uomo però, le aveva lasciato il proprio cellulare e lei aveva dato l’allarme, chiedendo l’intervento dei vigili del fuoco e dei carabinieri che erano andati a liberarla. Pochi giorni dopo però, la ragazza era tornata a casa: i due si erano chiariti e lui le aveva promesso di cambiare. Lei a quelle parole ci aveva creduto, e aveva così deciso di ritirare la querela.

Ma la situazione, non era migliorata. Tanto che all’inizio di dicembre, la violenza del ventunenne era scoppiata di nuovo, questa volta perché aveva perso il passaporto. «Nonostante le vessazioni e le lesioni patite – scrive ancora il giudice nell’ordinanza – la ragazza ha dichiarato di essere innamorata del compagno e di voler tornare a vivere insieme a lui, giustificando e minimizzando l’episodio e la violenza subita e di non voler sporgere querela». Però, anche in quell’occasione, ai carabinieri, la giovane aveva confermato gli episodi di violenza dei quali era stata vittima.

Liberata dai carabinieri

«Dipendenza psicologica della donna dall’indagato – scrive ancora il giudice Mezzaluna – che la porta ad accettare come normali le gravi condotte di maltrattamento subite dal compagno che tende a proteggere perché da lui dipendente sia sul piano affettivo – psicologico che su quello economico, non avendo familiari o amici a cui rivolgersi per avere tutela o un’altra o un’altra abitazione in cui risiedere oppure perché fortemente intimorita dalle possibili reazioni del compagno».

A mettere la parola fine a tutto questo ci hanno pensato i carabinieri, che avevano attivato le intercettazioni ambientali nell’appartamento della coppia, sia per raccogliere ulteriori prove che per cercare di tutelare la donna «nonostante la sua caparbia volontà di continuare a vivere con il suo aguzzino».

Il 30 dicembre, alle 18.43, i carabinieri hanno assistito in diretta all’ennesima lite scoppiata tra i due. Quando il ventunenne è tornato a casa, la ragazza era impegnata in una videochiamata con il nonno, che ha interrotto subito. Lui però si è scagliato contro di lei, l’ha colpita a calci, pugni e schiaffi, l’ha afferrata per il collo, e poi ha ripreso a schiaffeggiarla e a prenderla a pugni, colpendola ripetutamente, per dieci minuti di seguito.

I carabinieri sono arrivati e con la scusa di aver ricevuto una segnalazione sono entrati nell’abitazione: la ragazza era in lacrime mentre il ventunenne, difeso dall’avvocata Manuela Spagnoli, protestava la propria innocenza, dicendo che non era la prima volta che veniva accusato ingiustamente. I carabinieri hanno parlato con i due ragazzi separatamente: lui ha confermato solo di aver litigato con la giovane, lei invece, a bassa voce per non farsi sentire, ha raccontato di essere stata picchiata. Di quella violenza, portava i segni sul volto: la ragazza è stata portata al pronto soccorso dov’è stata medicata e dove ha rifiutato di attivare il Codice Rosa, lui invece è stato portato in carcere.

 

 

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