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David, il professore-poeta, in classe e sui social

David La Mantia, è uno dei professori più conosciuti in città, scrive e legge poesie, anche sui social, avvicinando generazioni, suonando una musica di parole che è armonia contemporanea
Una foto di David La Mantia

GROSSETO. Barba folta, capelli ricci, occhiali rosa. Curioso. Occhi vivaci e, movenze placide, intelletto fine.

David La Mantia, 59 anni, è nato e vive a Grosseto, incontro meticcio tra un padre di Marsala e una madre delle colline toscane. Si siede ad un tavolo del bar e si racconta.

Rimasto orfano di madre, ha cominciato a cucinare per aiutare a casa quando aveva 8 anni, occupandosi di suo padre. Dopo gli studi, ha fatto tutto quello che era possibile fare per guadagnare qualcosa onestamente. Iniziando con un gruppo di ragazzi da giovanissimo, in qualità di arbitro di baseball, è arrivato a ricevere il contastrike d’argento, onorificenza a chi arbitra almeno per 15 anni. Ha continuato per altri 2 anni «Per almeno 3-4 anni ho guadagnato più da arbitro che da insegnante, è stata un’amara constatazione» racconta David, che alla cultura ha dedicato, e sta dedicando ancora la maggior parte del suo tempo.

Formatosi tra l’Università di Siena, dove ha studiato filologia moderna, e quella di Reims, dove ha fatto un percorso in scienze umane, ha iniziato a insegnare nel 1991 storia dell’arte e filosofia. Poi dai primi anni 2000 ha insegnato sempre italiano e latino, dal 2006 è al liceo scientifico Marconi di Grosseto.

«Avevo 43 anni, ho peregrinato tanto – racconta David – il 2006 è una data doppiamente significativa. In quell’anno sono andato in Costa Rica, prendendo una serie di aerei per arrivare a San Jose, dove ho adottato due bambine. Dopo qualche mese, erano in Italia, la più grande aveva 9 anni, la più piccola 4, è stata una bella avventura».

Assieme ai suoi interessi David ha portato avanti sempre la passione per la scrittura, dimostrando anche un ammirabile attaccamento ad un territorio, ma soprattutto alle persone che lo popolano, che forse ad oggi non gli hanno però riconosciuto tutta la stima che merita.

L’amore per la scrittura

È editor e vicepresidente dell’associazione Porta-Voce (che riempì le strade di Grosseto con la poesia, grazie al supporto di Gabriella Capone, Lucia Vitelli e Marcello Campomori). Membro del comitato tecnico scientifico della Fondazione Bianciardi e del Cda della Fondazione Atlante, protagonista del blog Circolare poesia, autore e coautore di diversi testi di tradizioni popolari e di racconti, raccolti in antologie. Negli anni universitari ha studiato con Franco Fortini, Romano Luperini, poi ha lavorato soprattutto come ghostwriter, ma non senza rinunciare a pubblicazioni tutte sue.  Ha cominciato a pubblicare per le edizioni Colibrì, su padre Balducci, su Bianciardi e Cassola.

Nel maggio 2019, più recentemente, è uscita per Innocenti Editore “A testa bassa”, una silloge di poesie e brevi prose liriche, giunta alla terza ristampa, premiata con il secondo posto tra le sillogi edite al Premio città di Grosseto 2020. Una sua raccolta inedita è stata proposta al Premio Pagliarani. Alcuni suoi versi sono usciti nell’antologia “Con-tatto”, materiali prodotti durante il lock down.

Il libro “A testa bassa”

Il lavoro sulla poesia si è intensificato negli ultimi 10 anni: una passione che arriva da lontano, la tesi universitaria aveva titolo: “Metrica e figure retoriche nel primo 900 italiano, tra eversione e ritorno all’ordine”. Adesso uscirà nel 2022 la raccolta che ha partecipato al Pagliarani nel 2021, per i caratteri de “Il leggio” di Venezia, e David presenterà il libro a Milano, una città dove è quasi più conosciuto che a Grosseto e con la quale ha molti legami. 

«A Milano sono più noto perché collaboro con il blog Circolare poesia – dice David -. Nella rubrica “gli irregolari”, parlo di poeti dimenticati, da Beppe Salvia, A Danilo Dolci (dello sciopero a rovescio), Patrizia Vicinelli. Tutti autori e autrici finiti dimenticati dalla critica importante, cerco di tenerli vivi. Faremo una iniziativa sui poeti Ucraini. Per mantenere viva l’attenzione sulla situazione che la guerra sta causando».

La poesia online

La poesia stenta a decollare nel nostro Paese: «In Italia – precisa David – di un libro di poesia si vendono 8 copie in media. Averne vendute poco meno di 300 mi porta ben sopra allo standard, no?». Per questo, e forse per arrivare più direttamente alle persone in un’era dove il digitale è alla portata di tutti, David oltre ai blog, ha scelto la divulgazione tramite social media.

«Sul mio profilo Facebook, metto brevi pillole, video di 1-2 minuti massimo, in cui leggo poesie, spiego tecnicamente le figure retoriche, cosa vuol rappresentare l’autore o l’autrice. Cerco di far sì che tutti i miei contatti tocchino la poesia, si deve far circolare. Tanti pubblicano poesia e pochissimi leggono la poesia degli altri. “La poesia è qualcosa di inutile, ma mai dannosa”, lo diceva Fortini, che è stato mio Professore. Non è dannosa, casomai può essere insolente e può cogliere gli equivoci e le contraddizioni, o indicare un percorso».

Sui social media tiene anche una pagina di critica, più lunga delle pillole, dove analizza autori e composizioni più nel dettaglio. 

La poesia di David è quella che si sente scendendo per le strade, fatta di parole dal lessico non altisonante, ma la poesia che vive del mondo, «che vive nelle cassette di frutta che viene raccolta – dice – che va con la frutta a macerare al sole, con i cani che passeggiano lungo le strade, che risuona mentre fai la lavatrice o la lavastoviglie. Nel nostro tempo non c’è vento tra le fronde, casomai il rollio delle lavatrici. La nostra è una società senza suoni nitidi, piena di suoni dissonanti, dei nostri elettrodomestici, che si fondono col nostro respiro. Concepisco comunque la poesia come luogo in cui confrontarsi, ognuno può dare il suo apporto».

«Tutti dicono che poesia contemporanea non si capisce – puntualizza David – ma perché non si spiega. Si deve cercare di rendere chiara e comprensibile l’arte contemporanea, non c’è solo l’ermetismo. La condivisione e il rispetto dell’altro sono spesso il segreto per iniziare a capire».

La Maremma che corre nella sua poesia

Benché non abbia un luogo a cui è particolarmente legato, la dedica a Grosseto di una sua poesia non è mancata. E uno dei “racconti a testa bassa” si chiama Pancole, un paese legato alle sue origini.

«Scansano è per me l’infanzia – racconta – la casa di mia nonna accanto alle medie, sulla discesa che portava all’ospedale vecchio, me la ricordo ancora. Andavo in bicicletta a Pomonte, avevo tanti amici nella Scansano del tempo, ci passavo l’estate. Mi rimane la casa a Pancole».

Nell’elencare quante persone di Grosseto abbiano comunque rappresentato e rappresentino ancora molto per lui, oltre ai già nominati e ad una bella parentesi dedicata a Gianni Lamioni, su un ricordo si sofferma alla fine. Quello del dottore Roberto Madonna, col quale faceva parte dei “rianimattori“, la compagnia teatrale in gran parte fatta da medici, rianimatori e infermieri (Tania Barbi, Luano Golini, Gabriele Guidoni, Marco Brauzzi, Gianni Pucci e altri).

«Un’anima veramente rara – conclude -, ricco di spunti e sempre cordiale, sono sicuro che non manca solo a me».

Rimane chiaro, dunque, che se anche David non ha un posto del cuore in Maremma, tanti luoghi e tante persone della Maremma, hanno un posto nel suo

Sogno nel cassetto: Con Irene Blundo hanno in programma un libro sui gatti, la loro passione comune.

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