GROSSETO. È un vero e proprio giallo, in punta di diritto, la vicenda del Daspo ai tifosi del Grosseto: Riccardo Ciani, Simone Ceri e Maurizio e Mario Moni. Al punto che il Pm ha dovuto chiedere un chiarimento al Gip, Sergio Compagnucci, dopo che un primo provvedimento, più generico, pareva annullarlo totalmente.
Di fatto il chiarimento, arrivato oggi, venerdì 30 settembre, rende di nuovo valido il Daspo ai 3 (10 anni di divieto di ingresso negli stadi a Ceri, 8 agli altri due), ma senza l’obbligo di firma in questura.
Anche se non è detta l’ultima parola.
Daspo ai tifosi, l’avvocato: pronto il ricorso al Tar
Per capire cosa è successo nel caso di questo Daspo ai tifosi va fatto un passo indietro.
La legge che ha istituito il Daspo, infatti (401/1989), prevede che la convalida da parte del Gip sia necessaria solo per la prescrizione della comparsa in polizia per la firma, ma non per il divieto di accesso allo stadio, per il quale un eventuale ricorso va presentato al Tar.
«Il primo provvedimento di annullamento del Gip – spiega Lorenzo Contucci, avvocato dei tre – era più generico. Per questo si poteva pensare che il Daspo fosse stato annullato interamente. Dopo il chiarimento chiesto dal Pm il Gip ha scritto che si trattava solo della firma, come peraltro la legge prevede».
Ma, nel primo provvedimento, qualcosa di importante c’è scritto, come sottolinea l’avvocato romano, specializzato nella difesa dei tifosi: «Resta il fatto che nel primo provvedimento c’è scritto che quel Daspo non poteva essere emesso perché non era in corso nessuna manifestazione sportiva. Lo dice il giudice, lo dice anche la legge che istituisce il Daspo. Per cui mi aspetto che la questura, in autotutela, lo ritiri. Altrimenti faremo subito ricorso al Tar».
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