GROSSETO. La Corte costituzionale, con la sentenza n. 186/2025, ha respinto integralmente il ricorso del Governo contro il Testo unico del turismo della Regione Toscana, mettendo fine a uno scontro istituzionale che andava avanti da mesi e confermando la piena legittimità della normativa regionale.
La Consulta ha giudicato infondate tutte le censure sollevate dall’esecutivo, riconoscendo che la Toscana ha legiferato nel rispetto della Costituzione e delle proprie competenze, anche per quanto riguarda la disciplina delle attività ricettive, delle unità immobiliari residenziali ad uso turistico e delle strutture extra-alberghiere, comprese le misure per il contrasto all’overtourism e agli effetti distorsivi degli affitti brevi.
Marras: «Una legge equilibrata, ora avanti sul turismo sostenibile»
La prima reazione istituzionale è arrivata dall’assessore regionale al turismo Leonardo Marras, che ha accolto con soddisfazione la decisione della Corte.
«La Corte costituzionale – afferma Marras – ha respinto in toto l’impugnazione del Governo, riconoscendo così la piena validità del Testo unico del turismo della Regione Toscana e la bontà delle nostre scelte».
Secondo l’assessore, la sentenza conferma un impianto normativo che punta su digitale, imprese, lavoro ed equilibrio, inserendo il turismo in una visione più ampia di sviluppo sostenibile, declinato sotto il profilo economico, sociale e ambientale.
«Il turismo – sottolinea Marras – è una componente essenziale dello sviluppo sostenibile. Gioiamo per questo risultato e andiamo avanti a lavorare ogni giorno al fianco di imprese, operatori e amministrazioni per rafforzare il sistema turistico toscano».
Cosa prevedeva il ricorso del Governo e perché è stato respinto
Il Governo aveva impugnato la legge regionale ritenendo che alcune disposizioni, in particolare quelle sugli affitti brevi e sulla regolazione delle attività extra-alberghiere, eccedessero le competenze regionali.
La Corte costituzionale ha invece chiarito un punto fondamentale: le Regioni possono intervenire per governare i fenomeni turistici quando questi incidono sul territorio, sull’equilibrio urbano e sul diritto all’abitare, riconoscendo la legittimità di norme che mirano a contrastare la proliferazione incontrollata delle strutture extra-alberghiere, riequilibrare il rapporto tra residenzialità e turismo e restituire ai Comuni un ruolo attivo nella pianificazione e nella regolazione.
Un pronunciamento che rafforza l’autonomia regionale e il ruolo degli enti locali.
Simiani: «La Toscana ha legiferato bene, il governo perde un’altra battaglia ideologica»
Durissimo il commento del deputato grossetano Marco Simiani, capogruppo Pd in Commissione Ambiente alla Camera.
«La decisione della Corte costituzionale – afferma – conferma la bontà di una scelta lungimirante e coraggiosa. La Toscana ha legiferato bene, nel rispetto della Costituzione e nell’interesse dei cittadini».
Per Simiani, il ricorso del Governo Meloni rappresentava «l’ennesima battaglia ideologica» su un tema che incide direttamente sull’accesso alla casa, sulla qualità dei territori e sulla vita quotidiana delle persone.
«Mentre il Governo continua a non riuscire a portare in Parlamento leggi efficaci sui problemi reali – aggiunge – la Toscana indica una strada chiara: governare il turismo tutelando comunità, lavoro e diritto all’abitare».
Il deputato ringrazia anche l’ex consigliere regionale Gianni Anselmi e l’assessore Leonardo Marras per il lavoro svolto sul Testo unico.
Il Pd di Grosseto: «Una sconfitta netta del Governo, legittimate le scelte toscane»
Sulla stessa linea il Partito democratico di Grosseto, che, con il segretario Giacomo Termine, parla di «sconfitta netta e senza appello» per il Governo e di piena legittimazione delle scelte politiche e amministrative della Regione Toscana.
Secondo il Pd provinciale, il Governo aveva scelto «la strada dello scontro ideologico e dell’impugnativa pretestuosa», tentando di smontare una legge «equilibrata e lungimirante».
La sentenza, sottolineano, chiarisce che il turismo non può essere lasciato alle sole logiche del mercato quando queste producono effetti negativi su diritto all’abitare, equilibrio urbano e qualità della vita delle comunità locali.
E riafferma il valore della funzione sociale della proprietà.
Sindacati e associazioni: «Ora i Comuni hanno gli strumenti per agire»
Grande soddisfazione anche da parte di Cgil Toscana, Cgil Firenze, Sunia e Federconsumatori, che definiscono la sentenza «una grande vittoria», frutto di anni di mobilitazioni, vertenze e contrattazioni.
Secondo le organizzazioni sindacali e dei consumatori, la decisione della Consulta conferma che la Toscana ha imboccato la strada giusta per contrastare la rendita, la deregulation degli affitti brevi, lo svuotamento dei centri storici e l’aggravarsi dell’emergenza abitativa.
«Ora è fondamentale passare rapidamente alla fase attuativa – spiegano –. Spetta ai Comuni mappare le aree caratterizzate da tensione abitativa e applicare gli strumenti di regolamentazione previsti dalla legge».
Per Cgil, Sunia e Federconsumatori, il modello toscano dovrebbe diventare un riferimento nazionale, aprendo una nuova stagione di politiche pubbliche capaci di mettere al centro casa, lavoro e vivibilità delle città.
Una sentenza che va oltre la Toscana
La sentenza n. 186/2025 ha un valore che supera i confini regionali. Stabilisce un principio chiaro: Regioni e Comuni possono intervenire per governare il turismo e gli affitti brevi, colmando un vuoto normativo che per anni ha favorito pochi interessi privati a scapito dell’interesse collettivo.
Con il pronunciamento della Corte costituzionale, la Toscana esce rafforzata sul piano politico e giuridico. Ora la sfida si sposta sull’attuazione concreta della legge, chiamando in causa Comuni e amministrazioni locali.



