Conto bloccato da mesi: «Sono sull'orlo del fallimento» | MaremmaOggi Skip to content

Conto bloccato da mesi: «Sono sull’orlo del fallimento»

L’imprenditore ha diverse centinaia di migliaia di euro che non può utilizzare. «Costretto a chiedere aiuto per mangiare, sono disperato»
Nicola Calabrese nel capannone dove si è trasferito a vivere

FOLLONICA. Dal primo marzo, è diventato amministratore unico di una società edile con sede a San Severo, in provincia di Foggia. Società che aveva un conto corrente postale attivo. La prima cosa che Nicola Calabrese, imprenditore che vive e lavora a Follonica ha fatto, è stato depositare tutta la documentazione necessaria per cambiare l’intestazione di quel conto. 

Ma a distanza di più di due mesi, l’uomo non è ancora riuscito ad ottenere l’operatività del conto su cui sono bloccate alcune centinaia di migliaia di euro. Soldi che servirebbero all’imprenditore per lavorare. «Rischio di dover dichiarare il fallimento – spiega – e solo perché le Poste non stanno facendo nulla per risolvere questo problema. Mi sono dovuto rivolgere anche al tribunale, ma l’udienza è fissata il 30 maggio. E a quella data, rischio di non poter arrivare con l’attività ancora in piedi». 

Operai senza stipendio e fornitori da pagare

L’imprenditore si è rivolto all’avvocato Franco Ciullini, per tentare di sbloccare la situazione. Ad oggi però, non gli è stato possibile cominciare ad utilizzare i soldi che sono depositati sul conto e che gli servono per pagare gli stipendi agli operai e il materiale ai fornitori, oltre che per partecipare a un appalto, i cui termini stanno scadendo. Proprio per queste ragioni, l’imprenditore aveva deciso di acquisire le quote della società e partecipare così all’appalto nel grossetano. 

«È un danno gravissimo e irreparabile quello che mi stanno facendo – dice – Ormai mi reco all’ufficio postale di Follonica ogni giorno per chiedere se ci siano novità. Ho dovuto lasciare casa mia e trasferirmi con la mia fidanzata a vivere nel capannone a Riotorto, perché non posso pagare l’affitto. Sono costretto a chiedere ad amici e conoscenti dieci euro al giorno per comprare un po’ di pane e qualcosa da mangiare. Con questa storia sto perdendo la dignità». 

La camera ricavata nel capannone

Ogni giorno l’imprenditore si è recato all’ufficio postale per tentare di ottenere la disponibilità della somma, ma questi tentativi sono sempre andati a vuoto. «Gli stessi impiegati delle Poste mi hanno detto che tutto ciò sta accadendo perché ci sono problemi sul software – spiega – E che non possono risolvere loro. Una decina di giorni fa abbiamo fatto una nuova richiesta di variazione dell’anagrafica cartacea, questa volta, anziché digitale. Ma, di nuovo, non è successo nulla». 

Parte il ricorso in tribunale

La società si è trovata quindi con il conto completamente bloccato: non c’è un altro conto corrente e le somme, importanti, che sono depositate lì, servono proprio per mandare avanti la società. «Risorse importanti e necessarie – scrive l’avvocato Ciullini nel ricorso presentato al tribunale di Roma – trattenute indebitamente e illegittimamente da Poste Italiane spa che non ha proceduto (senza alcuna ragione) a consentire al nuovo amministratore di disporre del conto corrente e delle somme ivi depositate, causando già adesso un danno grave e irreparabile». 

L’udienza è stata fissata il 30 maggio. «Intanto però alcuni fornitori che dovevano essere pagati hanno fatto partire i decreti ingiuntivi – aggiunge – e io rischio di finire a gambe all’aria. Ho chiesto che almeno mi dessero il bancomat, in modo da poter operare un po’. Ma non è stato possibile ottenere nemmeno quello. Non riesco a far fronte alle spese, non riesco a pagare le bollette. Ho anche un’altra attività che lavora solo in estate: ma senza avere la possibilità di fare investimenti, rischio di perdere anche quel lavoro. 

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