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Coldiretti: per gli incendi, un giugno da dimenticare

Fabrizio Filippi: «Per i cambiamenti climatici serve una legge speciale sul modello del ponte Morandi di Genova»
L'incendio a Roselle
Una foto di un recente incendio avvenuto vicino a Roselle

GROSSETO. Con la siccità estrema bruciano i boschi, i pascoli ed i terreni coltivati della Toscana. «È un giugno da dimenticare – dicono da Coldiretti Toscana – con 195 ettari andati in fumo e più del doppio degli incendi (+126%) rispetto al giugno 2021. La situazione di siccità grave che interessa il 90% del territorio regionale (secondo l’Anbi Nazionale) unita all’assenza di piogge, alle temperature record e al vento hanno favorito il divampare dei roghi nella nostra regione».

«Si sono contati 68 incendi nel mese di giugno – dice Coldiretti – ed il maggior numero di ettari bruciati dal 2010. Era andata peggio nel 2017, altra annata di siccità straordinaria, con 88 eventi ma con 177 ettari coinvolti». L’associazione di categoria prende come principale riferimento gli ultimi incendi che si sono sviluppati in Maremma, che vanno ad aggravare un già molto difficile quadro per tutta l’agricoltura.

In cenere il raccolto di questa estate

Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti Toscana ricorda che non sono solo i boschi a bruciare. «Ad andare in fumo sono anche ettari di terreni coltivati a cereali pronti da raccogliere ed i preziosi pascoli degli allevatori già alle prese con i rincari record di materie prime e mezzi tecnici e con l’emergenza dei predatori che falcidiano i greggi contribuendo a far chiudere le stalle».

I divieti conseguenti agli incendi e l’impossibilità di poter portare al pascolo i greggi che in alcuni casi ne deriva, significa aggiungere altri pesanti costi sui bilanci delle imprese zootecniche, costrette a ripiegare sui foraggi (che oggi pagano più del doppio rispetto ad un anno fa). «E come se non bastasse – dice Filippi – soprattutto nella Toscana sud, i foraggi sono stati scarsi a causa dell’assenza di piogge per molti mesi. I pascoli bruciati ed i predatori alle porte sono un come boia che cala la sua ascia sulla libertà di pascolo all’aperto delle greggi: una straordinaria caratteristica del nostro sistema di allevamento estensivo preso a modello anche dal commissario europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale in occasione della sua visita in Toscana lo scorso ottobre».

Alte temperature e siccità diffusa

Mentre il caldo torrido stringe d’assedio le città facendo registrare temperature da “bollino rosso” dove la colonnina di mercurio è salita fino a 40 gradi, nelle campagne e nei boschi le alte temperature e l’assenza di precipitazioni hanno inaridito i terreni. Con aree sempre più esposte al pericolo incendi, gran parte della regione è in stato di allerta massimo (rischio molto alto) secondo il Consorzio Lamma.

«Una situazione drammatica – spiega Coldiretti Toscana – spinta dal cambiamento climatico che favorisce roghi più frequenti e intensi, con un aumento globale di quelli estremi previsto fino al 14% entro il 2030 e del 50% entro la fine del secolo secondo l’Onu».

«Ogni rogo, dice Coldiretti, costa agli italiani oltre diecimila euro all’ettaro fra le spese immediate per lo spegnimento e la bonifica e quelle a lungo termine sulla ricostituzione che si prolunga su un arco di tempo di 15 anni. Una situazione che aggrava il conto dei danni causati dalla siccità, con la mancanza di precipitazioni che in regione sono risultate in quantità addirittura dimezzate rispetto alla media dello scorso anno».

«In Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma – ricorda Coldiretti Toscana – la tendenza al surriscaldamento è accompagnata da una più elevata frequenza di eventi estremi e sfasamenti stagionali che sconvolgono i normali cicli colturali ed impattano sul calendario di raccolta. Di conseguenza incidono anche sulle disponibilità dei prodotti che i consumatori possono mettere nel carrello della spesa. Anche loro alla fine sono alle prese con la siccità che taglia rese e raccolti».

«Un esempio degli sconvolgimenti climatici – dice Coldiretti – lo abbiamo avuto la scorsa settimana sulla costa apuana con l’arrivo di una violenta bufera che ha scoperchiato serre, danneggiato coltivazioni e provocato danni alle strutture. Dalla siccità alla tempesta tropicale in pochi minuti».

Gli incendi

Questa la tabella diffusa da Coldiretti con i vari incendi e la quantità di ettari andati a fuoco nei mesi di giugno, tra il 2010 e il 2022:

Giugno 2010 10 incendi – 4,08 ettari
Giugno 2011 33 incendi – 13,41 ettari
Giugno 2012 22 incendi – 12,73 ettari
Giugno 2013 17 incendi – 2,26 ettari
Giugno 2014 21 incendi – 30,03 ettari
Giugno 2015 22 incendi – 17,91 ettari
Giugno 2016 5 incendi – 17,86 ettari
Giugno 2017 88 incendi – 177,86 ettari
Giugno 2018 11 incendi – 2,74 ettari
Giugno 2019 28 incendi – 31,83 ettari
Giugno 2020 7 incendi – 1,70 ettari
Giugno 2021 30 incendi – 39,67 ettari
Giugno 2022 68 incendi – 195 ettari

 

L’impegno di Coldiretti contro la crisi idrica

Nel frattempo, Coldiretti Toscana ricorda alle aziende di segnalare sul sito di Artea eventuali danni alle coltivazioni causate dalla siccità ed attende una presa di posizione del governo regionale per evitare un ulteriore peggioramento della crisi idrica. «Gli effetti dei cambiamenti climatici impongono una forte accelerazione sulla realizzazione di strutture idonee a contrastarli – dice Filippi – Anche da parte delle aziende è richiesto un grande sforzo nel mettere in atto tutte le misure per fare dell’agricoltura un settore sempre più intelligente nel consumo delle risorse idriche».

«Serve una legge speciale sul modello del ponte Morandi di Genova per accelerare gli iter e dotare la regione ed il paese delle infrastrutture necessarie per affrontare i cambiamenti climatici. – conclude – È necessario inoltre prevedere uno stanziamento di risorse finanziarie adeguate a indennizzo delle imprese agricole per i danni subiti e per definire le priorità di uso dell’acqua disponibile. Dando precedenza al settore agricolo per garantire la disponibilità di cibo, in un momento in cui il paese ha bisogno di tutto il suo potenziale produttivo».

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