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Ciao, sono Ilaria e di lavoro faccio la falegname

La donna ha lasciato il ristorante dove lavorava come cuoca per inseguire il suo sogno: «I clienti rimangono sorpresi, ma io vado avanti»
Ilaria mentre lavora al montaggio di una cucina
Ilaria Casilli durante il montaggio di una cucina

GROSSETO. «Quando entro nelle case dei clienti, mi guardano con stupore. Il pregiudizio nei confronti di una donna che sceglie un lavoro considerato da sempre da maschi c’è. Ma con la forza e la determinazione si può superare anche questo limite».

Va dritta al punto, Ilaria Casilli. Lei, a 30 anni, ha deciso di lasciare la sua vecchia vita e buttarsi a capofitto nella realizzazione di un sogno. Uno sguardo di stupore in più o in meno, non le possono certo far cambiare idea.

Dai fornelli al legno da plasmare

Originaria di Milano, Ilaria si è trovata catapultata in Maremma che non era ancora adolescente. Dalla grande città, capitale economica dell’Italia,  si è trasferita con sua madre a Civitella Marittima. «È stato un trauma – racconta – mi sembrava che tutto andasse al rallentatore. Ho cominciato a uscire con le prime amiche, non riuscivo nemmeno a camminare al loro passo, mi sentivo forzata a stare qui. Poi piano piano mi sono adattata a questa vita. È chiaro, la Maremma ha molti lati positivi ma stare bene o male in un posto dipende molto dall’attitudine della persone».

Ilaria è cresciuta a Civitella: ha frequentato le medie a Paganico, poi si è iscritta all’alberghiero. Perché cucinare è sempre stata una sua grande passione. «E perché vedevo il lavoro nella ristorazione come la strada più facile da seguire – dice – finché a un certo punto ho sentito che non era più quello che volevo.  Volevo fare altri lavori che però sembravano essere solo appannaggio degli uomini: l’elettricista, l’idraulico. Il falegname lo consideravo invece un lavoro che non avesse un gran futuro. Poi però mi sono ricreduta».

La scelta di Ilaria, comunque, non è stata casuale. «Da piccola dove abitavo a Milano il giardino di casa mia confinava con il laboratorio di un falegname – racconta – si chiamava Carlo, costruiva gli archi, e io ero sempre con lui. Mi ha insegnato come usare il martello, come impugnarlo e come muovere il polso. Si era creato un rapporto molto bello e qualche anno fa, quando l’ho sentito, gli ho detto che volevo imparare a fare il suo lavoro. Lui e la moglie non potevano avere figli e mi hanno sempre considerata come una di famiglia».

La passione di Ilaria per il legno è una passione che viene da lontano. «Prendevo i pancali, costruivo le cose con le vecchie cassette – dice – Mi piace l’idea di creare qualcosa, è lo stesso motivo che mi ha spinta a lavorare nelle cucine. Per questo ho deciso che volevo cambiare, andando per prima cosa contro  me stessa».

Il no dettato dal pregiudizio e l’incontro fortunato

Come in tutte le storie dove a far girare il motore è la determinazione, a Ilaria qualche porta è stata chiusa in faccia. «Avevo cominciato a guardarmi intorno – racconta – e mi ero presentata a un falegname che stava cercando personale. Nel laboratorio lavoravano padre e figlio: il ragazzo, giovane, non avrebbe avuto difficoltà a prendermi, ma il padre ha preso tempo: diceva che era un lavoro pesante, che c’era da alzare pesi. Poi però non mi hanno mai richiamata. Non me lo ha detto in faccia, ma il problema era che sono una donna».

Dopo la non risposta del primo falegname al quale la donna si è rivolta, è arrivato l’incontro fortunato. «Mi sono rivolta anche al Centro per l’impiego, ma nessuno di quelli che avevano messo gli annunci e cercavano apprendisti mi hanno scelta – dice – Un giorno, mentre stavo sistemando il portone della casa di mia zia, è passata un’amica e le ho confidato la mia difficoltà a cambiare vita. Lei mi ha parlato di Marco e io la sera gli ho mandato un messaggio su Facebook».

Marco Celeghin, in Maremma, lo conoscono in tanti. Non è soltanto un falegname, è un artista che crea poesie di legno.  Ilaria gli ha scritto che voleva imparare il mestiere e lui ha detto subito di sì. «Mi è capitato altre volte di lavorare con delle donne – dice Celeghin – È successo con la moglie del titolare e un’operaia in un’azienda dove ero stato assunto, è capitato con alcune delle mie compagne. Quando Ilaria mi ha chiesto se poteva venire da me per imparare, non ho avuto alcuna difficoltà».

Ilaria Casilli e Marco Celeghin
Ilaria Casilli e Marco Celeghin

Marco e Ilaria hanno cominciato a lavorare insieme e si sono trovati bene. Nonostante la fatica, ora la trentenne è contenta. «È vero che ci vuole forza ma è vero che una donna può avere forza – dice –  la determinazione e l’allenamento fanno la differenza». La falegname, non difetta di muscoli: in quanto a bicipiti è quasi più dotata di Celeghin. «Sono appassionata di arrampicata sportiva – dice – e ho una predisposizione fisica alla forza. Ma mi alleno, soprattutto al lavoro. Per ora sono contenta così: non è detto che farò questo lavoro per il resto della vita, ma sono anche convinta che non si nasca con limiti che ci impediscano di seguire i nostri sogni».

Marco, nella sua carriera, ha lavorato sia con maschi che con femmine. «Quello che però rende Ilaria speciale – dice – è la grande passione che sta mettendo per imparare questo lavoro. I ragazzi spesso lo fanno solo per lavorare e prendere lo stipendio, lei invece è spinta dalla sete di imparare».

Toccare il legno, lavorarlo, immaginare un oggetto e crearlo con le proprie mani. È questo quello che ha spinto Ilaria a realizzare il suo sogno. «Mi mamma era preoccupata perché ho lasciato un lavoro sicuro per fare un salto nel buio – dice  – ma ora mi vede felice e anche lei è contenta. La società un po’ ti porta ad essere remissiva, ma devi andare contro alcuni limiti. Siamo noi che creiamo  la società e non esiste un lavoro di genere. Ognuno di noi deve essere libero. Quando capita di doversi scontrare  con l’ignoranza e il pregiudizio, non bisogna fermarsi. Marco si rapporta con me come farebbe come un uomo. A volte vedo che gli altri, i clienti ad esempio, vorrebbero intervenire per aiutarmi, invece lui non lo fa. È così che la mia autostima cresce perché tutti noi siamo in grado di fare qualunque cosa, senza alcuna differenza tra uomo o donna».

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