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L’acqua dell’Amiata sotto la lente della Regione

La Regione Toscana, ha costituito una cabina di regia per approfondire i risultati dello studio InVetta, sulla qualità dell’acqua del Fiora
Il Monte Amiata innevato
Il monte Amiata innevato ©Manfredo Pinzauti

FIRENZE. La presentazione dei dati dello studio regionale InVetta, lo scorso primo febbraio, è il caso di dire, ha smosso le acque. La voluminosa e ventennale ricerca condotta dall’Ars (Agenzia regionale di sanità) per conto della Regione Toscana, per valutare i rischi di salute della popolazione dei comuni geotermici dell’Amiata, infatti, ha evidenziato anche le problematiche legate alla presenza dell’arsenico nell’acquifero del Fiora.

Esattamente tre settimane dopo, la Giunta regionale ha costituito una “cabina di regia”, su proposta degli assessorati all’Ambiente e alla Salute, con il coordinamento dell’Ars, per approfondire le conclusioni emerse dallo studio

Lo studio InVetta, scrive la Regione nell’atto costitutivo (la delibera numero 185/2022), «attraverso una raccolta di informazioni sulle abitudini, sull’ambiente di vita e di lavoro e sulla storia clinica personale (…) di un campione rappresentativo di popolazione dei comuni geotermici amiatini, ha permesso di approfondire le relazioni tra le esposizioni ambientali collegabili alla geotermia e lo stato di salute dei cittadini residenti, tenendo conto anche di altri fattori di rischio individuali e ambientali». Leggi: la concentrazione di arsenico nelle falde acquifere del Fiora.

Dunque è emersa l’esigenza «di approfondire le conclusioni dell’analisi svolta e definire un documento programmatico per individuare  azioni, interventi e ricerche da sviluppare a tutela della popolazione». Da qui la costituzione della cabina di regia «a diretto riferimento della direzione sanità welfare e coesione sociale, con i seguenti obiettivi:

  • Definizione di un documento programmatico che indichi le azioni, gli interventi, le ricerche, gli approfondimenti necessari ed il relativo cronoprogramma, a partire dalle conclusioni emerse nell’ambito dello studio InVetta
  • Valutazione di successive azioni in ambito di prevenzione sanitaria nonché di monitoraggio e produzione di report relative alle sulle attività svolte. 

I componenti della cabina di regia

Del gruppo di lavoro fa parte anche il Settore Genio civile della Toscana sud-Difesa del suolo e autorizzazioni in materia di acque, a sottolineare la necessità di approfondire la questione relativa alla qualità del bacino imbrifero del Fiora, che approvvigiona tutta la Maremma.

Ecco i componenti della cabina di regia:

  • Fabio Voller, responsabile osservatorio epidemiologia dell’Agenzia Regionale della Sanità
  • Simona Dei, direttrice sanitaria dell’Asl sudest
  • Emanuela Balocchini, responsabile Prevenzione collettiva, Direzione sanità, welfare e coesione sociale della Regione Toscana
  • Roberto Turillazzi, direttore Staff della Direzione sanitaria dell’Asl sudest
  • Massimo Bartalucci, del Genio civile Toscana Sud, Direzione difesa del suolo
  • Cesare Fagotti, coordinatore Area vasta Sud e responsabile Dipartimento provinciale Arpat di Siena
  • Guido Mannaioni, ordinario di Farmacologia, Dipartimento di neuroscienze, psicologia, area del farmaco e salute del bambino dell’Università di Firenze, direttore Struttura organizzativa dipartimentale complessa di Tossicologia medica e Centro antiveleni, dell’azienda ospedaliero universitaria di Careggi
  • Maria Cristina Aprea, direttrice Laboratorio unico regionale di Sanità pubblica, Dipartimento interaziendale regionale.

4 anni fa la mozione in Consiglio regionale sulla qualità delle acque

Già 4 anni fa, esattamente il 25 settembre 2018, il Consiglio regionale aveva approvato all’unanimità una mozione, presentata dalla Sinistra di Tommaso Fattori e Paolo Sarti della lista “Sì – Toscana a Sinistra”, sulla tutela delle risorse idriche e sull’aggiornamento del Piano di tutela delle acque della Toscana

Il documento faceva riferimento alla mancata applicazione in Toscana del decreto legislativo 152/99, che impone alle Regioni di individuare aree di salvaguardia e zone di protezione nei bacini imbriferi e nelle aree di ricarica della falda.

A seguito dell’evoluzione normativa nazionale e regionale, la mozione consiliare, «impegnava la Regione

  • a riferire i motivi del più che decennale ritardo rispetto al programma di lavoro definito nel Piano di tutela delle acque in Toscana del 2005
  • a individuare in ciascun comune le aree di ricarica delle falde idriche
  •  a sollecitare le definizione dei vari livelli di tutela e protezione, al fine di vincolarne gli usi
  • a prevedere la separazione dei circuiti idrogeologici nella realizzazione dei pozzi
  •  predisporre all’interno del Piano la regolamentazione riguardante le zone di protezione, demandando a specifica direttiva la disciplina delle zone di tutela assoluta e di quelle di rispetto».

Ad oggi, la mozione non sembrerebbe aver trovato applicazione.

 

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