GROSSETO. Tra Orbetello e il senese 850 militari si sono esercitati in un “war games”, riproducendo quello che potrebbe accadere in un paese dell’Africa equatoriale, dove scoppia una crisi sul terreno e c’è necessità di un intervento militare. L’operazione Golden Lion.
Una guerra ibrida, ma finta
La grande simulazione in modalità Nato, della divisione Vittorio Veneto, si è tenuta nelle province di Grosseto e Siena dallo scorso 4 e fino a venerdì 13 giugno: è basata sugli standard più avanzati dell’alleanza Atlantica da replicare, se serve, su scenari reali.
850 militari in azione
In campo sono scesi ben 850 militari, gran parte ufficiali. E l’addestramento è stato su un’ampia gamma di missioni: guerra ibrida, antiterrorismo e attacchi informatici, droni, spazio e dominio cyber.
Golden Lion è più di una semplice esercitazione: è un test operativo di un possibile impiego, con cui la Vittorio Veneto valuta il livello raggiunto nella gestione dei propri nodi di comando (Main, Forward e Tactical Command Post).
Un’esercitazione senza sosta
Fra Orbetello e il senese, su una linea di un centinaio di chilometri, per giorni in h24 è andato in scena un sofisticato wargame, dove non si è sparato un colpo, neanche a salve, ma si è mosso tutto sui computer a rete criptata.
Le funzioni sono tante, affidate a team specializzati: dall’esame corrente della battaglia, agli ingaggi a fuoco (tutto sui pc), alla verifica costante degli apparati, alla pianificazione futura a 120 ore.
Si studiano sul campo i piani, modificandoli via via secondo le esigenze. Le gerarchie valutano efficacia e tempi di reazione. Uno stress test dove i cattivi inventano problemi virtuali proposti da uno scenario malevolo.
Ci sono fucili Beretta d’assalto accanto a ogni ufficiale nelle sale attendate, ma «l’arma su cui punta l’addestramento è quella elettronica, come vuole lo Stato maggiore».
C’è ridondanza tecnologica su tutto: se si spegne una postazione – attaccata e disarticolata, o per un sabotaggio o un’avaria – è pronta subito un’altra a prendere il ruolo.
Ogni pezzo deve stare sempre collegato, elaborare informazioni, conoscere gli ordini, adattarsi.
A Golden Lion nidi di mitragliatrici mimetizzati segnalano in modo discreto la presenza di un comando.
Un bunker nell’ex fabbrica Sipe Nobel
Quello Main era a Orbetello Scalo nei bunker della ex fabbrica d’esplosivi Sipe Nobel.
I posti forward avanzati, sono stati dispiegati a 70 km nella boscaglia senese o a ridosso di un aeroporto. La popolazione vicina è stata avvisata per tempo. Gli spostamenti con alcuni Tir e container. I materiali montati e smontati dagli stessi ufficiali, niente carri armati né blindati, sono stati fatti di notte.
Come si è svolta la simulazione
Sono stati misurati i tempi di allestimento di un posto comando. Prima cosa l’attivazione delle comunicazioni, dopo aver agito con velocità nel dispiegamento degli equipaggiamenti e del personale. Elevata mobilità, resilienza, ridondanza e impatto logistico ed elettromagnetico limitati, per non farsi vedere. Questi i principali obiettivi richiesti. Digitale e analogico camminano insieme, ogni tecnologia va tenuta disponibile. Si è testato anche un veicolo prototipo da campo per i domini cyber e spazio, con tecnologia tutta italiana. Un corpo di guardia informatico di altissimo livello ha vigilato su potenziali attacchi hacker o intrusi-cyber, che si potevano infilare nella rete militare. Una pistola anti-droni trova la frequenza e li acceca in volo, l’accortezza è non farli cadere dentro le proprie linee, specie se sono droni-kamikaze. Dallo spazio a sorvegliare tutto i satelliti militari. L’aviazione è linkata e pronta a dare copertura. Poi dopo tanto hi tech, come in tutte le battaglie contano gli stivali sul terreno, la posizione della fanteria sulle mappe certifica i progressi.
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