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Aurelia bloccata dai trattori, la protesta non si ferma

La protesta degli agricoltori si ferma per ora in via Aurelia Sud: il corteo non sfila per le strade della città. «Non andiamo dietro a un solo mezzo come se fosse un carro funebre»
Aurelia Sud bloccata per la protesta degli agricoltori
Aurelia Sud bloccata per la protesta degli agricoltori

di Matilde China

GROSSETO. Un centinaio di agricoltori, con i trattori, ha manifestato nella piazzola dell’Eni, sulla via Aurelia Sud. Volevano arrivare fino in centro e manifestare poi in piazza Nassiriya, ma non è stato loro permesso. Così hanno bloccato a lungo l’Aurelia, a sud.

Solo intorno a mezzogiorno una corsia di via Aurelia sud è stata riaperta al traffico, dopo che i trattori l’avevano tenuta bloccata dalle 10 di martedì 30 gennaio. 

Il corteo dei trattori che questa mattina sarebbe dovuto sfilare in città, però, non si è mosso. Il corteo avrebbe dovuto attraversare via Aurelia sud, via Brigate Partigiane, piazza della Libertà, via de’ Barberi, via dei Lavatoi, via Fossombroni e arrivare in piazza Nassirya per il comizio.

La questura però, ha autorizzato a sfilare soltanto un trattore di piccole dimensioni fino alle porte del centro. Gli agricoltori che fanno parte del Comitato autonomo avevano invece capito che sarebbero arrivati in città con i loro mezzi. Mezzi che però avrebbero potuto avere delle difficoltà a transitare, a causa delle loro dimensioni. 

«Non andiamo a piedi dietro al trattore come fosse un carro funebre»

«A piedi dietro al trattore come fosse un carro funebre, no!». Negata l’autorizzazione a procedere con il corteo di trattori, gli agricoltori in protesta sull’Aurelia sud hanno deciso di non muoversi.

La manifestazione, in origine ideata per concludersi in piazza Caduti di Nassirya, è rimasta dunque ferma davanti al distributore Eni, fatta eccezione per un mezzo di piccole dimensioni, l’unico poi autorizzato a procedere in direzione del centro abitato.

L’alternativa proposta dalla forze dell’ordine, proseguire a piedi dietro il solo veicolo ammesso in città, è stata categoricamente respinta dai partecipanti alla protesta.

«Piuttosto che camminare in città e respirare lo scarico delle macchine, torno a casa» dicevano in molti.

Nel frattempo, data la necessità di riprendere la normale circolazione (temporaneamente bloccata dalla municipale in piazza del Risorgimento), i manifestanti sono stati invitati a disporsi lungo una sola corsia, in modo tale da permettere il transito sull’altra in direzione di Orbetello.

Nonostante il malcontento dovuto alla forzata riprogrammazione dell’evento, gli agricoltori non hanno rinunciato a mostrare i loro cartelloni di protesta :”Difendiamo il Made in Italy!”, “No farm, no food” o ancora “Io sto con gli agricoltori!”. 

Il fantoccio vestito da coltivatore

Da un altro mezzo, posto sul ciglio della strada, penzolava sinistramente un fantoccio vestito da coltivatore, macabro simbolo dell’esasperazione dei lavoratori agricoli della provincia grossetana, fortemente contrari alle direttive provenienti dall’Unione Europea, come già i colleghi francesi e tedeschi e, da qualche giorno, anche italiani: nella giornata di martedì 30 gennaio, azioni di protesta sono state infatti previste in Toscana, Lombardia e Sardegna, mentre nei giorni scorsi hanno riguardato la Tuscia, Calabria, Puglia ed Emilia Romagna.

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La protesta contro il Green Deal

In tutta Europa, il bersaglio polemico delle proteste riguarda le conseguenze del Green Deal, un pacchetto di iniziative stabilite dalla Pac (politica agricola comune dell’UE) con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, passando per una riduzione netta delle emissioni di almeno il 55% entro il 2030.

Un progetto ambizioso, ma con forte ricadute sulla vita e sul lavoro dei lavoratori agricoli, ora mobilitatisi sotto la guida del Coordinamento nazionale riscatto agricolo, in opposizione a provvedimenti che, nascondendosi dietro a un progetto di «finta e indegna sostenibilità», come si legge sul comunicato stampa diffuso dall’organizzazione, danneggerebbero l’agricoltura e il prodotto locale,  risultando vantaggiose solo per le grandi aziende e multinazionali a scapito dei piccoli e medi imprenditori.

Accanto a una profonda revisione del Green Deal, altre sono le istanze rivendicate: tra le più sentite, la rivalutazione in positivo delle figure professionali di agricoltore e allevatore; l’abolizione dell’obbligo che vincola gli agricoltori a lasciare incolto il 4% dei terreni sopra i 10 ettari e il rifiuto ad accettare ogni forma di sovvenzione volta a disincentivare la coltivazione.

E ancora sono molte le proteste relative alla questione della carne sintetica, al costo del carburante agricolo e al crescente numero di importazioni dall’estero, dove le diverse procedure produttive e sanitarie e i prezzi maggiormente competitivi rischiano di comportare la svalutazione dell’altissima qualità del prodotto italiano. 

La protesta degli agricoltori continua

Gli agricoltori maremmani, dopo le difficoltà logistiche incontrate per ragioni di sicurezza nel corso della manifestazione di martedì 30 gennaio, sono determinati a continuare la protesta.

In molti sottolineano l’importanza di smuovere quanto più possibile l’opinione pubblica, in parte ancora estranea al movimento.

«La gente deve sapere di cosa si tratta e perché protestiamo”, sostiene un agricoltore tra i presenti «perché sono questioni importanti, che riguardano il futuro di tutti». 

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