GROSSETO. La forma di protesta l’aveva già cominciata prima di arrivare davanti al giudice per le indagini preliminari Sergio Compagnucci. Rinchiuso nel carcere di via Saffi da sabato 18 marzo, l’uomo, 33 anni di origini tunisine, ha deciso di cominciare lo sciopero della fame.
Lo ha comunicato durante l’udienza di convalida dell’arresto al giudice, mercoledì 22 marzo. Difeso dall’avvocato Massimo Parenti, l’uomo resta in carcere. Agli arresti domiciliari invece la moglie, una ragazza grossetana di 23 anni, che era con il marito la sera del blitz della guardia di finanza e della polizia municipale in via Parini. La giovane, difesa dall’avvocato Emiliano Goracci, aveva ricevuto da un terzo uomo, anche lui di origini tunisine, un involucro contenente un etto di cocaina.
La protesta dell’uomo arrestato
I due, interrogati durante l’udienza di convalida dell’arresto, hanno deciso di rispondere alle domande del giudice, spiegando che la responsabilità della sostanza stupefacente era del terzo uomo, quello che era riuscito a scappare sabato sera durante il blitz.
La 23enne ha infatti detto di non sapere che quell’involucro che l’uomo le aveva consegnato e che lei aveva messo in tasca, fosse cocaina. E nemmeno che suo marito ne facesse uso. Nell’appartamento dove la coppia vive con i familiari della ragazza però, gli agenti hanno trovato materiale per il confezionamento della droga e un bilancino di precisione.
L’uomo, quando è arrivato in tribunale, ha subito dichiarato di aver cominciato lo sciopero della fame. Decisione, questa, che aveva preso prima che il giudice disponesse la custodia cautelare in carcere.
Autore
-
Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
Visualizza tutti gli articoli