Antenna 5G a Rispescia, l'incontro finisce in polemica | MaremmaOggi Skip to content

Antenna 5G a Rispescia, l’incontro finisce in polemica

Nulla di fatto nell’incontro con i cittadini e gli amministratori: «Vogliamo parlare con il sindaco o andremo al Tar»
Il cantiere per il 5G a Rispescia
Il cantiere per l’installazione dell’antenna 5G a Rispescia

ALBERESE. È finito in un nulla di fatto l’incontro fra i residenti di Rispescia, organizzato dal Comitato per lo sviluppo sostenibile presieduto da Carmine Caracciolo e l’amministrazione comunale: per ora il progetto dell’antenna 5G (per i telefoni cellulari) va avanti.

Il Comitato: «Il Comune può decidere»

Nella sala Auser della frazione di Grosseto si è presentata l’assessora all’ambiente Erika Vanelli, e la responsabile del procedimento l’ingegner Venturini, per discutere dell’installazione dell’antenna 5G nel centro abitato della frazione.

Durante l’incontro, Carmine Caracciolo, presidente del Comitato, ha sollevato numerose criticità procedurali e pianificatorie, evidenziando come dalle dichiarazioni delle rappresentanti comunali sia emerso un sistematico scarico di responsabilità verso enti terzi, in particolare Arpat Toscana, la normativa nazionale e i gestori delle telecomunicazioni.

«Arpat ha semplicemente risposto a un quesito tecnico – ha detto Caracciolo – verificando che i valori risultassero conformi ai limiti fissati dalla legge nazionale. Ma non entra – né può entrare – nel merito di quelle che sono prerogative fondamentali del Comune: la gestione dell’intero iter autorizzativo e, soprattutto, la pianificazione urbanistica dell’installazione di questi impianti sul proprio territorio».

Da parte sua il comitato ha ricordato che la legge quadro n. 36/2001 e la giurisprudenza consolidata del Tar e del Consiglio di Stato attribuiscono ai Comuni il potere di individuare siti preferenziali e aree sconsigliate per l’installazione di impianti di radiocomunicazione, purché venga garantita la copertura del servizio.

«A Rispescia questo non è accaduto. Nella redazione della cartografia – ha dichiarato Caracciolo – l’amministrazione ha dimostrato superficialità e pressapochismo, affidandosi ciecamente ai tecnici senza verificare se l’operato fosse realmente coerente con l’obbligo di tutelare la salute della popolazione, come la legge prescrive. Designando l’intero abitato di Rispescia come area a localizzazione consentita – ha aggiunto Caracciolo – il Comune ha tracciato un’autostrada per i gestori, rinunciando a quei limiti e criteri selettivi che la legge, la logica e il buonsenso imporrebbero. Con gravi anomalie anche sotto il profilo urbanistico: l’area individuata è infatti classificata come verde attrezzato, e come tale rientra nelle aree sensibili, come riconosciuto dallo stesso Regolamento comunale».

Ora un incontro con il sindaco 

Un regolamento che tra l’altro, recepisce integralmente i principi della convenzione di Aarhus, i quali appaiono qui gravemente contraddetti, privando la popolazione del diritto all’informazione ambientale, alla partecipazione effettiva e alla giustizia ambientale. Vista la dichiarata impossibilità da parte dell’assessora Vanelli di assumersi responsabilità politiche sull’accaduto, che coinvolge invece l’intera amministrazione, il confronto si è chiuso con un impegno chiaro e condiviso: organizzare in tempi strettissimi un incontro con il sindaco e tutti i soggetti coinvolti, onde valutare possibili soluzioni condivise prima di adire le vie legali.

«Alla luce degli elementi raccolti – ha concluso Caracciolo – il ricorso al Tar appare fondato e con buone probabilità di accoglimento. Tuttavia crediamo che sia interesse di tutti evitarlo poiché oltre ad essere una sconfitta per l’amministrazione costituirebbe un’occasione persa per il dialogo con una cittadinanza che chiede soltanto trasparenza, tutela e rispetto».

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