Muzzi sbanca il botteghino di Prime con i suoi antieroi | MaremmaOggi Skip to content

Muzzi sbanca il botteghino di Prime con i suoi antieroi

L’attore (e regista) roccastradino conquista più di un milione e mezzo di spettatori con la sua commedia dolce-amara “All’alba perderò”, dedicata ai “fuoriclasse della sconfitta”

FIRENZE. «Troppo facile dedicare una piazza a Dante Alighieri. O perché non si intitola una via a Giancarlo Alessandrelli, portiere di riserva della Juventus negli anni 70′, che dopo 10 anni di “onorata” panchina, scese finalmente in campo e in soli 20 minuti riuscì a prendere 3 gol?»

Andrea Muzzi, attore e regista 55enne, nato e cresciuto a Roccastrada, sintetizza in questa battuta il cuore del suo ultimo film, “All’alba perderò”, liberamente tratto da un suo spettacolo teatrale di successo, del 2015.

Una storia dedicata ai perdenti di tutte le stagioni, agli eterni secondi, popolata di antieroi con qualche spunto autobiografico, a partire proprio dalla nascita di questo terzo film.

Funestato dal cambio della casa di produzione, poi dal Covid, che ha chiuso i cinema, relegando – si fa per dire – la visione su Amazon Prime, dove la pellicola è letteralmente esplosa e in pochi mesi ha superato 1.600.000 spettatori.

Un successo superiore a ogni aspettativa, che si spiega con la comicità graffiante e mai scontata di Muzzi, cabarettista, conduttore del Laboratorio Zelig di Firenze e fondatore della Scuola nazionale di comicità “Massimo Troisi”, che ha lavorato a lungo con Alessandro Benvenuti, Pieraccioni, Ceccherini.

Muzzi ha nel suo dna artistico un misto di candore e ribellione, grazie ai quali porta sul set una comicità surreale e mai volgare, che mira a centrare le emozioni come la sconfitta, appunto, e a rileggere in chiave personale temi come il fascino degli eterni perdenti.

Saltato per un problema di soldi, riscritto in una notte, dopo un sogno in treno 

«Avevo messo a punto una sceneggiatura nella primavera del 2019 ed ero pronto a girarla a settembre – racconta Muzzi – avevo fatto il casting, preparato tutto, attori contrattualizzati, non si doveva fare altro che andare a Montecatini e iniziare le riprese.

Poi c’è stato un problema con la prima casa di produzione, una questione finanziaria che poteva essere risolta spostando la location dall’Italia a Malta, dove erano stati trovati i soldi. Ma questo imponeva di girare con una troupe metà italiana e metà maltese. Un disastro, perché avrebbe significato ricominciare tutto da capo.

Da essere pronto a girare a trovarmi senza niente in mano è stato un attimo. Sono ripartito da Roma con la certezza di aver perso tutto e che quel film fosse un capitolo chiuso. In viaggio su Italo, con l’umore nero come la notte, mi sono addormentato e ho sognato che vincevo il premio per il regista fallito dell’anno, in non so quale competizione: una lampadina fulminata e a consegnarmela era Pupo».

Muzzi e Pupo in una scena del film
Muzzi e Pupo in una scena del film

Muzzi è rimasto in stand-by 24 ore, poi ha riscritto la sceneggiatura di getto. Da lì è stato un percorso in discesa: messo insieme il cast, trovata la casa di produzione, la Draka Production, il film è stato girato tra Firenze e Roma in 5 settimane.

Il Covid, le sale cinematografiche chiuse e Amazon Prime

Al momento di uscire nelle sale cinematografiche a novembre 2021, è arrivato il Covid a chiudere tutti in casa con il secondo lockdown. Intanto la pellicola aveva cominciato a girare nei festival e a collezionare premi (ne ha vinti in totale 26).

Da lì la decisione di farlo uscire su Amazon Prime, dove ha avuto un successo che lo stesso Muzzi non si aspettava e che continua ad essere visto. 

Una storia semplice che apre alla speranza

«Se io non avessi mai fallito, non avrai ottenuto i risultati di cui sono stati capace». Lo ha detto Steve Jobs, non proprio uno qualunque ma uno dei più grandi geni visionari e creativi di questo e dello scorso secolo. 

A lui si ispera Andrea Muzzi, raccontando la storia di Andrea Gregoretti (da lui interpretato), un regista disoccupato che abita in un capannone e che colleziona un rifiuto dopo l’altro dai produttori. Fino all’intuizione geniale: raccontare in un film le gesta dei fuoriclasse della sconfitta, che in ambito sportivo (ma non solo) si sono resi protagonisti di clamorosi flop e di altrettanto clamorose imprese.

Nel cast, insieme ad artisti come Angela Finocchiaro, Paolo Calabresi, Pupo (che interpretano se stessi), ci sono  Michele Crestacci, Daniele Masi nomi noti e meno noti, tra cui spicca una notevole Miriam Bardini, che dopo questo film sa ricevendo molte proposte. «Mi vanto di averla ri-scoperta» dice Muzzi.

Muzzi e Miriam Bardini in una scena del film
Muzzi e Miriam Bardini in una scena del film

 Nel film c’è anche un cameo di alcuni sportivi, tra cui Yuri Chechi, grandissimo campione, ma che nella vita tante ne ha viste. Legato peraltro a Muzzi dalla comune origine roccastradina, dato che proprio da Roccastrada vengono i genitori del ginnasta, Leo Chechi e Rosella Boccini. 

 

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