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L’Anas chiude l’accesso alla strada, in 300 isolati vanno dalla prefetta

Ad Albinia l’Anas chiude il varco che porta a Case Brancazzi, nasce un’associazione e va dalla prefetta chiedendo una soluzione
Il varco chiuso sull'Aurelia ad Albinia, che impedisce di voltare verso Casa Brancazzi
Il varco chiuso sull’Aurelia ad Albinia, che impedisce di voltare verso Casa Brancazzi

ALBINIA. Isolati da un varco chiuso da Anas, un intero quartiere è in grossa difficoltà. E gli abitanti costituiscono un’associazione e incontrano la prefetta Paola Berardino.

Questa mattina (giovedì 14 dicembre) una delegazione è stata  ricevuta dalla prefetta di Grosseto, dott.ssa Paola Berardino: i delegati del comitato hanno illustrato, depositando anche una relazione completa di dati statistici e documenti illustrativi e fotografici, le criticità derivanti dalla chiusura con guardrail del varco centrale sulla Statale Aurelia all’altezza del quartiere di Casa Brancazzi ad Albinia.

All’incontro erano presenti anche la vice prefetta, dott.ssa Bruna Becherucci e il capo di gabinetto, dott. Michele Bray.

I rappresentanti dell'associazione Casa Brancazzi in prefettura
I rappresentanti dell’associazione Casa Brancazzi in prefettura

200 soci nell’associazione Casa Brancazzi

«La nostra associazione – spiegano – denominata “Casa Brancazzi” si è costituita il 2 novembre scorso, conta circa 200 soci ed è nata con l’obbiettivo di migliorare le condizioni di vita del quartiere, di tutelare e difendere i diritti degli abitanti e degli ospiti che vi soggiornano».

La delegazione dell’associazione ha sottoposto all’attenzione della rappresentante del Governo la situazione di estremo disagio ed emergenza che coinvolge la comunità del quartiere di “Casa Brancazzi” in seguito alla chiusura dell’accesso, da chi proviene da nord, sulla strada statale Aurelia ad Albinia, davanti al ristorante-albergo “La Rosa dei Venti”.

Questo ha comportato gravi conseguenze sulla vita quotidiana degli abitanti, con particolare riferimento a mobilità, sicurezza, accesso ai presidi sanitari in tempi utili, nonché ai consumi energetici ed all’aggravio dei costi sostenuti.

«La decisione dell’Anas di chiudere l’accesso al quartiere ha avuto un impatto devastante sulla vita quotidiana di circa 300 persone e cioè: 193 adulti e 16 minori residenti, a cui vanno aggiunti 40 abitanti stagionali in 10 appartamenti privati, oltre a 11 agenti della Polizia di Stato presenti nella sede operativa di via Calabria ed ai turisti che vanno ad occupare i 36 posti letto dell’albergo “La Rosa dei Venti”. Inoltre sono da considerare gli avventori del ristorante che può ospitare fino a 80/100 persone».

Costretti a spostarsi solo con l’auto

«In termini di viabilità la chiusura del varco sull’ Aurelia ha cambiato la vita ai cittadini del quartiere a partire dal gennaio 2023: circa 300 persone all’improvviso, senza alcuna comunicazione, si sono trovate in un totale stato di isolamento dal centro abitato di Albinia con nuovi e più pesanti vincoli di mobilità legati all’utilizzo solo ed esclusivamente dell’auto per spostarsi. Dunque 300 persone imprigionate da un guardrail sono state costrette – “obtorto collo” – ad allungare notevolmente il tragitto ogni qual volta devono tornare a casa».

«Una situazione che ha generato una serie di problematiche le quali richiedono un intervento urgente per garantire il benessere e la sicurezza di quella popolazione. I costi per le famiglie sono notevolmente aumentati: il tragitto più lungo comporta maggiori esborsi economici per benzina e gasolio».

Una popolazione di anziani

«È da considerare, anche ai fini di una più attenta valutazione, che la tipologia delle persone presenti nel quartiere è costituita, tra l’altro, da 42 anziani over 65, da 8 minori che frequentano la scuola primaria, 7 quella media o superiore, oltre a 11 persone con disabilità: ciò determina un’aggravante rispetto alle esigenze che devono valere per tutti. Un quartiere, per lo più senza servizi, deve avere necessariamente un collegamento per “via urbana”, ovvero con strade di collegamento urbano e non extraurbano come l’Aurelia».

«E non può essere considerato un collegamento pedo-ciclabile il “viottolo” adiacente alla statale Aurelia dove, allo stato, è difficile scambiarsi da chi proviene dalla parte opposta, come non è percorribile con il buio perché non illuminato, ed è sempre e comunque pericoloso per l’adiacenza alla strada statale n.1».

«In caso di necessità i mezzi di pronto soccorso devono intervenire con perdite di tempo che potrebbero risultare fatali. La chiusura ha di fatto compromesso l’accesso rapido ai servizi sanitari mettendo a rischio la prontezza degli interventi in caso di emergenza medica. In quanto alla sicurezza stradale, va evidenziato come la chiusura dell’accesso – in un punto in cui peraltro non si rammentano incidenti stradali tali da paventare rischio grave – abbia aumentato la pericolosità».

Una zona piena di accessi a raso

Nel tratto di  Aurelia che va verso nord, a partire dall’ accesso “non in sicurezza” dalla località Patanella, vi sono ben 6 accessi a raso prima di arrivare all’ingresso del quartiere, anch’esso a raso e molto pericoloso. In questo tratto gli automezzi vi transitano a velocità sostenuta e molto più alta di quanto indicato dalla segnaletica stradale.

Peraltro va anche segnalato che nella strada del sottopasso, che ha luce di soli mt.4×4, vi sono altri 3 accessi a raso di cui uno sullo “stop” di accesso alla statale.

«La chiusura dello svincolo ha comportato, secondo dati raccolti tramite Fiap (Federazione Italiana Agenti Immobiliari), un deprezzamento degli immobili del 25/30% . Come si può evincere, si ha anche un grosso danno patrimoniale! A tal proposito va rilevato che, nel frattempo, l’albergo La Rosa dei Venti ha chiuso ogni attività. Il gestore ha trasferito la propria attività a Porto S. Stefano perché la gestione, in queste condizioni, non era e non è più possibile».

L’associazione chiede un intervento della prefetta

«Per quanto sopra esposto riteniamo necessaria e non rinviabile una risposta rapida e coordinata al fine di garantire la sicurezza, la mobilità e l’accesso ai servizi essenziali per la comunità di Casa Brancazzi, per ridare vita e vigore ad un quartiere – attualmente privo del tutto di servizi – che altrimenti in breve tempo si potrebbe trasformare in un ghetto. Abbiamo chiesto alla dottoressa Berardino di coinvolgere e coordinare gli enti più direttamente interessati (Comune di Orbetello, Anas ecc.) per trovare una soluzione tempi brevi».

«Da parte sua la prefetta ha assicurato il suo interessamento e ha promesso di convocare, subito dopo le feste natalizie, un nuovo incontro con l’Anas, il Comune di Orbetello e l’Aeronautica militare in quanto detentrice del terreno demaniale del ex deposito militare dove potrebbe essere realizzata la strada di collegamento tra Albinia e il quartiere di Casa Brancazzi. L’azione della nostra associazione sarà da qui in avanti attenta, pungolante e determinata a realizzare in ogni modo gli obbiettivi prefissi, perché ritenuti giusti e inderogabili».

 

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