GROSSETO. Se il problema delle predazioni fosse letto come un terremoto, l’Italia sarebbe in preda a uno sciame sismico. E la provincia di Grosseto è uno dei territori che più sta soffrendo questo problema. Per questo numerose aziende negli anni hanno abbandonato il presidio delle campagne e la filiera è sempre più a rischio. I caseifici hanno finito per contendersi gli allevatori. Mentre i numeri del lupo (3.300 dall’ultimo monitoraggio Ispra 2020-2021) lo vedrebbero fuori pericolo stanno divenendo loro, gli allevatori, la vera specie a rischio estinzione.
Nell’intento di tutelare biodiversità e aziende insieme, la proposta di legge Pd per dare una svolta al problema delle predazioni è partita proprio dal capoluogo della Maremma. Presentata oggi, 30 agosto, nel palazzo della Provincia in piazza Dante, ha richiamato davanti ai deputati Pd relatori della proposta, anche un nutrito gruppo di amministratori, associazioni di categoria e ambientaliste.
Alla presentazione erano presenti Giacomo Termine (segretario pd provincia di Grosseto), Francesco Limatola (presidente della Provincia), Leonardo Marras (assessore regionale) e tre degli eletti Pd che proporranno la legge al governo: Marco Simiani (onorevole) Stefano Vaccari (senatore) e Silvio Franceschelli (senatore). In videocollegamento alcuni loro colleghi di partito, tra cui Camilla Laureti (eurodeputata Pd, responsabile dem per le politiche agricole) e Annalisa Corrado (membro della segreteria Pd nazionale).
Predazioni: l’emergenza all’origine della proposta
Come ha illustrato anche l’onorevole grossetano Marco Simiani, in Italia c’è anche un elevato numero di cani vaganti, tra ibridi e randagi. Sono tra i 500 e i 700mila. Un dato che sembra destinato ad aumentare. «In tutta Europa, la potenziale ibridazione con il cane è una tra le principali minacce per la conservazione del lupo, introduce modifiche genetiche nella popolazione selvatica e, di conseguenza, sull’ecologia, la morfologia, il comportamento, gli adattamenti degli esemplari».
Sia Vaccari che Simiani fanno poi notare che la presenza di ibridi e cani in molte realtà rurali sta diventando insostenibile. «Anche perché l’eventuale predazione di bestiame non sempre viene risarcita – dicono – in alcune regioni il risarcimento viene erogato solo se viene accertato che è effettuato dal lupo. In caso di altro canide, non viene dato nulla».
Tra il 2015 e il 2019, secondo Ispra, le predazioni accertate sono 17.989, circa 3.600 all’anno di media. In questi anni sono stati uccisi dagli stessi predatori un totale di 43.714 capi di bestiame. Circa 8700 all’anno.
Gli indennizzi, sempre nel periodo 2015-2019 raggiungono la cifra di 9.006.997 euro: una media di 1.801.367 euro annui. Non tutti gli allevatori danneggiati però hanno fatto richiesta di indennizzo. Spesso per via dei lunghi tempi di attesa per l’erogazione degli indennizzi ma anche per una burocrazia e un senso di abbandono spesso troppo comune.
Gli indennizzi non bastano
Nonostante gli indennizzi però, a preoccupare gli allevatori sono spesso anche le conseguenze che le predazioni hanno sulla filiera casearia: gli animali aggrediti infatti riducono la loro produzione di latte, mettendo in difficoltà la sopravvivenza stessa degli allevamenti. Senza contare che la cronicità degli attacchi in molte regioni sta inasprendo la tensione sociale e quindi l’emergenza.
«Con questa proposta puntiamo a dare un indirizzo nazionale – sottolinea Vaccari – così che non ci siano troppe differenze tra le regioni. Provando a dare risposte concrete a partire degli indennizzi, che dovrebbero avere tempi certi di arrivo».
Coniugando la difesa del lupo con il contrasto alla proliferazione dei canidi. «Ma anche la tutela della biodiversità con la salvaguardia delle attività zootecnica ed agricola», precisa Simiani.
Marras si focalizza sulla regione Toscana. «Dall’inizio dell’anno si contano 500 aggressioni e 1300 capi deceduti in tutta la Toscana – dice l’assessore regionale – e buona parte sono in Maremma. Il piano nazionale di conservazione del lupo considerava il suo stato di estinzione, ora i numeri sono saliti e negli ultimi 20 anni gli allevamenti sul nostro territorio si sono dimezzati»
Aumentano predatori e le prede son sempre le stesse. «I lupi sono aumentati ma stanno comunque aumentando gli ungulati – precisa – si parla di cinghiali metropolitani anche a Firenze. Il lupo cresce incontrastato e trovando prede facili come quelle degli allevamenti diventa stanziale. Sono le pecore, oramai, in via di estinzione e così manca anche il latte ai caseifici».
«La posizione della regione è molto chiara da tempo – dice Marras – tra le soluzioni pensate si era valutato anche il prelievo selettivo dei lupi come previsto dalla direttiva habitat. Mi fa piacere sottolineare che, nel mezzo a un dibattito dulla questione lupo che ha assunto i toni della rissa, il Pd invece propone una legge ascoltando i diversi ambiti interessati a una soluzione».
Franceschelli: «Inutile vantarsi del made in Italy se non si tutela chi lo crea»
Silvio Franceschelli, senatore della Repubblica e sindaco di Montalcino, il più silenzioso tra i relatori, quando prende parola diviene protagonista di un accorato intervento. «Il governo Meloni non ha trattato il tema dell’allevamento in rapporto con le predazioni – sottolinea – Se l’ha fatto, l’ha fatto con qualche citazione nella legge di bilancio. Questo problema non è più rinviabile. Il territorio è in decrescita e versa in una crisi gravissima».
«La nostra proposta mira a sollecitare il governo a mettere il problema nell’agenda. Non basta dire “made in Italy” o “salvaguardia” per aver risolto ogni questione. Lo dico anche da sindaco di Montalcino – parla stringendo i pugni – se non salvaguardiamo chi il made in Italy lo crea, non potremmo mai dire di poterci vantare anche all’estero di cosa produciamo».
«Troppo spesso – conclude – misure per l’agricoltura sono messe in campo per “far piacere all’industria” e non per gli agricoltori. Penso alle risorse stanziate per il rinnovo del parco macchine, ad esempio. Serve che l’agricoltura sia al centro, come lo sono altri settori».
Predazioni: la proposta Pd
Gli interventi della proposta di legge Pd si indirizzano su tre settori distinti, da concretizzare con proposte sia di legge ed e emendamenti a leggi affini già in itinere.
Questi, in sintesi, gli interventi prioritari che il Pd intende proporre al governo:
- Sterilizzare cani e ibridi: prevedere un piano straordinario di cattura e gestione per la sterilizzazione degli ibridi lupo-cane e dei cani randagi. In modo da contrastare e prevenire con efficacia la proliferazione di canidi da ibridizzazione del lupo, anche per contribuire a prevenire danni alla biodiversità, sanitari, economici ed ecologici. Valutando la possibilità della reimmissione degli esemplari sterilizzati in natura.
- Risarcimenti rapidi e adeguati alle imprese: I danni delle predazioni alle imprese agricole e zootecniche sono in crescita e, per il Pd, le risorse pubbliche poste in bilancio per gli indennizzi sono inadeguate per sostenere le aziende colpite. I dem vorrebbero far prevedere adeguati finanziamenti, non ordinari, per garantire indennizzi veloci, promuovendo anche azioni di prevenzione. Per il Pd, tra la richiesta dell’indennizzo e la sua riscossione dovrebbero correre massimo 90 giorni. «Le misure di ristoro non devono intervenire solo sull’indennizzo del danno provocato – precisa il Pd – ma anche sulle mancate produzioni di carne e latte, conseguenza dei danni indotti provocati da lupo, ibridi, cani randagi o inselvatichiti».
- Abbattimenti selettivi: Come “extrema ratio” i dem non scartano anche la possibile deroga al divieto di uccisione deliberata del lupo, sempre nel pieno rispetto di quanto sancito all’articolo 16 della direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche.
Le prime reazioni alla presentazione
La platea degli “spettatori” ha bene accolto la politica sugli incentivi ma ha più rumoreggiato sulle soluzioni proposte a quello che li genera. Ovvero le proposte per il contrasto al numero dei predatori e quindi, alle predazioni stesse. Le misure per questo punto, sembrano ad alcuni, ancora trattate troppo vagamente.
La proposta Pd deve comunque ancora essere discussa e, come è giusto che sia, probabilmente seguiranno modifiche e probabilmente anche miglioramenti in questo senso.
All’incontro erano presenti anche associazioni e interessati, tra loro anche Marco Stefanini (presidente dell’associazione ambientalista “La Duna”) e Mirella Pastorelli (presidente del Comitato pastori d’Italia). Mostrando un sorriso per una proposta concreta e l’interesse di parlamentari e istituzioni, non hanno nascosto però alcune preoccupazioni.
Marco Stefanini: «Quale è il parere delle associazioni di categoria?»
«Devo dire che la proposta di Marco Simiani e degli altri deputati mi sembra adeguata e coerente con una certa tutela della specie lupo – dice Stefanini – Anche i loro toni sono stati moderati e le richieste di risarcimenti, tempi e sistemi di mitigazione molto logici».
Tuttavia, ci sono delle perplessità. «Rimane il dubbio su quale sia il pensiero delle associazioni di categoria e degli allevatori, per i quali sembrerebbe che il lupo sia solo una specie dannosa – dice Stefanini – ignorando del tutto il suo ruolo di controllo naturale sugli ungulati, dannosi sotto altri aspetti. Rimane anche il fatto che alcuni lupi comunque vengono uccisi o muoiono per vari motivi, ed è eclatante il fatto che in Italia sono valutati in decine di migliaia i cani inselvatichiti, abbandonati o vaganti che possono essere loro stessi protagonisti di predazioni fatte per non morire di fame».
Stefanini propone un maggiore controllo. «Servirebbe un maggiore controllo sull’applicazione dei chip come da legge dello Stato su tutti i cani – sottolinea – e non pensiamo solo a quelli da appartamento ma anche a quelli da caccia o da pastorizia o guardia di poderi. Il discorso è complesso ma comunque è sicuramente un sistema diverso dalle soluzioni facili alla “uccidiamoli tutti e subito”. Gli allevatori hanno diritto ai giusti risarcimenti, quindi anche più personale potrà aiutare ad avere controlli veloci e poter riconoscere e liquidare velocemente i danni».
Pastorelli: «I risarcimenti sono soldi pubblici, serve risolvere il problema»
Mirella Pastorelli avrebbe voluto più concrertezza. «Ringrazio gli organizzatori e i relatori intervenuti – dice – è molto importante che del problema se ne parli, si portino soluzioni e si porti all’attenzione dell’opinione pubblica il problema. Il comitato pastori d’Italia è 20 anni che è nato e da sempre sente parlare di reti, cani e indennizzi. Credo che sia arrivato il momento di trovare soluzioni diverse, non è giusto continuare a spendere soldi pubblici per risarcire i danni procurati da un animale super protetto».
La soluzione più auspicata è quella del contenimento. «Anche perché gli allevatori non vogliono assistenzialismo, voglio il problema risolto – sottolinea – In Italia la pastorizia si pratica in vari modi e non per tutte le regioni sono adatte alcune prevenzioni che magari sono utili alle altre. Gli ovini tenuti nei recinti, che non pascolano ma si cibano solo di foraggio producono meno latte e di qualità inferiore. Questo va a incidere sui nostri prodotti. È quindi necessario, vista la quantità di lupi ed ibridi che scorrazzano per le campagne di parlare di contenimento soprattutto nelle zone dove si pratica la pastorizia».
«Altrimenti – dice Pastorelli – nonostante la buona volontà di aiutare la zootecnia a breve le nostre campagne saranno abbandonate e non vedremo più pascolare nessuna pecora ma resterà solo un nostalgico ricordo dell’allevamento».
«Mi sarebbe piaciuto portare all’attenzione della platea il piano lupo 2023 – conclude – come è stato pensato non accettabile e non è approvare dalla Conferenza stato regioni, visto che ancora una volta viene richiesta la convivenza tra allevamento e lupo, tra predatore e preda. La politica deve cominciare a cambiare la legge 157 vecchia ed obsoleta per i tempi attuali e la comunità europea deve rimettere mano alla direttiva habitat e alla convenzione di Berna, altrimenti la deroga secondo l’art 16 della direttiva habitat resterà solo una chimera».
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Nato a Grosseto, pare abbia scelto quasi da subito di fare l’astronauta, poi qualcosa deve essere cambiato. Pallino fisso, invece, è sempre rimasto quello della scrittura. In redazione mi hanno offerto una sedia che a volte assomiglia all’Apollo 11. Qui scrivo, e scopro. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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