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«Aggressioni ai medici, adesso basta!»

L’Ordine professionale di Grosseto, dopo il caso della psichiatra pisana Barbara Capovani: «Ogni giorno un operatore subisce un atto di violenza. Servono subito soluzioni». L’Asl porta avanti un progetto formativo per gli operatori dell’emergenza-urgenza
Paola Pasqualini, presidente dell’Ordine dei medici di Grosseto
Paola Pasqualini

GROSSETO. Il tema è caldissimo e purtroppo sempre attuale. Le aggressioni ai medici e al personale sanitario sono all’ordine del giorno, a volte con conseguenza gravissime. Come nel caso più recente: Barbara Capovani, la psichiatra di Pisa aggredita venerdì 21 aprile, all’uscita dell’ospedale Santa Chiara. E di nuovo l’Ordine dei medici di Grosseto interviene per chiedere interventi immediati ed efficaci per fermare la drammatica escalation di violenza contro gli operatori sanitari.

Pasqualini: «le donne sono le più colpite»

«Si può morire per il proprio lavoro?», si domanda la presidente dell’Omceo di Grosseto, Paola Pasqualini.  «Barbara Capovani ha subito un’aggressione cruenta ed è ricoverata in condizioni critiche. Prima di tutto voglio esprimere la vicinanza del nostro Ordine al medico e alla sua famiglia.

Fatti del genere non dovrebbero accadere, eppure ancora una volta ci troviamo a dover fare i conti con un atto di violenza ai danni di un operatore sanitario. Non possiamo più stupirci: ogni giorno un professionista subisce una violenza, fisica o verbale. E le donne della categoria sono quelle maggiormente colpite».

In Toscana, 1.258 aggressioni nel 2022 

In Toscana, nel 2022, si sono verificate 1.258 aggressioni a medici e operatori sanitari degli ospedali, di cui 935 verbali e 323 fisiche, con conseguenti 193 denunce per infortuni.

«Non si tratta di casi sporadici, l’azienda sanitaria, le istituzioni locali e la Regione adesso devono agire a tutela del personale socio sanitario», riprende Pasqualini. «Lo chiediamo da tempo e lo ricordiamo: la legge 113 del 2020 “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni” nasce da una nostra richiesta. Ma abbiamo capito, non basta. Adesso serve un cambiamento culturale, dobbiamo costruire un patto con i cittadini. Dobbiamo, tutti insieme, far capire alla popolazione che la nostra categoria non è la loro nemica, che anche noi subiamo le criticità organizzative ed economiche che investono la sanità pubblica, che il nostro obiettivo è lo stesso dei pazienti, vogliamo entrambi trovare la soluzione migliore al problema di salute che si presenta».

Pochi medici, troppo lavoro e poche tutele

«La nostra professione è complessa e assolviamo un ruolo molto delicato, perché siamo coloro cui si affidano le persone nei momenti difficili: ma come possiamo lavorare con serenità se ogni giorno accadono episodi di violenza ai danni di colleghi? Non siamo responsabili di ogni disservizio della sanità pubblica, siamo coloro che cercano soluzioni, che lavorano in situazioni di forte stress, che non prendono le ferie per presidiare il proprio reparto perché siamo sempre meno, perché molti di noi scelgono di lavorare nel privato, perché, specialmente a Grosseto, non si riescono a trovare medici interessati a operare nella nostra azienda.

E non si tratta solo di casi di violenza ma anche del malessere dei pazienti e delle famiglie che si riversa in critiche pesanti, spesso ingiustificate, che vengono fatte attraverso i media o i social e che screditano la professionalità di noi operatori. Un malessere che si diffonde tra la popolazione e che non fa che aumentare la sfiducia nei confronti di medici e operatori socio sanitari. Insieme dobbiamo trovare delle soluzioni che riqualifichino la professione e diano risposte certe e veloci ai pazienti», conclude Pasqualini.

Azioni di sensibilizzazione da parte dell’Asl

L’Asl sudest, da parte sua, sta portando avanti un progetto di sensibilizzazione rivolta agli operatori dell’emergenza-urgenza, attraverso un percorso formativo con il ricorso alla simulazione. La prima edizione è stata fatta proprio al Misericordia, a marzo, e la seconda giornata c’è stata venerdì scorso, 21 aprile.  

È un progetto che prescinde dal fatto specifico, che l’Azienda sta sviluppando da tempo per cercare di abbassare il rischio di eventi gravi a partire dalla formazione del personale, per prepararlo ad affrontare eventuali aggressioni verbali o fisiche. 

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