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Aggredita da tre ragazzi nel bar, Silvia torna dietro al bancone

Venti giorni di prognosi per la titolare del Caffè Parigi: «La situazione è fuori controllo, quei tre ragazzi erano apparentemente tranquilli, tre normalissimi ventenni»
Silvia Campana rientrata a lavoro dopo l'aggressione
Silvia Campana con i lividi in volto dietro al bancone del bar

FOLLONICA. Dopo l’aggressione, l’accesso al pronto soccorso e un paio di notti insonni per elaborare l’accaduto, Silvia Campana è tornata al lavoro dietro il banco del suo delizioso “Caffè Parigi” in via Martiri della Niccioleta, più convinta di prima a non lasciarsi sovrastare dalle emozioni.

L’assurdo episodio avvenuto domenica 17 l’ha ferita ben più profondamente dei lividi che appaiono sul suo viso, sul collo e sull’addome, oltre alle braccia e alle mani. È al lavoro, Silvia, perché – precisa: «Ho picchiato anch’io». 

La festa di compleanno degenerata 

 Tre ragazzi poco più che ventenni,  domenica 17 agosto sono entrati nel locale e hanno chiesto una bottiglia di bollicine per festeggiare un compleanno. Seduti a un tavolo, prima hanno cominciato a bere, poi hanno lanciato il prosecco verso gli altri clienti. Silvia li riprende, chiedendo loro di smettere.

Il lividi lasciati addosso a Silvia Campana

I tre si alzano e uno dopo l’altro vanno in bagno. In realtà avevano cercato di forzare la porta del magazzino senza riuscirci. Non contenti avevano trovato una scala ed erano riusciti a salire sul tetto del locale

La donna comincia a gridare, uno dei tre aggredisce il cognato, che nel frattempo era accorso, un altro invece prende Silvia per il collo e la colpisce all’addome.

Arrivano i carabinieri e l’ambulanza e Silvia viene accompagnata al pronto soccorso dell’ospedale di Grosseto dove resta una notte sotto osservazione. Per lei la prognosi è di venti giorni

La vicinanza della città e dei colleghi

Mentre nel bar è un andirivieni di persone che oltre al caffè dispensano vicinanza e affetto per questa ragazza esile ma forte come un soldato, Silvia racconta la tristezza della città così cambiata, la solitudine degli imprenditori e l’assoluta “nonchalance” con cui non viene affrontato il problema della massa informe e incontrollata di giovani che invadono la città nei tre mesi canonici dell’estate.

«Molti mi chiedono se questi tre balordi fossero o no. Ci tengo particolarmente a dire che erano italianissimi – sottolinea decisa – apparentemente normali e tranquilli e hanno 21 anni. Lo so perché ho chiesto loro i documenti visto che mi hanno ordinato una bottiglia di prosecco. Avessi solo potuto immaginare una parte di quello che poi è accaduto, avrei cercato di memorizzare i nomi ma purtroppo non è stato così».

Incastrati dal Pos e dalle telecamere

Nel locale per fortuna ci sono le telecamere ed è da lì che i carabinieri di Follonica hanno cominciato a lavorare, con la speranza di tutta la comunità, che proprio da quelle immagini registrate arrivi l’aiuto che permetta di risalire ai responsabili di una delle storie più tristi della cronaca della città.

«Quello che è accaduto a me poteva essere accaduto benissimo in qualunque altro locale della città. Nemmeno li avevo mai visti quei tre, quindi non è certo una questione personale ma solo l’apice di una situazione che è critica da tempo – dice ancora Silvia – la deriva che viviamo a Follonica era nell’aria almeno dall’anno successivo alla pandemia ma nessuno se ne è curato più di tanto, nessuno ha visto in quello che già in quegli anni stava succedendo, un fenomeno sociale preoccupante che andava gestito».

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