FOLLONICA. Debora era una donna che non si voleva arrendere. Aveva subito un trapianto polmonare, per il quale aveva dato il via a una raccolta di fondi quattro anni fa. Non si voleva arrendere, ma la malattia, lei, l’aveva affrontata tutta con il sorriso sulle labbra. Nonostante le atroci sofferenze, nonostante le giornate passate sull’altalena della speranza che andava e veniva.
Raccontava la sua storia senza aggiungere a tutto quel dolore la pesantezza che ci si potrebbe aspettare in una situazione del genere. Debora parlava e sorrideva. Parlava e lottava, per la sua vita, per il futuro di suo figlio. Per i diritti suoi e di tutti gli altri trapiantati.
Un’intera città a lutto
Un anno fa Debora Miceli, 54 anni, è stata male di nuovo: il rigetto del trapianto si è cronicizzato e da allora ha dovuto riprendere la sua lotta contro la malattia. Era stata ricoverata a Siena, dove veniva seguita da anni e dove martedì 17 ottobre se n’è andata.
Accanto a lei, tutta la sua famiglia, il fratello, la sorella, la cognata. E suo figlio, appena adolescente.
Debora, che viveva e lavorava nella città del golfo dove si occupava della gestione degli annunci online degli affitti di case vacanza, era stata operata l’8 settembre 2020. Il trapianto di polmoni l’aveva letteralmente rimessa in piedi. Dopo un mese mezzo, il giorno in cui era stata dimessa, a Follonica fu accolta come una star.
Davanti a casa sua c’erano tutti i suoi amici, c’era chi aveva partecipato alla raccolta fondi per sostenere le spese dell’intervento, c’era il sindaco Andrea Benini.
Debora arrivò in auto e quando scese, tanti palloncini volarono in aria, dove risuonavano le parole e la musica di “Meraviglioso”, di Domenico Modugno. Riusciva a camminare e a respirare da sola. E quella, per lei, fu una vera e propria rinascita.
La lotta per i diritti dei trapiantati
La cinquantaquattrenne aveva scoperto per caso di essere affetta da una terribile malattia, la fibroelastosi granulomatosa per caso. Era caduta, le era stata fatta una radiografia alla spalla che aveva evidenziato i segni nei polmoni.
Da quella scoperta, la sua vita era cambiata. E 15 mesi dopo l’intervento, un delicato trapianto di polmoni, aveva scoperto che l’Inps le aveva tolto il 20% di invalidità. La donna aveva fatto ricorso e aveva lanciato anche un appello video. Lottava, non soltanto per se stessa, ma anche per tutte le altre persone che erano nelle sue condizioni di salute. E che oltre al trapianto, avevano dovuto subire anche questa beffa.
Lo diceva sempre lei, a chiare lettere: «Dopo il trapianto di polmoni non siamo più malati polmonari, ma diveniamo malati cronici».
Era così, Debora: sorrideva a una vita che l’aveva messa a dura prova, sorrideva per suo figlio, per i suoi familiari che l’hanno sempre sostenuta in questa difficile battaglia. E lottava, con grandissimo altruismo, anche per gli altri.
Se n’è andata, nell’ospedale nel quale ha passato i suoi ultimi giorni, circondata dall’amore della sua famiglia e dei suoi amici. Un amore che continuerà a far crescere il ricordo che chi l’ha conosciuta, porterà sempre nel suo cuore.
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Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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