PORTO ERCOLE. La comunità si è svegliata con una notizia che ha scosso tutti: è morto Sidio Corradi, il calciatore che da ragazzo lasciò il borgo marinaro per inseguire un sogno, quello di sfondare nel calcio professionistico. Con i suoi capelli biondi e gli occhi azzurri, Corradi ha saputo farsi ricordare non solo per i gol, ma anche per il carattere e la passione che lo portarono a calcare campi importanti, dalla Serie A fino alla Serie C con la maglia del Genoa, la città che lo ha adottato.
Un figlio dell’Argentario che, pur lontano, ha sempre portato dentro di sé le sue radici. Oggi, amici e parenti ne ricordano la carriera e l’umanità. Ma anche quel suo modo di fare che gli valse l’appellativo di George Best italiano.
Il ricordo di Biagio Costagliola
«Eravamo amici sin da piccolo, siamo cresciuti insieme. Idio da ragazzo aveva giocato ad Orbetello, nelle giovanili e poi da lì ha preso il volo per palcoscenici più importanti – ricorda il parente – A diciotto anni esordio con il Bologna in serie A. Poi tante altre squadre fino all’arrivo a Genova, in Serie C. Una piazza importante, che l ‘ha adottato e che lui ha scelto di viverci fino alla fine dei suoi giorni. Come caratteristica, lui era un bomber vero… il George Best di Porto Ercole: biondo, occhi azzurri, un ragazzo che faceva sognare.»
L’esordio a Bologna, a soli 18 anni
Fu proprio a Bologna che Corradi fece il suo debutto nel calcio professionistico. Aveva soltanto diciotto anni, ma mostrò subito la determinazione di chi non si lascia intimorire dai grandi palcoscenici. Lì imparò la durezza degli allenamenti, la disciplina degli spogliatoi e la responsabilità di indossare una maglia storica.
«A Bologna ha capito com’è il calcio vero – racconta ancora Biagio – Non era solo talento: era testa. Lì ha imparato a resistere, a non farsi schiacciare dall’emozione. Era giovane, certo, ma aveva già quella voglia che lo distingueva dagli altri».
Da quella prima volta sotto i riflettori iniziò il cammino che lo avrebbe portato a conquistare i tifosi del Genoa e a diventare un bomber ricordato ancora oggi con affetto e nostalgia.
Il colpo di fulmine con il Genoa
Ala destra – 129 presenze e 36 gol tra campionato e Coppa Italia col Grifone – Sidio Corradi era nato a Porto Ercole nel 1944 e, dopo il Bologna, aveva indossato la maglia rossoblù, prima nelle giovanili, poi in prima squadra.
Corradi, unico calciatore ad aver segnato in tutte le serie in cui ha giocato (A,B e C), è stato il vincitore della classifica cannonieri nel 1972-1973 e per quattro volte capocannoniere del Grifone.
Il messaggio del Genoa
I rossoblù sabato 23 agosto scenderanno in campo con il lutto al braccio. E sulla gradinata dello stadio ci sarà la figlia di Sido Corradi a prendere l’applauso per il padre.
Il club rossoblù saluta Corradi con un commovente messaggio:
«Addio al nostro eroe – Ci sono giorni in cui tocca salutare i nostri eroi, farsi il segno della croce e pescare dal pozzo dei ricordi abbeverandosi alla fonte. “Il Genoa è la mia vita, il Genoa è il Genoa…”. Gli piaceva dirla così a Sidio, 7 anni con la maglia foderata a quarti, nel viaggio delle sonate andanti delle promozioni e di una retrocessione. Una quarantina di stagioni contando quelli da maestro nelle giovanili. Zazzera bionda da cavallo di razza e calzettoni alle caviglie, basette alla George Best, la maglia fuori dai pantaloncini e dagli schemi. Negli anni post ’68 Sidio fece innamorare i genoani. Eh, già, i colpi di fulmine che atterrano annunciati dalla magia di un lampo. Quando percorse la sopraelevata la prima volta, un pensiero frullò nella sua testa: “questa diventerà la mia città”. Così andò. Andò a firmare il contratto nella sede di Via XII Ottobre.
Colpo di fulmine – Dalla piazzetta col pallone e gli stracci. Dalla lampara di papà, a Porto Ercole, quando uscivano in mare per portare a casa il pane. Al porto di un amore che i tifosi gli hanno dimostrato vita natural durante, nella legge non scritta che chi dà, riceve tanto quanto. Dietro a un palo della Nord, c’è in “Fame di Pallone”, conficcava l’amuleto di una faccia d’angelo e due ali. Ali per volare con i compagni che adesso lo piangono e han fatto la storia d’un Genoa d’altri tempi. Un Genoa forse povero, ma bello, su cui fluttuava come una litania il soffio, oggi come allora, di una passione non commentabile. Questione di Dna. La fibra delle tradizioni. “Il Genoa è il Genoa, dà emozioni particolari”. La tuta rossoblù come seconda pelle. Campione in disponibilità e non solo coi giovani che ronzavano intorno. “Pronto, Sidio, puoi andare a rappresentarci?”. “Dove e quando, io ci sarò”».



