FOLLONICA. C’è il follonichese Sergio Magi tra i partecipanti alla corsa più impegnativa e particolare che si svolga in Italia nell’ultimo sabato di maggio. Stiamo parlando de Il Passatore, così chiamata per ricordare un brigante dell’Appennino Tosco-Emiliano.

Già nel 1997 un altro follonichese vi partecipò, Fabio Apollinari, che affrontò quei chilometri riuscendo anche a portarsi a casa una medaglia.

La seconda volta di Sergio

A 64 anni, Sergio Magi appassionato di sport, ma soprattutto di corsa, ha deciso di riprovarci con il pettorale 678; nel 2021 infatti non riuscì a terminare la gara ad appena 15 chilometri dal traguardo a causa delle vesciche che gli segnarono i piedi, lasciandogli ferite ancora visibili.

Una corsa più simile ad una sfida

Il Passatore infatti non è solo una corsa, ma piuttosto una vera e propria sfida con se stessi, sia fisicamente che psicologicamente. Sono 100 i chilometri da coprire che si snodano sull’Appennino con un dislivello che va dai 65 mt della partenza (piazza Duomo a Firenze) ai 518 metri della vetta Le Croci e successivamente al passo della Colla di Casaglia a 913 metri, dopo di ché riscende fino ai 35 metri di Faenza dove è previsto l’arrivo. L’assistenza è ogni 20 chilometri.

Inoltre, calcolando un tempo medio di percorrenza di 10 ore e che la partenza è alle 15, è facile prevedere che i partecipanti passeranno dal caldo diurno delle prime ore di gara al fresco della notte con un’escursione termica non indifferente. Insomma una corsa che ti guarda in faccia e che non tutti possono affrontare ed è per questo che rivolgiamo alcune domande al diretto interessato.

La magia della notte: l’intervista

Sergio come ci si prepara ai 100 chilometri de Il Passatore?

«Ognuno probabilmente ha il suo modo, disegnato su se stesso. Io da cinque mesi seguo la mia regola, una volta a settimana faccio dai 50 ai 60 chilometri, gli altri giorni una trentina, con calma. E poi c’è un regime alimentare che seguo puntualmente fatto di pasta, carne bianca, verdura e frutta».

La parte più difficile fisicamente e quella più difficile dal punto di vista psicologico?

«Fisicamente è questione di preparazione e di conoscenza del proprio corpo. Sono importanti anche alcuni trucchetti che ti possano evitare spiacevoli intoppi come le vesciche ai piedi, ma di quelli sono estremamente geloso perché mi arrivano da un caro amico che mi segue e mi sprona, Claudio Guccini dell’Atletica Follonica. Per quello che riguarda il lato emotivo diciamo che è la notte la parte più impegnativa e dove, talvolta, può capitare di sentirsi troppo soli. Ma devo dire che in certi momenti è anche la più bella; ognuno ha una luce rossa applicata ad una fascia che avvolge la testa e quando siamo nella zone più alte del percorso e ti guardi intorno, altrettante luci rosse sono ovunque e solo non sei più».

Ne parla con una grande emozione di questa corsa…un’emozione coinvolgente

«Perché in effetti è emozionante: è una bella sfida, tantissima gente di ogni nazionalità, e poi la notte. Correre di notte è una magia e attraversare tutti quei piccoli paesini dell’Appennino i cui residenti ci aspettano, ci ristorano, non vanno neppure a dormire per poterci accogliere e salutare. E’ una sensazione bellissima. Il Passatore è una corsa eccezionale. Vi farò sapere com’è andata».